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IL CALENDARIO DELL'AVVENTO di Teresa Ramaioli

Post n°16853 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da dinobarili
 

IL CALENDARIO DELL'AVVENTO 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/12/14 alle 08:54 via WEB
CALENDARIO DELL’AVVENTO-- martedi 9 DICEMBRE--UN PONTE PER MARISA--«Cara Befana, vorrei un ponte». Era questo il desiderio espresso da una bambina di 9 anni, Marisa Leonzio, figlia di contadini di Gorgo. Era il 1957 e Marisa ogni mattina camminava per 3 km, attraversando i campi e i boschi per arrivare a scuola. Tra la casa e la classe della quarta elementare che frequentava a Nibbiaia scorreva un piccolo torrente, il Chioma, che in inverno diventava un ostacolo difficile da superare, specialmente quando si gonfiava per la troppa pioggia. A volte Marisa e il fratello Pantaleone restavano bloccati dall’altra parte e non potevano tornare a casa da scuola, altre volte il padre, quando c’era, la prendeva sulle spalle per farla passare o la faceva salire sul carro trainato dai buoi. «Un giorno costruirò io un ponte tutto per te», le diceva scherzando. Un giorno la maestra diede ai bambini un tema da fare e Marisa raccontò il proprio viaggio quotidiano per arrivare a scuola: «Quando vengo a scuola e piove la maestra mi dice “Povera Marisa! Vai ad asciugarti alla stufa. Sei la bambina più brava e coraggiosa perchè devi fare tutta quella strada da sola”». Poi arrivò una grande macchina al podere paterno. Ne uscì fuori un signore elegante con il completo nero. Si mise davanti al padre di Marisa, gli tese sorridendo una mano. «Sono qui perchè vorremmo costruire noi il ponte a sua figlia». Il padre rimase attonito. Era alto, molto magro, con i baffetti neri. «Ma chi è lei, chi le ha detto del ponte? Io non posso aiutarvi a costruirlo, non ho soldi». Ma l’elegante messaggero non si lasciò scomporre: «Abbiamo letto il tema di sua figlia e penseremo noi a tutto». Il tema scritto dalla bambina era infatti stato pubblicato nel giornale didattico e da lì era riuscito a incuriosire un giornalista di Firenze. La storia di Marisa, costretta a camminare così tanto ogni mattina, si diffuse fino a raggiungere gli eleganti studi di una casa cinematografica, la Ceiad Columbia occupata in quei giorni a pubblicizzare l’uscita di un nuovo film di guerra hollywoodiano, «Il ponte sul fiume Kwai». Marisa divenne il centro di una grande propaganda mediatica: la Columbia si incaricò di costruire sul torrente Chioma un ponte di legno identico a quello ideato nel film e gli venne dato il nome della bambina. Divenne l’inizio di una storia esemplare, di quelle che le nonne raccontano la sera ai nipoti per farli addormentare. Marisa fu travolta da un vortice che la rese famosa in Italia e nel mondo, e che la portò non soltanto a casa del presidente italiano Gronchi, ma anche alla Casa Bianca, dalla nuora di Eisenhower a Washington. Giocò con i figli di Nixon, fu ricevuta da ambasciatori e presidenti, venne contesa da programmi radiofonici e televisivi. Parlarono di lei giornali americani, spagnoli, francesi, fu invitata alla prima visione americana e italiana del film. In una foto compare in braccio all’attore William Holden; in un’altra donna Carla, moglie del presidente Gronchi, che comprò a lei e a suo padre i vestiti per andare in America, le accarezza i capelli; in una terza un sorridente senatore americano la invita a bere il latte che non le piace e lei lo guarda perplessa. Bambini da ogni parte del mondo iniziarono a mandarle fiumi di lettere: «Alla proprietaria del ponte scrivevano-come siamo fortunati noi rispetto a te che devi camminare così tanto». Ma cosa pensava Marisa, catapultata all’improvviso dalla sua casa di Gorgo senza elettricità alle luci sfavillanti di New York? «Guardavo tutto con gli occhi di una bambina - ricorda - non capivo perchè mio nonno si commuovesse così tanto, “Ma cosa avrà da piangere?”, mi chiedevo. Tutta quell’attenzione su di me alla fine mi stancava, senza considerare che il film di cui divenni il manifesto pubblicitario parlava di guerra con i giapponesi e lo dovetti vedere sia in inglese, senza capirci niente, sia in italiano. Che noia!». Per non parlare di quando William Holden, il protagonista del film, venne da lei, porgendole galantemente un mazzo di viole. «Volevo buttarle via: a Gorgo ne raccoglievo tantissimi mazzi e non capivo perchè le sue dovessero essere speciali. Ma mio padre mi fermò». Tuttavia la storia di Marisa rimase una bella favola che le permise di avere i soldi per iscriversi alle magistrali e diplomarsi. «Ogni tanto, specialmente nel periodo di Befana i giornalisti continuano a cercarmi per raccontare la mia storia e a me piace farlo». E un giorno una nipotina telefonò a casa da Benevento: «Zia, c’è la tua storia sul mio libro di italiano». La vicenda reale della bambina di Gorgo diventò così ufficialmente la bella fiaba della bimba povera che, ottenuta la considerazione del mondo, scelse volontariamente di tornare a casa. E anni dopo la scomparsa del ponte di Marisa la storia della bambina non è stata ancora dimenticata. (storia vera )- Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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