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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

 

 
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Salviamo il manoscritto dei cavalieri medievali!

Post n°1995 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da massimocoppa
 

Un crowdfunding per la cultura
SALVIAMO IL MANOSCRITTO DEI CAVALIERI MEDIEVALI!

Ormai si raccolgono soldi via Internet su tutto, ed a volte anche per emerite sciocchezze: “E’ il crowdfunding, bellezza!”, verrebbe da dire.
Anche la cultura, quindi, può approfittarne e questa, secondo me, è una causa meritoria.

Come spiega nel suo sito web la Fondazione “Ezio Franceschini”, istituto di ricerca sulla cultura testuale dell’Europa medievale (www.fefonlus.it) – non vi lasciate intimorire se il browser vi dice che si tratta di un sito pericoloso, è un falso allarme – le avventure di Méliadus, il padre di Tristano (protagonista della leggenda d’amore di Tristano e Isotta) “sono narrate in un romanzo in francese medievale”. Oggi, nota la Fondazione, diremmo che si tratta di un “prequel” della saga di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, un mito famosissimo che resiste ancora ai nostri tempi: “Come nella leggenda di Artù (tra le preferite per l’infanzia, e tra le radici della nostra cultura), la storia di Méliadus parla di cavalieri coraggiosi che affrontano sfide e combattimenti insieme a amori e amicizie, costruendo il retroterra della generazione successiva”.
Ebbene, la più antica copia manoscritta contenente le gesta di Méliadus fu confezionata in Italia settentrionale, risale al 1320 e rischia di scomparire: nel senso che i suoi proprietari americani, i quali finora l’avevano lasciata alla libera fruizione presso l’università inglese di Cambridge, hanno deciso di venderla.
Ma, ovviamente, non vi è certezza che chi l’acquisterà vorrà esporla ancora e non, piuttosto, metterla in un caveau o tenersela blindata in casa per il suo esclusivo piacere.
Per questo la fondazione Franceschini, insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche ed all’Università di Zurigo, lancia una raccolta fondi per acquistare il manoscritto e renderlo per sempre disponibile agli studiosi ed alla pubblica visione (non solo materialmente, ma anche on line, digitalizzandolo).
Obiettivo: 250mila Euro da raccogliere entro il 31 dicembre 2015.

Le donazioni sono scaricabili dalle tasse e se non si raggiungerà l’obiettivo verranno restituite.
Io credo che se tutti donassimo anche un euro, con milioni di italiani il manoscritto sarebbe salvo.

Per tutti i dettagli e per donare, cliccare QUI.

 
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