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IL BACIO (SULLA GUANCIA) DI CELESTINO racconto (581) di Dino Secondo Barili

Post n°13154 pubblicato il 05 Aprile 2014 da dinobarili
 

5 APRILE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 5 aprile 2014 – Sabato - ore 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Sabato

581

I racconti di Primavera

Il bacio (sulla guancia) di Celestino

La Primavera è… oltre alla stagione dell’amore, anche quella degli interrogativi. Un anno fa, ne parlava nel suo Ufficio a Milano, l’impiegata Fortunata, gagliarda cinquantenne abitante a Pavia, ma originaria dell’Oltrepò Pavese. Ne parlava con la sua amica e Collega Caterina anche lei pavese. “Caterina, Caterina… a questo mondo è “meglio nascere fortunati… che ricchi”… Almeno così dicevano i nostri vecchi nel tempo che fu. Per esempio. Mia mamma mi ha chiamata Fortunata per augurarmi una vita serena e felice. Se devo dire la verità, a cinquant’anni suonati, oltre al lavoro che non mi è mai mancato, di fortuna ne ho avuta poca, specialmente in amore. Sono nata in un paesino di collina dell’Oltrepò Pavese. Sono partita con una valigetta in mano...e anche oggi controllo i soldi della spesa per non restare inguaiata. Avevo appena terminato la terza media e dal mio paesino di quattro case, allora, siamo partiti tutti o quasi... E’ rimasta solo la Cesira che aveva due pecore e tre capre. Una partenza in sordina. Quasi in punta di peidi. Mi è rimasta impressa la partenza del mio compagno di scuola Celestino. Un ragazzo mingherlino che era anche mio vicino di casa. Celestino è emigrato in Australia con mamma e papà. Il giorno prima di partire i genitori di Celestino hanno organizzato una cena. Nulla di straordinario. C’ero, io e i miei genitori. Al termine della cena, i miei genitori e quelli di Celestino si sono abbracciati e dati un bacio sulla guancia. Così ho fatto io e il mio compagno di scuola. Mi ricordo bene le parole di Celestino. “Fortunata… forse un giorno ci rivedremo” Poi, dal paesello, sono partita anch’io con i miei genitori e siamo approdati a Milano. Ora, all’età di cinquant’anni posso dire che se da una parte sono stata fortunata per quanto riguarda il lavoro… sul piano sentimentale sono stata super sfigata. Nessuno degli uomini con i quali ho avuto approcci mi ha offerto prospettive. Ora, all’alba dei cinquant’anni sono single… devo tingermi regolarmente i capelli per nascondere i segni del tempo che fu. Me li tingo di rosso. Lo stesso rosso di quanto avevo sedici anni, l’anno del bacio (sulla guancia) di Celestino. So benissimo che è un’illusione, un modo per mascherare ciò che non c’è più… Eppure il cuore mi dice che … posso ancora sperare. Sperare in un colpo di fortuna.” L’amica e Collega Caterina non rispose.. Non voleva rincarare la dose. Si limitò a dire: “Ogni persona ha i suoi guai. Inutile, farsene un problema. L’importante è guardare avanti …e sperare. Sperare sempre.” Fortunata non tornò più sull’argomento. I giorni passarono. Una settimana dopo Fortunata si confidò di nuovo con la Collega. “Caterina, sento la nostalgia del mio paesino sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Ho deciso. Sabato vado a rivedere la casa dove sono nata. Dove ho vissuto i miei anni giovanili.” Caterina sorrise e augurò buona fortuna. Ormai era fatta. La decisione presa. Il sabato mattina di un anno fa, la cinquantenne Fortunata ha lasciato Milano e con la sua “cinquecento” si è avventurata per le stradine dell’Oltrepò Pavese. Ha raggiunto il paesel natio. Ha lasciato la cinquecento davanti alla sua “antica” casa. Si messa alla ricerca delle persone che aveva conosciuto all’epoca in cui vi abitava. Il paesello sembrava deserto… disabitato. Delle persone conosciute erano rimaste tre persone anziane delle quali aveva perso la conoscenza… Quasi tutte le case erano chiuse da chissà quanto tempo. Fortunata stava per riprendere la cinquecento per ritornare a Milano… quando arrivò una automobile di grossa cilindrata. A guidarla c’era un signore sui cinquant’anni. Era Celestino. Celestino, il suo compagno di scuola e vicino di casa. In Australia aveva fatto fortuna . Ora era tornato per rivedere il suo paesino di collina nell’Oltrepò Pavese. L’incontro tra Celestino e Fortunata è stato drammatico. I due si sono abbracciati e si sono messi a piangere. Poi, si sono asciugati il viso. Si sono presi per mano. Si sono seduti davanti alla casa dove avevano abitato e si sono raccontati il tempo passato. Trentaquattro anni. Ad un tratto Celestino è uscito con una frase. “Fortunata hai voglia di venire a vivere con me in Australia? Il tempo di chiudere i tuoi rapporti a Milano…e prendiamo l’aereo per l’Australia dove ho fatto fortuna … Ho bisogno di te. Del tuo sorriso… dei “nostri” sedici anni. Le nostre vite possono ricominciare da quel bacio sulla guancia di trentaquattro anni fa…” . - Questo è il racconto 581, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

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Commenti al Post:
giocatta7
giocatta7 il 05/04/14 alle 09:12 via WEB
Temo che Celestino resterà deluso. I suoi sedici anni non li ritroverà da nessuna parte anche con l'aiuto di Fortunata. Perché il tempo ci cambia dentro. Si può solo ricordare ed è già tanto. Ciao.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/04/14 alle 19:52 via WEB
Ciao Giovanna - sei troppo scettica. La vita può offrire dei grandi spazi di libertà e di piacere. Dino
(Rispondi)
menegi53
menegi53 il 05/04/14 alle 09:43 via WEB
Ci sono cose che non si dimenticano, ci sono ricordi che ci strappano una lacrima come quelli legati ai nostri sedici anni e a tutti quelli di quando eravamo ragazzi. E anche certi momenti che allora ci facevano disperare e soffrire, ora ci fanno sorridere e vorremmo riviverli. Bel post Dino. Buon week-end!
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/04/14 alle 19:58 via WEB
Ciao Giovanni - Grazie del bel commento. Peccato che sedici anni si hanno una sola volta. Dino
(Rispondi)
annamariamennitti
annamariamennitti il 05/04/14 alle 13:57 via WEB
Il tuo racconto è tratto dalla realtà , anche se poi è finito a lieto fine..Ho visto piangere coppiette di 16 anni che per motivi di famiglia erano costretti ad abbandonare il loro paese, per cercare fortuna altrove ,precisamente in Australia Le cartoline si sprecavano i baci e le promesse, ma a loro è rimasto solo il ricordo ...Il ricordo dei loro 16 anni,bellissima età ciao Dino ...
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/04/14 alle 20:32 via WEB
Ciao Annamaria - E' vero. Il racconto è tratto dalla realtà... anche il finale rispecchia ciò che è avvenuto realmente. Io l'ho solo arricchito di poesia (forse). Dino
(Rispondi)
maddamark
maddamark il 05/04/14 alle 21:52 via WEB
Da noi si dice "chi non risica non rosica". Fortunata vai,se proprio non dovesse andare si torna indietro.Non avere il rimpianto di non aver provato. I miei 16anni non li ricordo volentieri, troppe responsabilità!!!Nottissima Maddalena
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 06/04/14 alle 08:22 via WEB
Ciao Maddalena - bel commento. Vero. "Chi non risica ... non rosica". Fortunata era una donna furba. Sapeva che poteva tornare a Milano. Dino
(Rispondi)
La_zona_Oscura
La_zona_Oscura il 06/04/14 alle 17:15 via WEB
Per chi come Fortunata ha dovuto lasciare il paese natìo da giovane per trasferirsi con la propria famiglia altrove, è naturale sentirne nel tempo la mancanza e la nostalgia, soprattutto se, oltre ai ricordi, vi ha lasciato anche... il cuore. A volte basta un piccolo e semplice gesto, anche un innocente ed innocuo "bacio sulla guancia", a legare per sempre due persone. Gran bel racconto, Dino, molto significativo. E' sempre un enorme piacere, leggerti. Un abbraccio... a presto. Ros
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 06/04/14 alle 19:27 via WEB
Ciao Ros - grazie. I tuoi complimenti mi fanno sempre piacere. Inutile nasconderlo. Chi scrive lo fa per i lettori. Se i lettori sono soddisfatti, vuol dire che... chi scrive... ha speso bene il suo tempo. Grazie. Buona serata. Dino
(Rispondi)
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