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L'ING. DOMENICO racconto (207) di Dino Secondo Barili

Post n°17314 pubblicato il 07 Gennaio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

207

L’Ing. Domenico e le scelte difficili

Ci sono fatti che lasciano il segno… altri no. L’Ing. Domenico, cinquant’anni ben portati, si era preso una giornata di libertà e aveva deciso di fare “un riesame della propria vita”. Chi è colui che non è tentato di farlo? Era sabato. Sabato mattina di un anno fa. L’Ing. Domenico aveva avuto due convivenze (fallite) alle spalle. Due convivenze che erano finite… ma che avevano lasciato il segno. Rosy era stato il suo amore all’Università. Dopo la Laurea, i due, avevano deciso di mettersi sotto lo stesso tetto e condividere uno “spazio di vita” in modo continuo, regolare e quotidiano. L’esperienza era andata avanti per tre anni … tra alti e bassi. Alla fine era stata Rosy che aveva preso la decisione. Ormai la loro unione era arrivata la capolinea. Delle sere, Rosy e Domenico, rientravano in casa e non si salutavano nemmeno. Presi dai loro pensieri che non avevano più nulla in comune. Ognuno dei due stava elaborando percorsi di vita diversi… E così fu. Dopo quella convivenza, l’Ing. Domenico puntò tutto sulla propria autonomia. Acquistò un appartamento e l’arredò secondo i suoi gusti e gli obiettivi che voleva raggiungere. Lavorava come un matto dalla mattina alla sera… anche di notte. A volte perdeva anche la cognizione del tempo… chiedendosi se era domenica oppure lunedì. Quando, il quadro lavorativo d’insieme prese forma, l’Ing. Domenico, acquistò l’appartamento contiguo al suo e lo trasformò in ufficio. La clientela era ormai consolidata. Si presentavano con frequenza nuovi clienti. Ormai, poteva scegliersi nuovi collaboratori e far crescere l’Ufficio al quale aveva dedicato buona parte della sua vita. E’ stata in quell’occasione che aveva conosciuto Jenny, dieci anni di meno, carattere forte, deciso… originale. Quante sono le donne originali? L’Ing. Domenico l’assunse in prova per alcuni mesi. Jenny non era una grande bellezza, ma era perfetta in ufficio. Sapeva trattare la clientela… ed era efficientissima. Una mattina Jenny non si presentò al lavoro e l’Ing. Domenico andò su tutte le furie. Ormai, l’Ingegnere aveva fatto conto sulla sua “collaboratrice”, la quale sapeva che quella mattina (Domenico) aveva un appuntamento importante che non poteva assolutamente disertare. Jenny, candida come il sole, pose sul tavolo le sue condizioni. “Vivere insieme. Condividere non solo il lavoro di giorno… ma anche… la notte.” Per l’Ing. Domenico fu come un fulmine a ciel sereno. Chiese di pensarci. Quando una donna si mette in mente “una cosa”… (se poi è originale) nessun uomo è in grado di fermarla. In quel momento, l’Ing. Domenico non aveva alcuna donna… “Come fai a metterti in mente una cosa del genere?” Niente da fare. “Facciamo una prova e vedrai” Fu la risposta categorica di Jenny. La convivenza durò otto anni… e per l’Ingegnere, furono anni piacevoli, sereni e proficui. Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Jenny non aveva mai chiesto una volta… “Mi ami?” Domenico non sentì mai il bisogno di dire “Ti amo”. Una mattina, Jenny si svegliò presto. Si preparò. Mise insieme le sue valige e, visto che Domenico dormiva … lasciò un biglietto. “Me ne vado… per sempre. Firmato Jenny”. Quel sabato mattina di un anno fa, l’Ing. Domenico, iniziò il riesame della propria vita… da quel biglietto. Erano passati tre anni da quell’addio. Mai una telefonata. Si sentì improvvisamente solo. Capì che aveva bisogno di una donna, la sua donna. In quell’istante il telefonino si mise a strillare. “Sono Jenny… sto tornando da te. Aspettami.” Domenico si guardò allo specchio… si vide invecchiato. Mentre l’Ingegnere stava constatando il proprio “stato di salute”... il telefonino si rimise a suonare. “Sono Rosy. Ci vediamo al Bar della Stazione FS di Pavia a mezzogiorno? Non è per il lavoro. Mi sento sola. Ho bisogno di te.” (207)-

 
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