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IL CINQUANTENNE GIOVANNI racconto (368) di Dino Secondo Barili

Post n°13157 pubblicato il 05 Aprile 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

racconto del Mercoledì

Il cinquantenne Giovanni (368)

Nella vita ci sono vari momenti. A vent’anni si pensa in un modo, a trenta, in modo diverso …e poi, via, via sempre diverso… a 40, 50, sessant’anni. Il fatto è, che se a vent’anni si preferiva andare a pescare…a cinquanta, la pesca non basta più… E lì cominciano i guai… Non proprio guai… ma certe “riflessioni amare”. Già, a cinquant’anni una persona (uomo) ha già accumulato una notevole esperienza…e quell’esperienza (oltre alla fatica) ha “cambiato anche il modo di vedere il mondo”. Se ha vent’anni bastava la pesca in riva al fiume Ticino a “provocare emozioni” … a cinquanta quelle emozioni non bastano più… Si desidera qualcosa di più… qualcosa di diverso. E cosa? Per esempio. Conoscere nuove località. Conoscere persone nuove… Ecco, questo era il cruccio del Signor Giovanni, scapolo, cinquant’anni, ben portati, un anno fa. Una vita di lavoro come piccolo imprenditore… una corsa affannosa per raggiungere una “certa tranquillità economica”…e il desiderio di ritrovare i sogni perduti nel lavoro e nel corso degli anni. Conoscere persone nuove… Ma quali? Non le solite persone con le quali aveva a che fare tutti i giorni… La Segretaria, buona collaboratrice e confidente… ma senza fascino. Il capo tecnico con il quale discuteva i progetti e la loro realizzazione… I clienti … no, no, no. Quelli no! Altrimenti era come entrare in un tunnel nel quale non si vedeva l’uscita… Il Signor Giovanni, invece, aveva bisogno di qualcosa di nuovo… nuovo veramente. Allora, chi? “Una Veggente… una che sapesse leggere il futuro…” – La risposta era nella testa del Signor Giovanni da mesi. Non aveva il coraggio di pronunciarla, ma quello era il desiderio. Quando si decise a “sputare il rospo” ne parlò con la sua Segretaria la quale si era messa ridere… “Lei, Signor Giovanni (usava il Lei per mantenere le distanze) non ha bisogno di una Veggente… Lei ha bisogno di una moglie.” Il Signor Giovanni si rifiutò di rispondere. Da imprenditore (anche se piccolo) aveva già preso la sua decisione. Aveva letto sul giornale il numero di telefono di una “Veggente che riceveva a Milano” … luogo ideale per uscire dal circolo vizioso di una piccola città come Pavia. Preso l’appuntamento non vedeva l’ora di conoscere i risultati. La Veggente Clorinda era una donna grassa, enorme… con i capelli rossi e un seno che “strabordava” da tutte le parti. Eppure bastava sentirla parlare per essere affascinati da una “voce autoritaria e determinata”. Parole che sembravano massi. “Lei Signor Giovanni è un caso più unico che raro…” – fu la sentenza – “Il suo futuro dipenderà da come eseguirà i miei consigli… Primo, deve iscriversi ad una “scuola di ballo”. Uscire dall’isolamento in cui l’ha condotto il suo lavoro snervante. Poi, deve abbandonarsi alla musica… specialmente al tango. Solo così ritroverà la sua anima… quella che ha perduto nel corso degli anni. Non le anticipo nulla … perché il suo destino è già segnato. Sposerà … una Principessa.” In cuor suo il Signor Giovanni si mise a ridere. Una Principessa?... ma quando mai? Era benestante, ma non era ricco. Inoltre, non era un Adone. Pagò quanto dovuto e lasciò lo Studio della Veggente. Il Signor Giovanni uscì troppo velocemente dal portone d’ingresso del Palazzo… senza guardarsi in giro. Una ragazza in bicicletta lo centrò in pieno mandandolo a gambe all’aria. Un capitombolo da film. Urla, gemiti, dolori da tutte le parti. La ragazza spaventatissima prestò le prime cure. Chiamò il 118 e accompagnò l’infortunato in Ospedale. Ormai, il Signor Giovanni, non aveva che lei… la ragazza che lo aveva investito. Chiese il nome. “Mi chiamo Osvalda… Non si preoccupi … L’assisterò finché non si sarà ripreso.” I Dottori fecero del loro meglio con disinfettanti e cerotti. Il piede sinistro aveva subito una lussazione, ma era bastata una fasciatura…ed un bastone. Ora, il Signor Giovanni era come nuovo (si fa per dire). Inoltre aveva conosciuto Osvalda… “una ragazza da fine del mondo” che si era messa a sua completa disposizione. L’imprenditore… cosa voleva di più dalla vita? Tra un sospiro e l’altro, il cinquantenne, uscì con una frase. “E pensare che la Veggente mi aveva pronosticato che avrei sposato una Principessa…” La ragazza rimase senza parole… poi… “Ma, io sono Osvalda… la Principessa del Tango” (368)

 
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