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EMANUELA racconto (379) di Dino Secondo Barili

Post n°21149 pubblicato il 07 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

379

Emanuela

In questa nostra attuale società, molte persone di ogni età, hanno la sensazione che il tempo corra via troppo veloce. Inoltre, la crisi economica e l’uscita di sempre nuovi prodotti tecnologici, lascia nelle persone la “quasi certezza” di non poter approfittare di tutte le “occasioni” che la vita offre. Primo fra tutti: l’amore. Ecco uno dei motivi del “malessere generale”, dell’ansia di non arrivare… e avere tutto. Anche la Dott. Emanuela, quarant’anni, single, Dirigente presso una Agenzia Commerciale di Milano, era in tale convinzione. Aveva lavorato… e lavorava come una matta per… non arrivare a “nulla” o quasi. A volte si chiedeva cosa stesse cercando… Una risposta, in fondo alla “sua” mente, l’aveva: l’amore. Ma, l’amore per Lei voleva dire togliere spazio al lavoro, agli impegni, agli orari impossibili e senza regole. Non era lei che “lavorava”… era il lavoro che “imponeva” a lei di “non” avere spazi propri…. E, senza spazi … niente amore! La Dott. Emanuela un anno fa stava per avere un collasso… una di quelle “cadute” davanti alle quali una persona deve prendere decisioni drastiche. In tale occasione si era recata dal suo diretto superiore ed aveva parlato chiaro. “Dottore, sono nelle condizione di non poter più reggere il carico di lavoro nel quale sono stata coinvolta. Nell’arco di una settimana, sono salita e scesa dall’aereo dieci volte. Se continuo così finirò la mia carriera… al manicomio. Chiedo un permesso di due settimane per sottopormi a cure mediche.” Il diretto superiore di Emanuela era un cinquantenne all’apparenza “umano”, ma non lo era affatto. Guardò la sua diretta collaboratrice. Accennò ad un assenso. Infine parlò. “Dott. Emanuela, in via del tutto eccezionale, le posso concedere una settimana. Non di più.” La Dottoressa incassò il colpo. Ringraziò e lasciò l’Ufficio del Capo Supremo. Dal modo in cui era stata trattata capì che aveva solo due strade. Finire stritolata dal sistema… oppure, scegliere la libertà. Libertà voleva dire, pensare prima di tutto a sé stessa. Capire che la carriera è un miraggio nel deserto. Un’evanescente immagine che appare e scompare… a seconda del punto in cui la si guarda. Emanuela aveva quarant’anni. Il suo “orologio biologico” la stava avvisando che “il treno della vita era alle ultime fermate (per lei)…Che la vita, per una donna voleva dire, amore. Ormai, Emanuela, aveva capito che… il lavoro non era tutto, ma l’amore, si. Prese i necessari appuntamenti con i medici con i quali avrebbe dovuto effettuare visite ed esami. Poi scrisse una mail al suo diretto Superiore. “Gentile Dottore. La ringrazio per tutte attenzioni che ha avuto per me. Le sue parole mi saranno di monito per il mio futuro percorso professionale. Chiedo di poter usufruire del periodo previsto dal contratto per “il conseguimento di master” in Gran Bretagna. Al mio ritorno, l’Azienda ne trarrà un notevole beneficio. Colgo l’occasione per ringraziala anticipatamente.” La Dott. Emanuela aveva pesato le parole e calcolato i tempi. Voleva volare a Londra dove c’era il suo “spasimante” Dott. Liberato, il quale più volte l’aveva contattata per una relazione sentimentale. Ora, era giunta l’opportunità di decidere… e, forse… di rimanere a Londra per sempre.(379)

 
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