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GIUSEPPE VERDI di Teresa Ramaioli

Post n°15814 pubblicato il 09 Ottobre 2014 da dinobarili
 

GIUSEPPE VERDI 

di

Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo il 09/10/14 alle 18:07 via WEB
GIUSEPPE VERDI---Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, di Carlo e Luigia Uttini, nacque alle otto di sera del 10 ottobre 1813, come risulta dall’atto di nascita (scritto in lingua francese, poiché all’epoca il Comune di Busseto rientrava nel Dipartimento del Taro, direttamente annesso alla Francia). Nel modesto edificio, adibito anche a posteria, situato a un crocevia al centro del villaggio, il padre gestiva un’osteria con annessa bottega di generi vari ; la madre era filatrice. Spesso i locandieri leggevano le lettere a chi non era in grado di farlo. La tradizione tramanda che durante il parto, essendo in corso i festeggiamenti annuali di S. Donnino, patrono della diocesi, la musica di un gruppo di suonatori girovaghi sia stata di buon auspicio per la futura attività del nascituro. Antonio Barezzi è un personaggio importante nella vita di Giuseppe Verdi. Nato a Busseto il 23 dicembre 1787, commerciante, imprenditore di successo, uomo generoso e amante della musica, aiutò e sostenne sin dall’adolescenza “Peppino”. Capito l’incredibile talento del ragazzo, il mecenate lo presentò a Ferdinando Proversi, direttore della scuola di musica della Collegiata di San Bartolomeo Apostolo a Busseto, che gli diede lezioni gratuitamente. Con lui il giovane imparò la tecnica degli strumenti a fiato, studiò e iniziò a comporre su un pianoforte viennese. Tra i 13 e i 18 anni, scrisse «... marce per bande a centinaia, forse altrettante piccole sinfonie che servivano per chiesa, per teatro e per accademia….molte serenate, cantate e diversi pezzi da chiesa». Nel frattempo, Verdi impartì lezioni di piano a Margherita, la figlia d’Antonio, e presto tra i due ragazzi nacque un legame sentimentale che lì portò, nel 1836, al matrimonio. Nel 1832 Barezzi e Proversi proposero al diciottenne Verdi d’entrare, grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà e Abbondanza di Busseto, al Conservatorio di Milano, Antonio si fece garante per le spese. Il benefattore rimase accanto a Giuseppe, che lo considerava ormai un secondo padre, anche nei momenti più tragici. Solo grazie al suo sostegno morale, l’artista riuscì a superare, tra il 1839 e il 1840, la disperazione seguita alle morti premature dei due figli e della moglie. Il legame tra i due uomini rimase sempre forte e a Barezzi non venne mai meno l’infinita gratitudine di Verdi, come testimoniano il carteggio e la dedica nel 1847 del “Macbeth”. Ciao Teresa Ramaioli

 
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