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STESSA SPIAGGIA...MA NO STESSO POSTO!

Post n°3633 pubblicato il 29 Luglio 2020 da monellaccio19
 

 

 

 

Premetto che sono al mare e dichiaro che non sono un assiduo frequentatore di spiagge, specie se affollate e "assardinate". Eccezionalmente la famiglia si è riunita per un week end lunghetto e l'offerta è come un pacchetto low cost, "ora c'è, poi non c'è più" quindi non si può eludere: "Allora, Bianchetto di Naneve (sarebbe Nanetto di Biancaneve, ma per me è d'obbligo il calembour a causa del mio candore epidermico), come ci organizziamo per andare tutti in spiaggia?". Azzarola, cominciamo bene,  la domanda  è volutamente pleonastica: "E come vuoi organizzarti "bon bon" al fondente (lei è già abbronzata), io vado con le bambine in bici e voi tutti andate a piedi, ci incontriamo giù al mare!". Il piano è diabolico, sono un ingegnere attento  e puntuale  quando costruisco meccanismi di precisione. La famiglia si muove e io, pedalando lentamente, mi avvio con le ragazze  che mi seguono con le loro bici: "Nonno, attento a non perdere l'equilibrio e a non investire i pedoni sul ciglio della strada". L'invito, urlato dalla nipotina più grande, mi induce a una breve sosta per catechizzarle ancora una volta: "Ascoltatemi bene bimbe, mi raccomando, ricordatevi che non dovete mai chiamarmi nonno quando siamo tra la gente, nonno solo quando siamo soli a casa....". "Ma scusa..." riprende la piccola: "...se non ti chiamiamo nonno, come ti chiamiamo? Carlo?". Mi aspettavo la domanda, è una vita che ci diciamo sempre le stesse cose, è un copione ormai fisso: "Se volete, Carlo va benissimo; se proprio non potete farne a meno, chiamatemi pure zio, per voi sulla spiaggia oggi sarò zio Carlo, d'accordo?". Sembra che il patto possa reggere, sono sveglie le piccole e non mi deluderanno, io so come "comprare "le prezzolate delatrici". Parcheggiamo le bici e ci avviamo facendoci largo tra carne da macello, carne arrosto e carne.....carne bella, dorata, lucida; corpi scultorei, belli, esuberanti, modellati da Prassitele, scolpiti da Michelangelo: uno spettacolo per cui la vista non può fare a meno di ringraziare... un po' meno la pressione arteriosa. Ci portiamo in una zona della spiaggia meno affollata, con certosina pazienza scelgo un posto dove ci sono altre signore con bambini e donne sole sdraiate per concedersi ai caldi raggi del sole: "Fermiamoci qua, c'è abbastanza spazio e vi aiuto a giocare con la sabbia, anzi, zio Carlo vi aiuta a fare un bel castello di sabbia!". Le bambine mi guardano meravigliate e non possono trattenersi dal chiedermi: "Zio, perché non raggiungiamo gli altri...mamma, papà....". Prevista anche questa ingenua domanda: "Perché dove sono loro non c'è molto spazio, qui invece, possiamo muoverci a nostro agio....specialmente io!". Il gioco è fatto, non ci sono repliche e cominciamo a tirar fuori secchielli, palette e tutte le chincaglierie tipiche da spiaggia. In breve, aiutato dalle piccole, metto su un piccolo cantiere e il castello di sabbia comincia a prendere forma. Gli altri bambini si avvicinano affascinati, istintivamente si fanno coinvolgere e io divento un perfetto direttore dei lavori. Mentre i tempi procedono secondo il contratto nazionale degli edili, fatalmente e con indifferenza, avvio le mie solite e affabulatrici chiacchiere con le mamme dei bimbi: si avvicinano, fanno capannello e la conversazione si anima. Lo sapete, quando attacco non la smetto, sono brillante, modestia a parte, non mi mancano gli argomenti; i sorrisini, le smorfie, le risate non tardano e la comitiva, ormai numerosa, sembra star bene in compagnia del monellaccio.  Improvvisamente, tra una chiacchiera e una risata, l'idillio con gli astanti si scompone: "Zio Carlo, sta arrivando papà!". E' una coltellata al cuore la voce della nipotina più grande, una scudisciata violenta a lacerare la pelle bianca in attesa del primo strato di ambrata abbronzatura: "Accidempoli, corbezzolina, che succede? Come mai sei qua?". Non riesco a biascicare altro quando mio figlio è due metri da me. "Papà, non ti vedevamo arrivare, non hai il cellulare con te, non capivamo che fine avessi fatto, che ci fai qua? Perché non ci hai raggiunto al solito posto?". Azz!!!! Bella domanda! "Mi sono smarrito, le bambine hanno incontrato altri bimbi e hanno cominciato a giocare...". Appena pronunciata la banale scusa, vedo avvicinarsi la "fondente" incazzata: "Nonno, che ti è successo, lo sai che non ti devi mai allontanare da solo, con tutte le tue gravi patologie, è pericoloso non essere accompagnato da persone adulte. E' rischioso, costituisci pericolo per te e, soprattutto, per gli altri! Capisci... ammè! Vieni, ti riportiamo alla casa di riposo, non ti agitare, sereno e tranquillo, la ricreazione è finita!!!". E' vero, finita l'intensa e gradevolissima pausa, mi sono rituffato nella dura realtà: sputtanato come nonno, come vecchio, come uomo e come...consorte!!!!! Però mi sono preso una bella soddisfazione: ho scritto un "post" sulla sabbia....

 

 
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