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GREGORIO E IL SENTIERO DEL DESTINO racconto (653) di Dino Secondo Barili

Post n°24701 pubblicato il 15 Luglio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache

vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

653

I racconti di Pavia

Gregorio e il sentiero del Destino

Ci sono uomini che non sono disposti a rinunciare alle loro passioni…per una donna. A meno che non siano costretti… dal Destino o da qualche altroimprevisto della vita. Un anno fa, la pensava così anche il Dott. Gregorio,cinquantenne, fisico da atleta… camminatore infaticabile. Infatti, il Dott.Gregorio non si era mai sposato perché amava camminare. Ogni giorno una camminata…Ogni giorno una camminata sempre più lunga… per sfidare le proprie forze erealizzare “un sogno”. Il sogno del filosofo Nietzsche il quale avevateorizzato la “marcia come atto poetico”… un modo per raggiungere la sublimemeta dell’incontro dell’uomo con la natura. Sarà, pure “un atto poetico”, unpiacevole andare… ma a cinquant’anni il Dott. Gregorio, dopo aver macinatochilometri e chilometri, non aveva ancora raggiunto il sogno “suggerito” dalfilosofo. Ogni sabato mattina, al solito Bar di Piazza della Vittoria in Pavia,il cinquantenne raccontava ai soliti amici e a qualche curioso avventore, lesue avventure di “infaticabile camminatore”. Le farciva con parole cometrekking per renderle più alla moda e concludeva il discorso con la fatidicafrase “un giorno di cammino… dieci giorni di salute”. Naturalmente il Dott.Gregorio non aveva mai pensato a farsi una morosa. Non aveva avuto tempo.All’inizio di ogni anno, compilava con metodica precisione, la lista deisentieri da percorrere. Da quel giorno non perdeva un appuntamento.Nell’Ufficio di Milano presso cui lavorava era considerato l’uomo più precisodella Terra. Qualche Collega aveva malignato in proposito … “Il Dott. Gregorionon è un uomo … è un computer munito di gambe per camminare”. Essendo un bell’uomo(e ricco), le Colleghe cercavano di circuirlo per renderlo sensibile almatrimonio. Niente da fare. Una decina di anni fa ci aveva provato la Collega Silvia… Dopodiverse stancanti camminate vi aveva rinunciato. A farla desistere definitivamenteè stato la camminata “del Lago Maggiore” detto Verbano. Un giorno Silvia sioffri di accompagnare Gregorio nella camminata panoramica di quasi ottochilometri che dalla Stazione di Maccagno risale lungo il fiume Giona perarrivare alla collinetta dei Motti dei Ronchetti da dove si gode una vista apicco sul Lago Maggiore. Il sentiero tocca le località di Torretta, Ronchi,Colmegna e Bonga per scendere nel centro storico di Luino. Era la prima voltache Silvia partecipava ad una camminata del genere. A poco erano serviti lefrasi di incitamento che Gregorio pronunciava ad ogni istante…”Guarda che Lago…che panorama…che scorci…”. Niente da fare. Silvia si sentiva sempre più stanca,anzi, sfinita. Quando giunse a Luino, si sedette su un masso e pronunciò lafatidica frase “Da qui, non mi muovo più. Mi devono venire a prendere”. Gregoriocomprese che la Silviaaveva esaurito le batterie. Chiamò un taxi e la riportò direttamente al suodomicilio. Da quel giorno Silvia rinunciò ad inseguire un uomo… anche sepossibile marito. Troppa fatica…- diceva lei - ”Meglio soli… che faticosamenteaccompagnati”. Anche altre Colleghe avevano fatto un pensierino sul Dott.Gregorio, ma preferivano aspettare l’occasione propizia… e meno faticosa. Unanno fa, a cinquant’anni , il Dott. Gregorio decise di affrontare da solo ilfamoso “sentiero del Destino” nell’Oltrepò Pavese. Ormai, nessuno era in gradodi stare al suo pari. Altri amanti della camminata ci aveva provato, ma dopo unpo’ avevano dichiarato fortait. Ora, ecco il baldanzoso cinquantenne cheaffrontava “da solo” l’impervio sentiero tra i boschi … con discese e risalitecontinue…con difficoltà di ogni genere… Dopo un avvio da gran camminatore,Gregorio affrontò le prime difficoltà. Stava per attraversare un facile trattopianeggiante quando sentì una grandissima fitta al piede sinistro. Avevaappoggiato male il piede ed aveva preso una storta. Un dolore lancinante salivadal piede alla testa. Il Dott. Gregorio si mise ad urlare per il dolore… Chipoteva sentirlo? Non c’era anima viva per chilometri. Il Dott. Gregoriocontinuò ad urlare …come fosse una richiesta di aiuto. Nessuno, però, era ingrado di aiutarlo …Nessuno sentiva la sua richiesta. Così, il cinquantenne siconvinse che doveva fare tutto da solo. Cosa? Si diede una calmata. Riprese ilcontrollo delle proprie azioni. Cercò una posizione possibile e fece riposareil piede acciaccato. Così, il Dott. Gregorio, facendo tesoro dell’esperienza dicamminatore, raggiunse il posto più vicino per essere “recapitato a casa sua”in taxi. Per fortuna che Gregorio aveva una vicina di casa, la Dott. Armanda,cinquantenne, bellissima, medico di professione,che sembrava l’angelo dellabontà. Si interessò subito dell’infortunato. Prestò le prime cure. Comprese chela storta al piede “non” era solo dovuta all’aver fatto un movimento brusco, maaveva un “risvolto psicologico”. Il Dott. Gregorio aveva bisogno di coccole, dicompagnia. La Dott. Armanda abbondò in carezze, coccole e dolci parole. Ilcinquantenne si riprese alla grande. Da un anno a questa parte, anziché pensarealla marcia come “atto poetico”, Gregorio ed Armanda passeggianotranquillamente per Corso Cavour e Strada Nuova a Pavia. Mano nella mano… comedue fidanzatini. Il sogno del filosofo può attendere. Meglio le coccole, le carezzee le dolci parole …(e tutto il resto)… per la felicità del corpo e dellospirito. -(653)

 
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