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OGGETTI...SMARRITI

Post n°4073 pubblicato il 22 Ottobre 2021 da monellaccio19
 

 

 

 

Migliaia e migliaia di morti per covid abbiamo subito nel nostro paese. Il numero dei decessi, erano cifre spaventose e la paura si faceva strada specie tra i più deboli e gli anziani. Oggi, con la santa pazienza e con serenità, si cerca di definire le situazioni in sospeso: ovvero, la restituzione degli oggetti personali dei ricoverati urgentemente in terapia intensiva e che nel tempo, sono rimasti a disposizione negli armadi o negli spogliatoi dei reparti.  Nell'Ospedale di Piacenza, una struttura in prima fila al momento più critico, oggi vi sono oltre 500 sacchi contenti non solo vestiario dei ricoverati, ma molti oggetti che al momento dell'ingresso in terapia intensiva, sono stati accantonati. Orbene, a Piacenza, c'è una parte del personale che ha il preciso compito di censire, appurare e ordinare tutto il materiale reperito e metterlo a disposizione di chi fornirà prove per accertare le parentele e la familiarità di oggetti, in particolare preziosi. Un lavoro certosino e lodevole: specie le fedi nuziali dove all'interno sono segnate le date del matrimonio e i nomi dei possessori. In casi in cui marito e moglie sono deceduti nello stesso luogo, sono state accoppiate: un pegno d'amore che dura anche oltre la vita. E poi tante foto, orologi, anelli in genere, orecchini, soldi (?) e molto ancora: 500 sacchi di...storie personali, di ricordi e di speranze...morte sul nascere. Non mi risulta che altri ospedali nazionali in prima linea per il covid, abbiano fatto altrettanto. Eppure non solo sarebbe un atto dovuto, ma renderebbe ai parenti stretti, gli oggetti che facevano parte della vita interrotta dei loro cari. Un plauso ai responsabili che stanno lavorando con zelo per restituire a tutti, nei limiti del possibile, ciò che sia appartenuto ai loro parenti, nel contempo mi piacerebbe sapere se questa iniziativa, peraltro obbligatoria, fosse stata messa in atto anche in altri ospedali. 

 
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g1b9
g1b9 il 22/10/21 alle 14:10 via WEB
E' il minimo che la sanità pubblica e lo Stato possano fare dopo un'emergenza gestita nel peggior modo possibile, impreparati in tutto, capaci solo di seminare panico e paure assurde nella popolazione. Un lavoro ,quello che mi dici stiano facendo ora, che non sarebbe mai stato necessario, se ogni paziente fosse stato trattato come una persona, anzichè un caso numerico, da smaltire nella giornata. Vergognoso l'abbandono a se stessi, persino nella morte.E intanto a due anni da allora la pandemia prosegue e proseguirà, le misure cautelari sono sempre le stesse, nonostante il vaccino. Riavere qualche oggetto, se pur di valore, non cancella lo scempio su poveri ammalati. Ciao buona giornata Carlo!
 
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