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VIOLANTE VISCONTI di Teresa Ramaioli

Post n°15925 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da dinobarili
 

VIOLANTE VISCONTI 

di

Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo il 15/10/14 alle 17:56 via WEB
VIOLANTE VISCONTI---Vedova, zitella, sola. Questo il triste destino di Violante Visconti, nobile rampolla della Biscia milanese,morta a soli 31 anni dopo aver accarezzato per ben tre volte il sogno di diventare moglie e madre felice. A soli quattordici anni la vita della figlia di Galeazzo II Visconti, vicario dell’Imperatore in Lombardia, e di sua moglie Bianca di Savoia sembrava destinata a essere una fiaba. Violante, infatti, fu destinata a Lionello di Clarence, duca di Anversa, figlio del re d’Inghilterra Edoardo III. La famiglia reale ci guadagnò 200mila fiorini d’oro, mentre i Visconti si assicurarono, attraverso le nozze, la più prestigiosa delle alleanze. Il matrimonio venne celebrato a Milano, nel giugno 1368,e fu talmente sontuoso che i cronisti del tempo ne descrissero per filo e per segno i dettagli. Lo sposo, un giovanotto viziato e incline ai bagordi, arrivò in Italia accompagnato da duemila cavalieri. La famiglia della sposa andò a riceverlo alle porte della città con un comitato d’accoglienza di cui facevano parte decine di notabili e gran dame, agghindate con abiti di preziosa stoffa scarlatta. Tra la folla acclamante, il principe britannico venne scortato fino alla chiesa di Santa Maria Maggiore dove , venne pronunciato il fatidico sì. Quindi sposi e invitati si trasferirono nel maestoso palazzo dell’Arengo. Il banchetto, cui parteciparono anche Francesco Petrarca e Geoffrey Chaucer ( autore de "I racconti di Canterbury), fu qualcosa di meraviglioso. Diciotto portate, vassoi stracarichi di carne di vitello, bue, porcello, capretto, capriolo, quaglie e lepri, anatre e aironi, capponi in salsa d’aglio. Ancora: trote dorate, storioni lessati, lamprede in gelatina, pasticci d’anguilla, carpe e trote arrosto. Il tutto annaffiato da litri di malvasia e vernaccia custoditi in fiaschi d’argento e corredato da ricchissimi doni per gli ospiti illustri. Cavalli, levrieri, bracchi, falchi e sparvieri addobbati con collari di velluto, fibbie dorate, bottoni d’argento, cappucci ornati di perle, lacci di seta e catene di oricalco. E poi: stoffe e panni preziosi, corazze cesellate, selle finemente lavorate, lance, scudi, mazze e armature con inserti d’oro e d’argento. Una festa memorabile, alla faccia del popolo affamato. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 15/10/14 alle 17:57 via WEB
VIOLANTE VISCONTI ---Dopo aver consumato pranzo e matrimonio, Lionello decise di lasciare la moglie dai suoceri, per concedersi con amici una visita per le città del Piemonte, visto che con la dote pagata dai Visconti gli vennero donate le città di Alba e di Cuneo.A ogni tappa il duca d’Anversa mangiava e beveva finché, trangugiato l’ennesimo boccale e spolpato l’ennesimo fagiano, Lionello si ammalò e morì, stroncato dai postumi di un’indigestione, lasciando Violante vedova dopo neanche quattro mesi di matrimonio. Il colpo fu duro, per la ragazza. Passata la delusione e tolto il lutto, Violante si affidò al padre e al fratello, che iniziarono a guardarsi intorno alla ricerca di un altro partito, per rafforzare il proprio potere. Passarono nove anni, durante i quali la giovane vide amiche e cugine sposarsi con nobiluomini e valorosi cavalieri. Indossò ancora il velo nel 1377. I Visconti erano immischiati in una contesa coi marchesi di Monferrato per il controllo di alcuni castelli. Occorreva un accordo che permettesse a Milano di radicarsi nelle terre piemontesi, per portare avanti i propri interessi. L’intesa fu trovata :Violante divenne consorte di Secondotto Paleologo. Un personaggio malvagio, superbo, intrattabile. Un marchese che in realtà la Biscia voleva raggirare, strappandogli Asti. L’unione ebbe vita breve, meno di un anno. Nel dicembre 1378 Secondotto, durante una trasferta a Langhirano, nei pressi di Parma, bisticciò con un giovane scudiero. In preda a un raptus, cinse il collo del malcapitato con entrambe le mani, tentando di strangolarlo. Un cavaliere del suo seguito intervenne per impedire al marchese di finire l’opera, colpendolo al capo con la propria spada. I medici tentarono di sanare la ferita. Non ci fu nulla da fare. Secondotto morì e Violante si ritrovò ,per la seconda volta,di nuovo vedova. Nel frattempo, la gotta si portò via suo padre Galeazzo, lasciando le redini del dominio lombardo al di lui fratello Bernabò e al figlio Gian Galeazzo. Tra i due s’innescò un’acerrima battaglia. Entrambi bramavano lo scettro solo per se stessi. Provarono a riappacificarsi. Bernabò diede in sposa sua figlia Caterina proprio a Gian Galeazzo, previa dispensa papale, necessaria in caso di nozze tra cugini. Violante, ancora una volta, divenne una pedina sullo scacchiere politico-dinastico. Il fratello le impose il matrimonio con un altro cugino, Ludovico, quartogenito dello zio-rivale. Era il 1381. La giovane dovette accettare. Nel 1385 Gian Galeazzo tese un tranello a Bernabò, facendolo arrestare e imprigionare. La stessa sorte toccò ai suoi figli maschi, Ludovico compreso. Nuovo dolore per la giovane Visconti, questa volta non per il triste Fato, ma per mano dell’ambizioso e malvagio fratello. Bernabò morì dopo pochi mesi di prigionia, nelle segrete del castello di Trezzo d’Adda. Ludovico, invece, restò in prigione per anni, morì nel 1404. Inutili le suppliche di Violante, suo fratello non volle sentire ragioni. Il cognato-cugino era un pretendente al trono troppo scomodo. Doveva restare in catene per sempre.Violante delusa si rinchiuse nel castello di Pavia, consolata dalla madre Bianca ( aveva incoraggiato e sostenuto il tradimento del figlio). Violante ammalatasi, consumata forse più nell’animo che nel corpo, si spense nel 1386.Ciao Teresa Ramaioli (2)

 
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