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« saggio sulla carezzala memoria materiale »

a colazione con kinnell

Post n°248 pubblicato il 09 Marzo 2018 da emma01






GALWAY KINNELL
 - Oatmeal -

 

Io mangio farina d'avena a colazione.
La faccio sulla piastra e ci aggiungo latte scremato.
La mangio da solo.
Lo so che non è bene mangiare la farina d'avena da solo.
La sua consistenza è tale che è meglio per la tua salute
mentale se
qualcuno mangia con te.
Questa è la ragione per cui spesso m'invento un
compagno immaginario con cui
far colazione.
Probabilmente è anche peggio che mangiare farina d'avena
con un compagno immaginario.
Ad ogni modo ieri mattina, ho mangiato la mia farina
d'avena con John Keats.
Keats ha detto che ho fatto bene a invitarlo: a causa
della sua consistenza glutinosa,
della collosa
grumosità, del suo rimandare alla melma, e della
sua insolita propensione alle
disintegrazione, la farina d'avena non deve mai
essere mangiata soli.
Ha detto che secondo lui, comunque, è ok mangiarla
con un
compagno immaginario,
e che lui stesso si è goduto delle farine d'avena
memorabili con Edmund Spencer e John Milton.
Anche se queste farine d'avena non sono così salutari
come asserisce Keats, tuttavia,
puoi imparare qualcosa da esse.
Ieri mattina, per esempio, Keats mi ha racconta della
composizione di
"Ode all'usignolo".
E' diventato pazzo per finirla - queste erano le sue
parole - " ‘Ato ‘azzo"
ha detto, più o meno, parlando attraverso la
sua farina d'avena.
L'aveva scritta in fretta, su pezzetti di carta, che si era
poi messo in tasca,
ma quando era arrivata a casa non era riuscito a
ricostruire l'ordine delle
strofe, e lui e un amico avevano sparso le carte
sul tavolo e
cercato un nesso tra queste, ma ancor oggi non
è sicuro di aver trovato quello giusto.
Si stupisce ancora dell'occasionale sensazione
di movimento tra le strofe
e il modo in cui qua e là un verso abbia la
configurazione di un
musulmano in preghiera, poi si sollevi e scruti
tutt'intorno, e poi
si rimetta giù leggermente fuori dalla traccia ,
facendo in modo che la poesia
proceda
in avanti col noncurante barcollio di Dio.
Ha detto che qualcuno gli ha raccontato che tardi nella
vita Wordsworth aveva sentito dire
dei
pezzetti di carta sul tavolo e aveva provato a
rimescolare alcune sue
strofe ma aveva solo peggiorato la situazione.
Alla fine della colazione, John ha recitato "All'autunno".
L'ha recitata lentamente, con molto sentimento, e ha
articolato le parole
in modo incantevole, e il suo strano accento
suonava dolce.
Non ha offerto la storia della composizione di
"All'autunno" e mi chiedo se
ne esista una.
Ma ha detto che la vista di un campo d'avena appena
mietuto gliela aveva
fatta cominciare,
e due dei versi, "poi che l'estate le viscose celle
colmava
fino all'orlo" e "osservi fino all'ultima goccia
per ore e ore",
gli erano venuti mentre mangiava la farina
d'avena da solo.
Mi sembra di vederlo - mentre rimesta col cucchiaio
nella materia, guardando fisso
i luminosi campi arati, borbottando -e mi
viene in mente:
forse non c'è nessun sublime, solo il risplendere dei
brandelli di amnio.
Per cena stasera avrò un avanzo di patata al forno
rimasta dal
pranzo.
Sono consapevole che una patata al forno è umidiccia,
scivolosa e
al contempo gommosa e briciolosa,
ed è per questo che inviterò Patrick Kavanagh a farmi
compagnia.














fuck nota

mangio una mela,
seduta scompostamente su
una panchina di metallo
tengo in grembo la piccola
raccolta delle poesie di kinnell.
l'osservo mangiare la 
sua farina d'avena.
guardarlo mi sazia.

 

 
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