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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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INDOSSARE L'ARIA E...SENTIRLA
Sembra ieri quando per la prima volta ottenni da mia madre i miei primi jeans. Scimmiottavamo l'America alla fine degli anni cinquanta e quindi, uno dei simboli che ci premeva indossare, erano proprio i jeans della Levi Strauss con tanto di etichetta posteriore in "cuoio"(???) ben visibile. Senza quella ci si poteva sgolare per assicurare gli amici che fossero "originali" e comprati in un negozio noto, si rischiava di essere presi in giro per un acquisto fatto in via Calefati al mercato itinerante delle robe vecchie: erano gli anni in cui, così si raccontava, gli americani dismettevano i loro jeans usati e invece di buttarli, li mandavano da noi "morti di fame" affinché si vendessero come "pezze vecchie". Altri tempi, altri stili e altre disponibilità, inoltre era una leggenda metropolita che reggeva solo a quel tempo. Poi, nel breve periodo, le vetrine cominciarono a riempirsi di jeans con altre etichette, nomi inventati per produzioni italiane ma spacciati con marchi esterofili: ricordo i "LEE" in particolare, erano gli unici a tenere testa ai Levi's. Fu anche il periodo in cui si passò alle scelte particolari: il risvolto andava forte, il jeans sotto il mocassino era un must, il calzino bianco poi, era la perfezione assoluta. In seguito nacque anche la novità dei colori: il blue-jeans perse il colore blu e si allargò verso l'iride; poi arrivò l'usura, il pantalone consumato: guai se non fosse stato sbiadito, non era alla moda. Allora noi facevamo di tutto per imbrattarli, per renderli lisi e consunti. Quando la mamma accennava a prenderli per lavarli: "Giù le mani da quella roba! Devono restare così per sempre!". Oggi siamo all'impossibile: i risvoltini non si usano più, il calzino bianco men che mai, e la scarpa può essere anche uno zoccolo buzzurro e agreste, va bene lo stesso. Stiamo vedendo come la moda cambi repentinamente, inventano novità a ripetizione e ci sbalordiamo ogni volta che dal classico e originale jeans ci si allontani sempre di più. Ossia, loro continuano a parlare di jeans, ma siamo già con le pezze al culo, i rattoppi arrangiati, gli strappi eccessivi procurati volutamente e alle lunghezze e larghezze non canoniche. Di tutto e di più abbiamo visto in questi ultimi anni, continuiamo a comprarli e sono sempre jeans: io li indosso e il massimo che mi permetto è la "finta" usura, lo sbiancamento dovuto per l'eccessivo consumo. Il bello è che si pagano per averli già così. Azzarola, dateli buoni e perfetti, al resto ci pensiamo da soli! Macché: "Se lo fai tu si capisce che non è consumato "originale!". Ma come, se lo faccio io non è originale se lo fa la ditta produttrice è originale? Vabbè, io sono vecchio per queste str.....te, ma voi che siete alla moda e vi preparate per l'anno prossimo, sapete come si porteranno i jeans nel 2018?
Questo è il dettame della prossima moda: la Thibaut giapponese, è partita alla grande con le sue proposte Primavera/Estate 2018. Tra le varie idee c'è questo "Tanga-jeans". Non so quanto costerà e non mi interessa saperlo, ma voi prima di comprarlo chiedete al negoziante: "Quanto costa?". Dopo aver saputo il prezzo, rifate la domanda: "E invece, quanto lo vendete a...striscia?".
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