Secondo molti scienziati, tra i più prestigiosi al mondo, la scienza e la ricerca scientifica non dovrebbero mai fermarsi: finché saremo su questo pianeta e l'uomo avrà la possibilità di dedicarsi agli studi e alle scoperte scientifiche, il procedere non dovrà mai essere alienato, interrotto e/o azzerato. Diciannove anni fa toccò al primo primate clonato in America con la tecnica della scissione dell'embrione, oggi in Cina si torna alla famosa pecora Dolly, ovvero, una tecnica diversa dalla scissione e basata invece sul trasferimento del nucleo di una cellula dell'individuo «da copiare» in un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. Questa tecnica sulle scimmie finora è sempre fallita a causa delle loro cellule che impedivano lo sviluppo dell'embrione, quindi, sulla pecora andava bene ma sui primati no. E agli scienziati interessano molto le scimmie perché sono più vicine a noi rispetto alle pecore. Non vado oltre con i dati scientifici e le ragioni primarie di questo esperimento. I cinesi hanno trovato il modo per superare il problema ovulo/embrione e la notizia della clonazione riuscita è su tutti i giornali del mondo. I nostri scienziati hanno appreso e sono contenti di questo traguardo, ora senza giri di parole, tocca all'uomo e non vi sono alternative. Il punto di domanda è un altro: "E' o no una minaccia per l'uomo questo nuovo traguardo?". Fermiamo la scienza oppure procediamo fino a quando non si arrivi alla clonazione dell'uomo? La scoperta apre fronti importanti che porterebbero alle sperimentazioni dei farmaci e dei medicinali per affrontare le gravi patologie che ancora opprimono l'umanità. Ma con l'etica come la mettiamo? La Chiesa è molto preoccupata non per le attuali scoperte e la clonazione delle due simpatiche scimmiette, anzi vede ciò che tutti speriamo, ovvero, poter sconfiggere i mali che ci affliggono. Ma se per la Chiesa è il passo successivo che preoccupa, non c'è da darle torto: "La vita umana non è stata programmata per essere attivata con sistemi di tipo artificiale, ma dall’incontro di due gameti, uno dell’uomo e l’altro della donna". Ecco la battaglia del futuro più o meno prossimo, abbiamo la possibilità di sapere dove e quando fermarsi? Chi deciderà come andare avanti? E chi stabilirà i parametri dell'etica? La discussione e l'informazione saranno corrette? E infine: il ricercatore sarà capace di fissare un limite etico e morale al suo lavoro? Da che parte state? Procedere a tutta forza senza alcuna remora, oppure porre limiti e paletti a difesa del genere umano che è unico e solo e che non può farsi tangere dall'insulto dissacratorio della clonazione?