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EVA E MICHELE racconto (363) di Dino Secondo Barili

Post n°19518 pubblicato il 15 Maggio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …       

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

363

Eva e Michele

Il Dott. Michele, cinquant’anni, scapolo, commercialista di professione… aveva un fisico da far invidia. Poteva benissimo dire… “vent’anni di meno”. Il merito era della sua costanza nel mantenersi in forma curando, la dieta, la sistematica attenzione al movimento… e la mente sempre attenta alle novità. “E, si…” – diceva il Dott. Michele – “non basta curare ciò che si mangia e come si mangia… bisogna anche curare il movimento del corpo… usare poco l’automobile e fare molti passi a piedi. Inoltre, ci vuole la curiosità…” Nel suo ufficio, con dieci impiegate donne, aveva sempre gli occhi addosso. Tutte le impiegate sapevano che era allergico al matrimonio, ma le donne erano l’oggetto del “suo” desiderio. Ogni giorno, il Dott. Michele, riceva qualche complimento dalle sue impiegate. “Dottore… ci deve dire come a fa a mantenersi così giovane e in perfetta forma…” Il Commercialista si esprimeva con un “sorrisino ironico ed enigmatico” e non apriva bocca. Un anno fa, però, una sua impiegata aveva messo gli occhi… proprio sul Dott. Michele. Si chiamava Eva. Aveva trent’anni …ed era single da poco tempo in quanto aveva lasciato il “moroso” con il quale aveva condiviso gli ultimi sette anni. Eva non aveva ancora gustato la sua “ritrovata libertà”… che già sentiva il desiderio “perderla”… cioè, avere un altro uomo con il quale dividere momenti di intimità. Si sa che quando una donna mette gli occhi su un uomo … la libertà di quell’uomo è rischio… anzi, ha i giorni contati. Siccome, il Dott. Michele aveva superato altri momenti simili, si sentiva sicuro, ormai adulto e vaccinato (cioè inattaccabile). Invece, no. Con le donne non basta stare in guardia… Bisogna anche non oltrepassare i limiti della confidenza... Ma quali sono tali limiti? Eva, osservava ogni atteggiamento del  Dott. Michele. Siccome, il commercialista, era “una mente vulcanica”, rispondeva immediatamente ad ogni singola domanda della sue impiegate …professionale e non. Eva, notò che, come la maggioranza degli uomini, il Commercialista, era un po’ (solo un po’?) esibizionista, egocentrico, amava i complimenti…e gradiva essere al centro dell’attenzione. Ormai, Eva era pronta all’attacco dello “scapolone d’oro”. La trentenne attese che passasse davanti alla sua scrivania e… “Dottore, dirà che sono curiosa. So che segue una dieta ferrea. L’altro giorno, però, parlando con un “Luminare” in materia, mi ha detto che “senza la curiosità” il corpo non si mantiene in forma perfetta. Io ho qualche etto di troppo e non riesco a smaltirlo…” Il Dott. Michele prese la domanda come una delle solite alle quali aveva risposto… Azzardò una risposta. “Vero. Non basta la dieta e il movimento… ci vuole anche la curiosità.” – Il Dottore era cascato nella rete. Quasi sottovoce… Eva lanciò la seconda domanda. “Dottore, dica la verità… Lei sicuramente ha un segreto che non svela a nessuno…” Questa volta, il Dott. Michele, non poteva più fare il suo solito “sorrisino enigmatico”. Oltre tutto, Eva aveva un corpo da “fine del mondo” … con una profonda scollatura nella quale… si vedeva fin dentro l’anima. Il Commercialista aveva fatto il passo falso… aveva superato inavvertitamente “la linea rossa”. Azzardò una risposta. “Non dovrei dirlo… ma a te… lo dico. La curiosità si soddisfa a Milano.” Era fatta. “Quando?” chiese Eva. “Il sabato pomeriggio…” – Le mura di Gerico erano cadute… “Posso venire anch’io?”…Gli occhi del Dott. Michele si erano soffermati un po’ troppo sulla profonda scollatura di Eva …ed aveva notato che non portava il reggiseno. Un uomo, se è un uomo, non può lasciare le cose a metà… Il sabato pomeriggio di quella stessa settimana, Eva e Michele erano in Galleria a Milano. Sembravano due turisti in visita alla città... In realtà erano “due piccioni che cercavano… di fare il nido” (363)-

 
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