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Peregrino

Post n°605 pubblicato il 02 Maggio 2013 da Arvalius

Assisi trabocca di pellegrini vocianti. Nella piazza, giovani del posto, musica techno a palla, tracannano birra, si ubriacano e ballano; con ostentazione. Rivendicano il territorio, come a dire portate i soldi ma siete di troppo, siamo stanchi di vedervi qui ogni giorno. Ho una guida del Touring Club del 1950. Leggo: Assisi è una città solitaria e silenziosa, che infonde al visitatore un sentimento di mistica serenità.

Lungo le vie una sequela di bottegucce con finte pistole e balestre, falso artigianato e artigianato di Deruta con prezzi per quelli che pensano sempre di fare un affare, prodotti tipici ormai tipicizzati, e collane su collane di rosari e croci tau made in China. Ma l’atmosfera è gaia.

Nel ristorante dopo la volta fatta affrescare da Paolo IV che è sulla piazza di fronte al tempio di Minerva si mangia bene. La signora ci racconta del terremoto, la paura, dei soldi della ricostruzione mai arrivati e delle spese che dovette sostenere per rendere antisismica la sua casa.

 La basilica di san Francesco stupisce per la sua imponenza. E' un insieme stupefacente di edifici. Il grande rosone centrale della basilica superiore pare fatto all’uncinetto, le vetrate istoriate trapunte sotto le quali potresti dormire, le decorazioni sugli archi grattacieli di colore più potenti di una via notturna di Las Vegas. E poi Cimabue e Simone Martini, le scene di Giotto con le architetture squillanti di città che dipinse a cavallo del 1300. Quadri che mozzano il fiato. Almeno a me; perché la folla sciamante chiacchiera come al mercato, nonostante le continue esortazioni al silenzio.

Ora gli affreschi stridono con l’ambiente esterno, con i palazzetti di un grigiore uniforme e piatto, i vecchi intonaci spicconati per lasciare la pietra faccia a vista così da dare il senso dell’antico, ma dove tutto sembra falso come un film sul medioevo di quart’ordine.

Il medioevo, quello vero, è nella basilica. Esplosioni cromatiche come fuochi d’artificio e stelle filanti. Pavimenti che sembrano usciti dai riflessi di una palla stroboscopica, e volte da sballo come sotto gli effetti dell’acido lisergico. Tutto è colore all’ennesima potenza; dopotutto si usciva dai secoli bui.

 A sera, per le vie una trentina di ragazzi suonano i tamburi marciando come un plotone contro il mondo. E' un rumore cupo che rimbomba dappertutto, sembra un terremoto. Ma l’hotel ha finestre spesse e nella saletta del bar puoi servirti da solo. Domani andremo all’eremo a fare altre file.

 
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