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EDVIGE E IL CASTELLO IN LOMELLINA racconto (718) di Dino Secondo Barili

Post n°25150 pubblicato il 12 Agosto 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache

vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

718

I racconti dell’estate

Edvige e il Castello in Lomellina

I giorni dopo Ferragosto… sono i giorni della confusione mentale. Igiorni passano lenti… in modo veloce. Una persona coglie ogni occasione pervivere alla meglio i giorni di ferie che rimangono… e non riesce a combinarenulla. “Come sarà il dopo ferie?” E’ una domanda che ricorre spesso e nessunoriesce a dare una risposta. Soprattutto dopo aver letto i giornali del mattino.E’ stato cosi, un anno fa, anche per la Dott. Edvige, quarant’anni, bellissima, impiegata presso un Ufficiodi Milano … single. Essere single ha i suoi vantaggi. La Dott. Edvige non se ne facevaun problema. “Un giorno o l’altro avrebbe incontrato l’uomo del cuore. L’uomoche l’avrebbe fatta sognare, divertire, viaggiare in tutto il mondo”. Intantoerano passati cinque giorni dal Ferragosto e la quarantenne non aveva ancora combinatonulla. Decise di mettere un po’ di ordine nelle carte che si trovavano sulla suascrivania dove c’era un po’ di tutto: bollette pagate e da pagare, e un po’ dicorrispondenza ritirata dalla cassetta delle lettere che ormai è diventata unoptional. Una volta la cassetta delle lettere veniva svuotata più volte algiorno… Oggi, con i telefonini e Internet… la cassetta delle lettere è un“retaggio del passato”… o forse no. Infatti, la Dott. Edvige, dopo aver cercatodi mettere ordine nelle carte… si è trovata tra le mani un busta vecchiamaniera.. con indirizzo scritto a mano… calligrafia finissima. C’era pure ilfrancobollo obliterato. Era della Zia Clelia della Lomellina la qualel’invitava a casa sua per passare qualche giorno di ferie. Perché non cogliere l’occasione?“Finalmente qualcosa di nuovo…” pensò Edvige. Pavia è una piccola epiacevolissima città, ma la Lomellina è un territorio antico, straordinario e imprevedibile.Infatti, perché mai una terra così è abitata da novemila anni? In Lomellina c’èdi tutto… soprattutto il “profumo del passato”… un passato che non manca mai diguardare al presente e al futuro. Proprio quello di cui la Dott. Edvige aveva bisogno…Soprattutto al suo futuro, all’amore, all’uomo della sua vita, unico eineguagliabile. Si fa presto a dire felicità, ma la felicità di una donna èl’uomo. E la felicità di un uomo è la donna. Quando Edvige raggiunse il paesedella Zia Clelia, fece fatica a ritrovare la casa dove abitava. Come ogni cosa…anche la Lomellinasi rinnova e le vecchie vie dei paesi cambiano volto. Da un anno all’altro nonsi riconoscono più. Un anno fa, la Dott. Edvige, era arrivato a casa della ZiaClelia. L’aveva ritrovata com’era nella sua memoria. Era la stessa di quando,ragazzina, vi passava un paio di settimane d’estate dopo la fine dell’annoscolastico alle Scuole Medie. Allora, aveva un compagno di giochi, Bernardo, ilfiglio del proprietario del Castello. In Lomellina ci sono ancora moltiCastelli. Guardandoli sembra che il tempo si sia fermato. Edvige, dopo aversalutato la Zia Cleliasentì il bisogno di dare un’occhiata al Castello che si trovava poco distante.Sentì la nostalgia di Bernardo. “Chissà che fine ha fatto?” si chiedeva laquarantenne. “Chissà se si sarà sposato… con figli...” La Zia Clelia aspettava che Edvige parlasse…invece, la quarantenne, pensava… ma non parlava. Allora, lo ha fatto lei stessa.“Edvige. Il Dott. Bernardo sta passando le ferie nel Castello. Ieri mi hafermata e mi ha chiesto di te. Mi ha detto. “Quando arriva l’Edvige le dica chel’aspetto nel mio Studio… nel Castello”. Penso che dovresti passare a salutarlo…se non altro per cortesia” Per Edvige è stata come un boccata d’ossigeno… diquell’ossigeno di cui aveva bisogno. La quarantenne non attese un secondo.Sapeva come raggiungere lo Studio di Bernardo… Non aveva bisogno di spiegazioni.Quando Edvige e Bernardo si trovarono uno di fronte all’altra non hanno avutoparole. Entrambi sono rimasti sbigottiti. Bernardo non si immaginava ditrovarsi di fronte ad una donna da fine del mondo… alta, bionda, occhi azzurrie gambe mozzafiato. Edvige per poco non svenne. Era proprio l’uomo che avevasempre sognato… un fusto da far perdere i sensi. Bernardo non era più quelragazzino mingherlino delle scuole medie inferiori. Non era più quel tipino unpo’ lunatico, a volte triste e impacciato. Ora, Bernardo era un uomo… un uomovero. Fiero di sé stesso e del nome portava. Sembrava un antico cavaliere senzamacchia e senza paura… di cui i suoi antenati andavano fieri. E’ stato Bernardoa parlare per primo. “Edvige, mi sembri una Dea. Se ti avessi incontrata perstrada non ti avrei riconosciuta. Sei la fine del mondo” Edvige si sentìlusingata. Accettò il complimento… ma la sua mente era già andata oltre. Nellasua mente si era materializzato un chiodo fisso. “Questa volta… non c’è tempoda perdere. Bernardo sarà mio e mio per sempre” Sembrava che Bernardo le avesseletto nel pensiero. I due si erano abbracciati e baciati sulla guancia… Inaltre occasioni sarebbe stato un fatto normale tra due persone che si incontravanodopo molti anni. Non questa volta, però. Sia Bernardo che Edvige non avevanoalcuna voglia e intenzione di lasciarsi. Entrambi si tenevano stretti… come seavessero paura di non ritrovarsi più. Edvige poi era più languida e flessuosache mai. Voleva rimanere tra quelle braccia …e vi riuscì. E’ stata proprio leia baciare Bernardo… Un bacio lungo, appassionato, che non lasciava scampo amolte interpretazione… Era un bacio d’amore… un amore sognato, desiderato,voluto, atteso. Non c’era scampo per nessuno dei due. Per Bernardo e Edvige eragiunto il momento tanto atteso… come se qualcuno avesse “suonato la campana”…equella campana si chiamava amore. -718  racconto di Dino Secondo Barili

 
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