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INDOSSARE L'ARIA E...SENTIRLA

Post n°2563 pubblicato il 23 Ottobre 2017 da monellaccio19
 

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Sembra ieri quando per la prima volta ottenni da mia madre i miei primi jeans. Scimmiottavamo l'America alla fine degli anni cinquanta e quindi, uno dei simboli che ci premeva indossare, erano proprio i jeans della Levi Strauss con tanto di etichetta posteriore in "cuoio"(???) ben visibile. Senza quella ci si poteva sgolare per assicurare gli amici che fossero "originali" e comprati in un negozio noto, si rischiava di essere presi in giro per un acquisto fatto in via Calefati al mercato itinerante delle robe vecchie: erano gli anni in cui, così si raccontava, gli americani dismettevano i loro jeans usati e invece di buttarli, li mandavano da noi "morti di fame" affinché si vendessero come "pezze vecchie". Altri tempi, altri stili e altre disponibilità, inoltre era una leggenda metropolita che reggeva  solo a quel tempo. Poi, nel breve periodo, le vetrine cominciarono a riempirsi di jeans con altre etichette, nomi inventati per produzioni italiane ma spacciati con marchi esterofili: ricordo i "LEE" in particolare, erano gli unici a tenere testa ai Levi's. Fu anche il periodo in cui si passò alle scelte particolari: il risvolto andava forte, il jeans sotto il mocassino era un must, il calzino bianco poi, era la perfezione assoluta. In seguito nacque anche la novità dei colori: il blue-jeans perse il colore blu e si allargò verso l'iride; poi arrivò l'usura, il pantalone consumato: guai se non fosse stato sbiadito, non era alla moda. Allora noi facevamo di tutto per imbrattarli, per renderli lisi e consunti. Quando la mamma accennava a prenderli per lavarli: "Giù le mani da quella roba! Devono restare così per sempre!". Oggi siamo all'impossibile: i risvoltini non si usano più, il calzino bianco men che mai, e la scarpa può essere anche uno zoccolo buzzurro e agreste, va bene lo stesso. Stiamo vedendo come la moda cambi repentinamente, inventano novità a ripetizione e ci sbalordiamo ogni volta che dal classico e originale jeans ci si allontani sempre di più. Ossia, loro continuano a parlare di jeans, ma siamo già  con le pezze al culo, i rattoppi arrangiati, gli strappi eccessivi procurati volutamente e alle lunghezze e larghezze non canoniche. Di tutto e di più abbiamo visto in questi ultimi anni, continuiamo a comprarli e sono sempre jeans: io li indosso e il massimo che mi permetto è la "finta" usura, lo sbiancamento dovuto per l'eccessivo consumo. Il bello è che si pagano per averli già così. Azzarola, dateli buoni e perfetti, al resto ci pensiamo da soli! Macché: "Se lo fai tu si capisce che non è consumato "originale!". Ma come, se lo faccio io non è originale se lo fa la ditta produttrice è originale? Vabbè, io sono vecchio per queste str.....te, ma voi che siete alla moda e vi preparate per  l'anno prossimo, sapete come si porteranno i jeans nel 2018? 


Arrivano i jeans-tanga: hanno solo le cuciture e rivelano parti intime e lingerie

 

Questo è il dettame della prossima moda: la Thibaut giapponese, è partita alla grande con le sue proposte Primavera/Estate 2018. Tra le varie idee c'è questo "Tanga-jeans". Non so quanto costerà e non mi interessa saperlo, ma voi prima di comprarlo chiedete al negoziante: "Quanto  costa?". Dopo aver saputo il prezzo, rifate la domanda:  "E invece, quanto lo vendete a...striscia?".

 
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Rispondi al commento:
mariateresa.savino
mariateresa.savino il 23/10/17 alle 13:45 via WEB
Una moda che si fa beffa della morale,oltre che del buon gusto. Della morale, non perché si rimane praticamente scoperti (e non credo che quella sorta di Jeans sia pratica d'inverno) ma perché, almeno secondo me, è come dare uno schiaffo alla miseria, quella vera e tragica (e ritengo lo sia anche per quei Jeans sdruciti e sbrindellati ad hoc) ma sono, comunque, sicura che giovani e meno giovani abboccheranno per sentirsi alla page;tutti omologati e ossequianti i dettami di una moda che si propone di stupire più che di vestire.Buon pranzo, Carlo.
 
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