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L'ARTE A CARNEVALE racconto (541) di Dino Secondo Barili

Post n°22744 pubblicato il 06 Aprile 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

541

L’arte… a Carnevale

Il tempo di Carnevale è tempo creativo. Ne sapeva qualcosa l’Architetto Donato, cinquant’anni ben portati, single, con Studio di Architettura molto noto in Milano, ma abitante a Pavia. L’Architetto Donato aveva dato l’anima per il suo Studio… ma aveva altri sogni nel cassetto. Il primo era l’amore… Quello aveva già fatto flop diverse volte… Quasi, quasi non ci pensava più. L’altro sogno “segreto” era la pittura, diventare un grande pittore. Non una pittura qualsiasi… ma una pittura di qualità, anzi, di alta qualità. Il sogno “segreto della pittura” era stato il “suo” primo amore, l’amore dell’Architetto Donato il quale, però, era timoroso e restio a mostrare le proprie opere. A cinquant’anni, tuttavia, certe timidezze si lasciano alle spalle… Delle opinioni (degli altri) si tiene conto…in modo relativo. Quel che conta sono le “proprie convinzioni personali” che devono reggere agli “urti della vita”. Del resto l’Architetto Donato “non doveva mangiare con l’arte”. Al “mangiare” ci pensava il suo Studio di Architetto d’interni… richiesto ed apprezzato. In occasione del Carnevale di un anno fa, però, l’Architetto Donato, ebbe un’idea: fare un “mostra” delle sue opere di pittura realizzate nel corso degli anni. Aveva alcune stanze piene di quadri… pronti per essere esposti. Opere di ogni dimensione… tutte con uno stile ben definito… iperrealiste… con un pizzico di “estrosità e di pazzia” (come diceva Donato). I volti delle persone, per esempio, erano sempre doppi, tripli… (qualche volta anche più) per dimostrare come le persone non hanno mai una sola faccia, ma ne hanno parecchie … secondo i casi. Ed era questa la sua originalità. Mantenere la bellezza dell’opera… mostrando una realtà spesso amara e deludente. Ora, però, il cinquantenne Architetto Donato, pittore iperrealista, aveva deciso: “fare una Mostra della proprie opere”… da quando aveva iniziato a dipingere al momento attuale. Quando una persona rivede le proprie opere a distanza di tempo ha atteggiamenti diversi. A volte di critica “feroce”… altre di compiacimento. Ormai, però, l’opera era fatta. Quello era il “segno” lasciato dal tempo. C’era, per esempio, il ritratto della sua prima “morosa”… bellissima … allora. Almeno così la vedeva lui e così l’aveva ritratta. Ma… con il tempo? Con il tempo… quel volto non era più lo stesso. Si era velato di nostalgia. Una somma di “parole non dette”, “di baci mai dati”…”di carezze mai avute”. E perché? Per ignoranza, per scrupolo, per la paura di essere giudicato (male?). Ora, Donato, non aveva più quel patema d’animo… frutto di idee sbagliate ereditate da chissà chi. Un anno fa, l’Architetto Donato – Pittore aveva mosso le sue pedine con abilità. Avendo a disposizione lo spazio, dispose le sue opere come fosse una “mostra”. Poi, ad uno ad uno, chiamò i suoi amici fidati. Ne ascoltò i consigli, le critiche. Prese nota delle idee originali. Alla fine scelse, per un parere… una ricchissima collezionista di opere d’arte, la Contessa Eleonora, un’ottantenne dallo sguardo acuto e dalla mente lungimirante. La Contessa Eleonora era una donna dal piglio antico: “pane al pane… vino al vino”. Guardò, osservò, chiese spiegazioni, volle conoscere l’origine di certi quadri… Alla fine sentenziò. “Architetto Donato, lei ha fatto un lavoro egregio. Non tutti i suoi quadri sono opere d’arte… ma alcuni, si. Le faccio una proposta. Le faccio conoscere mia nipote Everalda che organizzerà e curerà la Mostra delle sue Opere presso uno dei miei Castelli. La Mostra sarà ad invito e sarà riservata ad un ristretto pubblico particolare. Se accetta… fin da ora le posso dire che parecchie delle sue opere entreranno a far parte delle mie collezioni private. Le altre passeranno attraverso il “mio mercante di fiducia” il quale provvederà a collocarle sul mercato secondo una collaudata promozione. Una cosa le raccomando. Dipinga solo quando si sente di farlo… per il suo bisogno di esprimersi… Al resto ci penso io.” L’Architetto Donato rimase allibito. Era convinto che nella vita tutto è Destino… Ne ebbe conferma quando vide Everlda, l’organizzatrice della Mostra delle sue opere. Alta, bionda, occhi azzurri … gambe da fine del mondo. Donato, dopo averla vista, non ebbe dubbi. Quella era la donna che il Destino gli aveva riservato per il suo cinquantesimo compleanno. -(541)

 
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