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L’industria nucleare nordcoreana si interesṣ al calcio italiano?

Post n°2005 pubblicato il 16 Giugno 2016 da massimocoppa
 

Una vicenda che viene rivelata per la prima volta, una strada che si potrebbe ancora percorrere per salvare la squadra dell’isola d’Ischia appena retrocessa in serie D ed a rischio scomparsa
L’INDUSTRIA NUCLEARE NORDCOREANA SI INTERESSÒ AL CALCIO ITALIANO?

Potremmo definirlo un “cold case”: una storia ormai vecchia di tre anni, ma finora sconosciuta; interessante, in sé, ma anche perché potrebbe fornire una via d’uscita alla disastrosa situazione finanziaria dell’Ischia Isolaverde: una squadra appena retrocessa dalla Lega Pro e che rischia di scomparire perché potrebbe addirittura non riuscire nemmeno ad iscriversi alla serie D, con una compagine societaria di matrice napoletana in totale disfacimento e la mancanza di interlocutori all’orizzonte.
Una via d’uscita a patto, ovviamente, che si abbia la forza, la voglia, la capacità ma, soprattutto, la spregiudicatezza per seguirla.
Era il giugno del 2013 quando, durante una trasmissione dell’emittente televisiva nazionale Sportitalia dedicata al calcio mercato estivo, il giornalista Alfredo Pedullà affermò che non meglio precisati investitori coreani sarebbero stati interessati alla squadra di calcio più importante della maggiore delle isole partenopee.
Una notizia scarna, ma che ovviamente fu ripresa dai media locali e suscitò enorme curiosità nel micro-cosmo sportivo ischitano.
Oltre a chiedersi chi fossero questi soggetti, ovviamente, avendo un minimo di conoscenza della geografia politica mondiale ci si interrogava anche sulla loro provenienza precisa: Corea del Sud o del Nord?
E sì, perché c’è una bella differenza tra i due Paesi. La Corea del Sud è un Paese capitalistico di tipo occidentale, con un’economia sviluppata e livelli di benessere molto alti; presenta tratti autoritari ma elezioni politiche tutto sommato libere ed un governo rappresentativo; la Corea del Nord, al contrario, è una delle ultime dittature comuniste della terra, saldamente in mano ad un potere dinastico (dalla nascita di questo Stato si sono succeduti al potere Kim Il-sung, poi il figlio Kim Jong-il ed ora il nipote Kim Jong-un) ed è storicamente l’unico caso dove uno Stato comunista ha una leadership personale che si tramanda di padre in figlio…
Inoltre la Corea del Nord è uno dei Paesi più poveri del mondo, anche e soprattutto a causa del potere ottuso che lo governa con pugno di ferro. Le carestie si succedono ciclicamente e mietono centinaia di migliaia di vittime, e tuttavia fiumi di denaro vengono spesi per il programma atomico; la repressione del dissenso politico è violenta e feroce. Insomma, la Corea del Nord è senz’altro uno dei luoghi più cupi del mondo, con una situazione medievale.
Detto questo, appariva inverosimile che fosse qualcuno della Corea del Nord ad esprimere interesse verso l’Ischia.
Invece, incredibile a dirsi, pare sia stato proprio così.
In realtà sembra che la dirigenza e la proprietà dell’Ischia Calcio dell’epoca non siano state mai messe al corrente di questa situazione, perché non sarebbe stata mai ufficialmente definita, rimanendo confinata ad un possibile mediatore d’affari italiano.
Però ci sono indizi i quali portano ad affermare che è vero che, ad un certo punto, da Pyongyang arrivò un interesse a dir poco clamoroso. Solo che non si trattava di “imprenditori” nord-coreani, perché ufficialmente queste figure non esistono, essendo l’economia rigidamente centralizzata ed aperta solo agli investimenti cinesi e, in alcune “zone economiche speciali”, a quelli sud-coreani.
Ebbene, la lunga premessa era d’obbligo per inquadrare il complesso scenario geopolitico nel quale ci muoviamo; però ora arriviamo al punto.
C’era una persona che pare fosse interessata materialmente all’Ischia Isolaverde. Una persona che conosce il nostro Paese e che sa quanto il pallone, soprattutto se vincente, possa riverniciare ottimamente l’immagine opaca di una cupa dittatura: il via libera, da questo punto di vista, sarebbe arrivato dal giovane Kim Jong-un, un personaggio meno eccentrico rispetto al padre Kim Jong-il ma sufficientemente intelligente per avallare un’operazione di restyling dell’immagine del regime.
A muoversi per l’Ischia, dunque, sarebbe stato una sorta di manager, l’amministratore delegato di un enorme complesso industriale multi-operativo nord-coreano: Kang Kyong, amministratore della Ryonbong General Corporation.
Figura affascinante e misteriosa, 51 anni, su Kang Kyong si sa ben poco; come del resto si sa poco del conglomerato che dirige: il tutto è ben compatibile con la cappa che grava sulla Corea del Nord a causa del regime oppressivo e dispotico esistente.
Tuttavia il sig. Kang conosce l’Italia. Ecco cosa scrive di lui il giornalista di “Repubblica” Federico Rampini (in una corrispondenza da Pyongyang poi ripresa anche nel suo libro “L’ombra di Mao”): “Kang Kyong, (…) capo della Ryonbong General Corporation, che incontro nella residenza ufficiale per gli ospiti del governo. (…) Elegante, porta il capello brizzolato anziché l’orrida tintura rossonera dei gerarchi, ha il sarto che gli taglia i vestiti all’italiana, gli occhiali con la montatura da centinaia di Euro. Il signor Kang si presenta come il capo di «tre joint venture di import-export, una fabbrica metallurgica, una di vestiti, una di medicinali e una di gioielli». Dice di essere stato spesso in Italia, e di avere avuto non meglio precisati «contatti con la Fiat». Ha tutta l’aria di un miliardario vero, che si muove da futuro padrone tra le macerie del comunismo di guerra di Pyongyang”.
Ecco chi avrebbe potuto diventare il nuovo socio o, addirittura, il proprietario dell’Ischia. Un socio con capitali di Stato da investire subito, cash.
La cosa maggiormente sconcertante è che già quando i nord-coreani si sarebbero mossi (nel 2013) alla volta del calcio italiano, la compagnia in questione era già finita nella lista nera degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite perché sospettata di fornire materiali per la costruzione di missili coinvolti nel programma nucleare di Pyongyang…
E’ un’ipotesi da approfondire? Credo di sì. Anche rivolgersi alla Corea del Nord potrebbe essere un modo per evitare la scomparsa dell’Ischia.

 
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