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Usa: la “pazienza” della Fed è finita ma per il primo incremento del costo del denaro ci sarà da attendere

Post n°1827 pubblicato il 18 Marzo 2015 da Lucky340
 

Indicazioni contrastanti quelle in arrivo da Washington. La Banca centrale statunitense al termine della due giorni di riunioni da un lato ha rimosso, come da attese, l’aggettivo "paziente” in riferimento alla tempistica del primo rialzo dei tassi ma dall’altro lato ha indirettamente annunciato al mercato che per i prossimi mesi, e in particolare nella riunione di giugno, il costo del denaro non sarà toccato.

Questo perché da un lato un innalzamento dei Fed Funds ad aprile è confermato "improbabile” e dall’altro è stato ribadito che per muovere i tassi dallo 0-0,25% saranno necessari "ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro e una ragionevole fiducia che l’inflazione tornerà verso il target del 2% nel medio termine”. Nonostante non sia stato menzionato, il rafforzamento del dollaro è tirato in ballo indirettamente visto che la Fed ha rilevato una crescita dell’export in "indebolimento”.

Indicazioni "dovish”, quindi improntate al mantenimento dello status quo, arrivano anche dalla view sull’andamento della crescita economica, "in parte frenata”, e dalla stima sull’andamento dei Fed Funds fornita dai membri del Fomc (Federal open market committee), il braccio operativo della banca centrale statunitense. Per fine anno il board si attende che il costo del denaro della prima economia si attesterà allo 0,625%, contro l’1,125% atteso a dicembre. A meno di sorprese, per il primo incremento dal 2006 sarà quindi necessario attendere la fine dell’estate. Per l’anno prossimo la mediana è all’1,875%, dal 2,5% di fine 2014. Nel lungo periodo, il tasso mediano è confermato al 3,75%.

Rivista al ribasso la crescita economica
La revisione al ribasso della view sui Fed Funds è dovuta alle nuove stime sull’andamento dei principali indicatori macro. Nell’anno corrente il consenso sulla crescita del Pil passa dal 2,5-3% al 2,3-2,7%, l’inflazione "core” è vista tra l’1,3 e l’1,4 per cento (da 1,5-1,8%) e il tasso di disoccupazione è stimato tra il 5 e il 5,2% (da 5,2-5,3%).

Wall Street festeggia
Una Fed meno "paziente” ma comunque "colomba” spinge i listini azionari. Dopo una prima parte attendista, Dow e S&P500 guadagnano entrambi lo 0,85%, rispettivamente +150 e +18 punti rispetto al dato precedente. Segno più anche per il Nasdaq, rialzo dello 0,64%. In rosso di quasi un punto e mezzo percentuale il dollar index, mentre dal fronte commodity tornano a salire oro e petrolio (+1,7% e +0,75%). In calo anche il rendimento del decennale, sceso sotto il 2% per la prima volta da quasi un mese.

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Commenti al Post:
Lucky340
Lucky340 il 19/03/15 alle 07:33 via WEB
NEW YORK (WSI) - I toni da colomba usati oggi dalla Federal Reserve hanno messo il turbo agli indici, che hanno virato in positivo non appena il mercato ha capito che la banca centrale americana non è impaziente di alzare i tassi di interesse pur avendo rimosso la parola "paziente". Il governatore Janet Yellen ha comunque lasciato aperte le porte di una stretta monetaria, magari già a giugno ma per i trader il primo rialzo dei tassi dal 2006 si sposta più avanti nell'anno.
Il Dow Jones ha recuperato la soglia psicologica dei 18.000 punti: l'indice delle 30 blue chip ha finito in rialzo dell'1,09% a 18.044,01, l'S&P 500 ha aggiunto l'1,21% a 2.099,38, il Nasdaq e' salito dello 0,92% a 4.982. Il petrolio ad aprile ha interrotto la serie di sei sedute consecutive in calo archiviando un +1,2 dollari a 44,66 dollari al barile.
Nel comunicato della Federal Reserve al termine della riunione del Federal Open Market Committee, pur eliminando la parola "pazienza", i governatori hanno sottolineato di ritenere come "improbabile" un aumento dei tassi gia' nella riunione di aprile e in conferenza stampa la presidente Janet Yellen ha ulteriormente legato l'inizio della manovra sul costo del denaro a ulteriori miglioramenti del mercato occupazionale e a una "ragionevole fiducia" da parte del comitato direttivo in un ritorno dell'inflazione verso l'obiettivo di lungo termine dell'inflazione al 2%.
Dopo che l'euro era rimasto in zona 1,065 dollari prima della pubblicazione del comunicato, la divisa comune ha poi e riconquistato di slancio quota 1,08 dollari e tratta a 1,0836 dollari, sui massimi di giornata.
Sulla scia di toni "dovish" della Federal Reserve, i Treasury hanno allungato il passo provocando il peggiore calo giornaliero per i rendimenti del decennale dallo scorso ottobre. Per il rendimenti del titolo a due anni e' stato il piu' amplio declino dal 2010. Il decennale ha finito all'1,945%, minimi del 6 febbraio.
Finora le aspettative di un rialzo dei tassi si sono tradotte in un balzo del dollaro, alimentando così i timori sull'impatto che il caro dollaro potrà avere sugli utili della Corporate America. Intervistato da Bloomberg Patrick Spencer, vice presidente di Robert W. Baid & Co, a Londra, afferma: "Praticamente, il valore più alto del dollaro ha portato gli investitori a scontare già parte degli effetti di un aumento dei tassi. (A nostro avviso) Yellen guarderà all'apprezzamento del dollaro, alla debolezza dell'economia globale, e eliminerà la parola "pazienza", ma assicurerà ai mercati che non alzerà i tassi almeno fino a quando non sarà necessario". da http://www.wallstreetitalia.com
 
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