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CARTA PENNA E CALAMAIO di Teresa Ramaioli

Post n°14994 pubblicato il 21 Agosto 2014 da dinobarili
 

CARTA PENNA E CALAMAIO 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 19/08/14 alle 18:46 via WEB
PENNA; INCHIOSTRO E CALAMAIO--Valentina ieri mi ha chiesto: « Tu e Carla parlavate di calamaio,ma cos’è il calamaio ? » Caspiterina, mi sono detta, come si fa a non conoscere questo strumento che è stato, fino al 1959, il pane quotidiano per milioni di ragazzini che hanno frequentato le scuole elementari di mezzo mondo? Ma Valentina è piccola, ha sei anni e questa boccettina piena d’inchiostro, in cui si intingeva la penna per poter scrivere, non l’ha mai usata, così come non l’hanno usata tutti quelli che sono entrati in prima elementare dopo il 1960. A decretare la morte del calamaio ,insieme alla penna con pennino e all’inchiostro, è stata la BIC. La fantastica penna a biro che non doveva più essere immersa nell’inchiostro per scrivere, che non faceva più macchie una volta posata sulla carta, che non sporcava più i quaderni, le mani, il grembiulino e i compagni di banco di qualche bambino birichino che si divertiva a spruzzarli con l’inchiostro, è nata nel 1953. Fu il barone francese Bich a liberare migliaia di ragazzini dalla schiavitù dell’inchiostro. Il nobile francese non inventò la biro, perché questa era già stata inventata nel 1938 da due fratelli ungheresi, Lazlo e Georg Biro che si erano rifugiati in Argentina, ma mise a punto un processo di fabbricazione industriale che permise di abbassare enormemente il costo della penna a sfera e, quindi, di venderla ad un prezzo che sfidava qualsiasi concorrenza. La BIC cominciò ad essere commercializzarla in tutta Europa dopo la metà degli anni ’50. I bambini di prima si ricordano ancora del banco di scuola a due posti dove, sul lato destro di ogni scolaro o in mezzo, vi era un buco per far entrare il calamaio: una boccetta di vetro che si riempiva di inchiostro. Una tortura utilizzare la penna e il pennino che si spuntava quasi sempre, macchiando e bucando il foglio appena scritto. Lo scolaro quando ritornava a casa aveva continuamente il pollice destro sporco di blù, così come era blù un angolo della bocca dove egli appoggiava la parte finale della penna mentre era assorto nelle sue profonde e lunghe riflessioni (gesti sempre attuali). Il gesto per scrivere era quello di intingere la penna col pennino nel calamaio, poi si davano due colpetti per togliere l’inchiostro in eccesso (che spesso andava a finire sulla schiena dello scolaro davanti) e, via sul foglio a scrivere quello che dettava la maestra. L’altro strumento importante da utilizzare con la penna e l’inchiostro era la carta assorbente: senza quella la macchia si allargava e invadeva metà foglio. Per cui ogni bambino ne aveva una buona scorta. Altra scorta indispensabile era quella dei pennini che, per chi aveva la mano pesante , li spuntava continuamente. Passare da “penna, inchiostro e calamaio” alla biro… che differenza . Grazie Monsieur Bic!-Ciao Teresa Ramaioli

 
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