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IL RAG. ROBERTO racconto (56) di Dino Secondo Barili

Post n°15750 pubblicato il 05 Ottobre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

56

Il Rag. Roberto… il figlio… e le nuove generazioni

Gli uffici invecchiano… come invecchiano le persone. Non è una novità… è una constatazione. Se ne rese conto il Rag. Roberto, dopo che il figlio conseguì la Laurea. Il Dott. Walter (questi era il nome del figlio) voleva entrare nel “suo” Ufficio per fare … un po’ di pratica. Il Rag. Roberto, quell’Ufficio, l’aveva “costruito” trent’anni prima… quando il Dott. Walter non era ancora nato. Allora, il Rag. Roberto aveva trent’anni, mentre ora ne ha sessanta. La sua prima, unica ed attuale impiegata era (ed è) la Signora Marcella, un donna “tuttofare” che ha lavorato nell’Ufficio come fosse “casa sua”. Non c’era differenza tra casa sua e l’Ufficio perché, spesso e volentieri, la Signora Marcella, si portava a casa borsate di carte … per avere il lavoro sempre sotto controllo e sempre aggiornato. Con la sua impiegata, il Rag. Roberto non ha mai avuto nulla da dire. Tutto è sempre filato liscio. Anche nei momenti di maggior lavoro… mai un lamento, mai un “la” diverso dal solito… Ora, però, sono passati trent’anni da quel primo momento. Il figlio del Rag. Roberto sta per entrare in Ufficio e, senza volerlo ammettere, la Signora Marcella ha più di una preoccupazione. Anzi, è l’unica volta, in cui si è permessa di esporre, al “suo Titolare”, le proprie perplessità. Anche il Rag. Roberto ha dei dubbi. Cerca di confrontarsi con suo figlio… il quale vuole attuare “nuovi progetti”. Quando una persona ha creato dal nulla il proprio “habitat individuale” difficilmente accetta “idee nuove”. Durante la prima settimana in cui il Dott. Walter andava avanti e indietro nell’Ufficio, la Signora Marcella era preoccupata di non lasciare nulla sulla scrivania … per il timore di non capire più a quale “punto” avesse lasciato il lavoro. Fu, però, nella seconda settimana che il Dott. Walter parlò con suo padre. Un lungo giro di parole per illustrare il “futuro Ufficio”. Il Rag. Roberto fece finta di non capire. Si fece spiegare diverse volte il significato di alcune parole. Quando pensò di aver capito i “progetti” del figlio espresse il suo parere. “Caro Walter… non ti chiamo Dottore, perché sei mio figlio e mi sembra fuori luogo. Tuttavia se ho ben capito, tu vorresti entrare in questo Ufficio e rivoluzionare tutto… Allora, ti dico subito… “No”. Qui non si cambia una virgola”. Tu puoi usare tutte le parole astruse che io non conosco. Puoi fare i prospetti di sviluppo, di spesa, di risparmio, del dare e dell’avere… Qui, in questo Ufficio le cose sono andate avanti così per trent’anni e così andranno avanti fino alla mia pensione e quella della Signora Marcella… Non mi piace affatto il tuo modo di pensare “solo al denaro” (quello che “in teoria” si potrebbe guadagnare col tuo sistema). A me da fastidio una cosa. Hai detto che con il costo dell’attuale impiegata (Signora Marcella) … è possibile avere due giovani e avvenenti impiegate alla prima esperienza (magari a tempo determinato… in modo da poterle “rottamare”, all’occasione, con altre “nuove”). Ebbene “no”. Io mi tengo il mio Ufficio e la mia impiegata Signora Marcella … E tu, se sei capace, puoi costruirti un Ufficio tutto tuo… e vedere se riesci a farlo funzionare.” (56)

 
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