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UN AMORE SUI TETTI DI MILANO racconto (680) di Dino Secondo Barili

Post n°14359 pubblicato il 13 Luglio 2014 da dinobarili
 

13 LUGLIO 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 13 Luglio 2014 – Domenica - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto della Domenica

680

I racconti dell’estate

Un amore sui tetti di Milano

Ci sono persone che si mettono in mente di essere un po’ sfigate. Un anno fa, era di quel parere anche il Dott. Giovanni, quarant’anni, bell’uomo, posto di responsabilità presso una Agenzia Commerciale di Milano, abitante a Pavia. A quarant’anni, il Dott. Giovanni non aveva ancora trovato la donna della sua vita. Chi è quell’uomo che non lo desidera? Chi è che non desidera trovare l’anima gemella con quale condividere momenti di passione e molto di più? Tutti. Anche coloro che fingono di non pensarci. Il fatto è che l’anima gemella non “piove dal cielo”. Un uomo per trovare la donna giusta deve darsi da fare. Il Dott. Giovanni, un anno fa, era in crisi. Alcuni mesi prima, presso la sua Agenzia Commerciale era sta assunta una nuova impiegata. Denise. Una trentenne dai capelli rossi, fisico mozzafiato e sguardo da sfinge. Il Dott. Giovanni aveva messo gli occhi sulla nuova arrivata. Un giorno si è fatto avanti … come si dice in gergo. Con la scusa di una pratica… aveva proposto a Denise una pizza (tanto per cominciare). La trentenne, forse, giù squadra per conto suo, l’aveva presa male. “Credi di portarmi a letto con una pizza? E poi… a me piacciono le donne” Il Dott. Giovanni ci era rimasto male. Non era nelle sue intenzioni. Ormai la figuraccia l’aveva fatta. Ogni tanto ci pensava e si chiedeva. “Ma, in quale società siamo finiti? Adesso, bisogno informarsi “sui gusti(sessuali)” delle persone prima di parlare di… pizza?” Da quel giorno il Dott. Giovanni si era chiuso in un mutismo assoluto. Il suo Collega, Dott. Camillo lo aveva notato e se ne era preoccupato. “Giovanni, cosa ti è accaduto? Ti vedo taciturno. Hai perso la parola?” Giovanni raccontò al Collega ciò che gli era capitato con Denise. E’ stata una liberazione. Il Dott. Camillo si è messo a ridere. “Giovanni, ti preoccupi per così poco? Non ti dico cosa è accaduto a me… che vado matto per le donne. Ad ogni modo, se vuoi dei buoni consigli in materia, dovresti rivolgerti al Dott. Felice, Psicologo, noto a Milano e dintorni” Il Dott. Giovanni, comprese che la parola di uno specialista sarebbe stata utile. Prese appuntamento e un sabato mattina di un anno fa, si recò nello Studio del Dott. Felice. Lo Psicologo era nel suo luminoso Studio al decimo piano di un Palazzo del centro di Milano. Un intero piano. L’ultimo. Un Studio a cubo … vetrate ai quattro lati… Tutt’intorno un immenso giardino di arbusti di ogni tipo…vialetti e fontane … e finte cascatelle d’acqua. Un luogo da sogno. Sembrava di essere in un’isola sospesa tra la terra e il cielo. Unica cosa… mancava il mare. Il mare a Milano? Oltre le innumerevoli siepi ed arbusti … c’erano solo i tetti … i tetti di Milano… Un mare di tetti… e, in lontananza, la sagoma di parecchi Grattacieli spuntati come funghi negli ultimi anni. Il Dott. Giovanni è rimasto allibito. Usci con una domanda. “Dott. Felice… siamo a Milano?” Lo Psicologo colse la domanda come un complimento alla sua scelta di crearsi uno Studio… vicino al cielo. “Certo che siamo a Milano. Oggi, le persone sono prese dalla frenesia… e non alzano mai gli occhi sulla cima dei Palazzi… Eppure, la vera Milano è proprio qui… vicino al cielo. Ora, mi dica il suo problema” Il Dott. Giovanni elencò per sommi capi le sue aspettative. “Dott. Felice, mi piacerebbe incontrare l’anima gemella. La donna ideale. Alta, bionda, occhi azzurri e fisico da capogiro. L’ultima donna alla quale ho fatto la proposta … aveva i capelli rossi. L’ho avvicinata e mi gelato dicendo che… a lei piacciono le donne. Il morale mi è andato sotto la suola delle scarpe: Cosa devo fare?” Il Dott. Felice accennò ad un sorriso malizioso. “Dott. Giovanni… il mondo è cambiato. Bisogna tornare ai vecchi metodi…” Il quarantenne non capì…si sentì impreparato. “E quali sarebbero?” Lo Psicologo prese posto su una comoda poltrona e illustrò il suo pensiero. “Dott. Giovanni… è finita l’epoca degli uomini che corrono dietro alle gonne delle donne convinti di conquistarle. Quell’epoca non è mai esistita. Sono sempre le donne che scelgono e conquistano l’uomo. Ecco. Se lei vuole trovare l’anima gemella, la donna ideale… deve fare come il tacchino maschio… mettere in mostra le sue virtù” Il quarantenne si sentì ignorante in materia. Lo Psicologo continuò. “Cosa fa il tacchino maschio nei confronti delle femmine? Si esibisce. Mette in nostra la sua grinta, il suo fisico, il suo occhio acceso… quasi a dire “Qui comando io. Io sono il Re del reame” Quali virtù, ha lei Dott. Giovanni, da mettere in mostra? In base a ciò che metterà in mostra … arriverà la donna ideale, quella attratta dalle sue virtù (esattamente come capita al tacchino maschio)” Il Dott. Giovanni comprese finalmente. Riprese tra le mani tutto il suo coraggio. Da tempo inseguiva un sogno. Aveva una bella voce da tenore ed ogni giorno faceva i gorgheggi davanti allo specchio per tenersi in allenamento. Il quarantenne cominciò a cantare. Prima adagio, a bassa voce… poi aumentando di tono. Iniziò con la sua romanza preferita… “La donna è mobile, qual piuma al vento/ muta d’accento, e di pensiero/ Sempre un amabile, leggiadro viso/ in pianto o riso, è menzoniero..” Il Dott. Felice si è subito impressionato. In quel momento stava entrando nello Studio dello Psicologo la Dott. Ester, appassionata di musica lirica… Cadde (si fa per dire) folgorata dalla voce del Dott. Giovanni. Una voce languida… uno sguardo sincero. Anche lei si è messa a cantare… “Son qui/ tra le tue braccia amor/ avvinta come l’edera… “…“Sono folle di te… e non ti lascio più … neanche un attimo” Un buon inizio per un nuovo amore… Un amore da “fine del mondo” …sopra i tetti di Milano. - Questo è il racconto 680, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

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agostinofaravelli
agostinofaravelli il 13/07/14 alle 09:52 via WEB
Bello il richiamo alla donna è mobile!! Un amico una volta mi ha spiegato che: prima la donna è mobile, poi ingrassando diventa "La donna è un mobile, più tardi, invecchiando, diventa "donna immobile!" Povere donne, quante ingiurie!! E pensare che se non ci fossero bisognerebbe inventarle, magari con qualche modifica!! Ciao.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 13/07/14 alle 18:56 via WEB
Ciao Agostino - noi uomini dovremmo essere grati alle donne. E' grazie alle donne che sono nati gli uomini. Senza di loro non ci seremmo nemmeno noi...ipercritici. Dino
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/07/14 alle 10:10 via WEB
IL TACCHINO E COLOMBO--Il tacchino è originario del nord dell’America. Colombo è stato il primo europeo a conoscere il tacchino quando, il 14 agosto 1502, sbarcando sulle coste dell’attuale Honduras, ricevette dai nativi alcuni cibi e tra questi quelle che lui chiama “gallinas de la tierra”. Tra il 1511 e il 1512 il tacchino fu portato in Spagna. Il primo documento, datato 24 ottobre 1511 a firma dal Vescovo di Valencia, riguardava una nave che trasportava dieci tacchini da riproduzione, metà maschi e metà femmine. Cortes nel 1519, durante la conquista del Messico ,trovò abbondanza di tacchini domestici, in quel periodo in Messico era la carne più economica. Importato dall’America in Spagna, il tacchino si diffuse in tutta Europa. Il termine inglese “Turkey” deriva dai mercanti turchi che lo portarono per primi in Inghilterra. In Francia, il nome era Coq d’Inde (gallo d’India) per la credenza che Colombo avesse scoperto le Indie Orientali. In Italia il gallinaceo venne chiamato Gallo d’India, Dindio o Dindo, e poi Tacchino, forse dal verso, “toc, toc”, fatto della tacchina quando guida i suoi piccoli. Il gastronomo Vincenzo Tanara (fine '600) consigliava diverse preparazioni per cucinare il tacchino: arrostito, allo spiedo, al forno come i capponi. Auguste Escoffier, grande cuoco della storia della cucina , e gli altri chef dell'Ottocento nascondono all'interno del tacchino farcie a base di marroni, funghi porcini, tartufi e foie gras. I contadini allevavano il tacchino considerato cibo d'eccellenza da consumare nelle grandi occasioni. Oggi il tacchino cucinato intero è un cibo natalizio, in America, sua patria d'origine, viene consumato nel “Thanksgiving day” (quarto giovedì novembre), in memoria dell'arrosto di tacchino con il quale i Padri Pellegrini, nel novembre 1621, ringraziarono i Nativi Americani per l'aiuto che gli avevano dato a sopravvivere durante il primo anno dopo lo sbarco nel Nuovo Mondo. Ciao Teresa
(Rispondi)
annamariamennitti
annamariamennitti il 13/07/14 alle 10:44 via WEB
Trovare l'amore sui tetti di Milano.è.veramente un paradiso....chi ..rimane indifferente spesialmente con la canzone "L'edera " di Nilla Pizzi?... ...invitando ad un amore fortissimo come l'edera ,che dove si attacca muore è di buon auspicio , e forse la donna è mobile molto significativa per le donne che coteggiava il dottore era il caso... ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 13/07/14 alle 19:14 via WEB
Ciao Annamaria - Il Dott. Giovanni era proprio sul disperato... Negli ultimi anni non aveva imbroccato una donna giusta. Ultima... la donna dai capelli rossi... è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Cosa poteva fare? Cercarla (e trovarla) sui tetti di Milano... Buona serata. Dino
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