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Nazionalizzazione del debito pubblico e buoni fiscali per rilanciare l'economia senza austerità_Parte 3^

Post n°2004 pubblicato il 26 Maggio 2018 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

 

di Enrico Grazzini

Parte_3^

Fratianni e Savona: separare il sistema dei pagamenti dal credito bancario 

Un progetto per alcuni aspetti analogo a quello di Werner ma ancora più radicale – quindi più efficace ma non facile da realizzare in tempi brevi -, è prospettato dall'economista Michele Fratianni[18] in collaborazione con Paolo Savona[19]. 

I due firmatari propongono una profonda e ambiziosa riforma del sistema monetario e bancario. “La nostra proposta si cala nel solco di una letteratura economica che va indietro nel tempo e tiene conto dei progressi tecnologici registrati ai giorni nostri. Essa consiste nel dividere le banche che raccolgono moneta (money bank) da quelle che concedono credito (credit bank) al fine di annullare i rischi e oneri di gestione delle insolvenze che gravano sui depositi, e di concentrare l’attività delle banche nella valutazione del merito per concedere credito in modo da ridurre le sofferenze”. 

In effetti il progetto di Fratianni e Savona si ricollega esplicitamente e dichiaratamente al cosiddetto Chicago Plan, elaborato in Nord America all'inizio della grande crisi da economisti come Henry Simons (1933) e da Irving Fisher (1935).[20] 

Secondo il Chicago Plan, il denaro raccolto con i conti correnti a vista non dovrebbe essere usato per offrire credito, e quindi come leva per “creare dal nulla” nuova moneta da parte delle banche; andrebbe invece depositato presso la banca centrale e investito in moneta legale e in sicuri titoli di Stato. La riserva bancaria frazionaria andrebbe abolita, mentre i depositi a vista dei correntisti utilizzati per i pagamenti dovrebbero essere garantiti al 100%. Tutti i tipi di prestiti - che per loro natura presentano dei rischi - dovrebbero invece essere offerti dalle banche commerciali che sarebbero obbligate a provvedere alla loro copertura con capitale proprio, obbligazioni o altri strumenti. 

Prendendo spunto da questa proposta – che peraltro non venne accettata dal presidente americano del tempo, F.D. Roosevelt - i due economisti italiani suggeriscono la separazione tra la Money Bank pubblica e le banche commerciali (Credit Bank). 

Secondo il progetto di Fratianni e Savona, i risparmiatori, in cerca della massima garanzia e tutela dei loro soldi, sposterebbero su basi volontarie i loro depositi – in particolare quelli garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, cioè quelli fino ad un massimo di 100mila euro -[21] presso una nuova istituzione statale, la Banca-Moneta. Quest'ultima custodirebbe i depositi utilizzati per i normali pagamenti in maniera completamente sicura grazie alla loro copertura integrale dovuta ai titoli di stato e al loro inserimento nella catena telematica blockchain. Grazie a sistemi tecnologici avanzati come il blockchain, per i titolari sarà facile effettuare pagamenti con un click del telefonino o con il mouse del computer.[22] 

Fratianni illustra così il meccanismo di funzionamento: “La banca-moneta finanzia con i depositi "garantibili" (lato passivo della banca) acquisti di titoli di stato (lato attivo della banca). La banca-moneta diventa un acquirente "fisso" di debito pubblico. Nel tempo lo stock di debito detenuto dalla banca-moneta cresce in virtù del fatto che la domanda di moneta è sensibile al reddito. Il debito pubblico diventa meno pesante per l'economia perché lo stock di debito detenuto dalla banca-moneta non è sensibile al tasso di interesse, in virtù della caratteristica di cliente "fisso". In sintesi; contabilmente, il debito non diminuisce ma la proposta ha come beneficio collaterale una importante riduzione della componente "interest-rate sensitive" del debito pubblico”.[23] 

La Banca-Moneta guadagnerebbe il suo reddito dagli interessi sui titoli di stato di sua proprietà. Questo reddito, dopo i costi operativi e i rendimenti sul capitale, potrebbe essere trasferito ai depositanti. I rapidi progressi tecnologici nei meccanismi di pagamento - per esempio l'uso estensivo della blockchain - sono destinati a ridurre drasticamente i costi operativi di una banca monetaria rispetto a quelli di una banca tradizionale. 

Le Credit Bank invece opererebbero sul mercato dei prestiti grazie a risorse che non possano generare corse agli sportelli, ovvero capitale azionario e obbligazioni di medio-lungo termine, sottoscritte ovviamente da chi intende remunerare il suo risparmio investendo sul business della banca. 

Quale sarebbe in conclusione il risultato di questa operazione? Secondo le stime di Fratianni e Savona, qualora l’intera massa di depositi “garantibili” si spostasse sulla banca-moneta – processo questo molto probabile perché i risparmi sarebbero così perfettamente tutelati e i depositi meno costosi - la quota di debito pubblico negoziata sul mercato finanziario, e quindi soggetto alle incertezze e alle speculazioni caratteristiche di questo mercato, si ridurrebbe di circa 800 mdi, convergendo verso circa l’85% del PIL dall’attuale 133%. 

Come è facile intuire, il progetto di Fratianni e Savona rivoluzionerebbe in maniera radicale sia il sistema monetario che quello bancario. Le banche non potrebbero più creare moneta dal nulla e di fatto l'emissione monetaria diventerebbe di competenza esclusiva della Banca Centrale. Il progetto appare quindi potenzialmente tanto efficace per garantire - e tendenzialmente anche ridurre (grazie alla diminuzione del peso degli interessi) - il debito pubblico quanto di difficile attuazione: nell'immediato troverebbe fortissime resistenze in molti ambiti, sia in campo politico che presso gli istituti bancari e monetari. 

Tuttavia questa proposta diventerà probabilmente sempre più realistica considerando che le criptomonete avanzano rapidamente e che potrebbero diffondersi anche grazie al loro possibile utilizzo da parte dei giganti del web e dell'e-commerce, come Amazon e Apple. 

Del resto le tecnologie blockchain sono già oggetto di sperimentazione da parte di praticamente tutte le maggiori banche centrali (BCE compresa) le quali, grazie a queste tecniche digitali, potrebbero in futuro gestire direttamente il sistema dei pagamenti senza bisogno dell'intermediazione del sistema bancario[24]. Si tratta di un processo che nel medio e lungo termine probabilmente rivoluzionerà tutto il sistema monetario e del credito. All'interno di questo processo la proposta radicale dei due economisti potrebbe trovare spazio di concreta attuazione. 

Buoni Fiscali per aumentare il PIL e diminuire il debito pubblico 

Il progetto relativo all'emissione di Buoni Fiscali convertibili in euro (la cosiddetta Moneta Fiscale) si distingue dai precedenti perché è mirato non a riformare il sistema bancario nazionale ma a rivitalizzare direttamente l'economia reale [25]. 

Esistono infatti due maniere di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL: la prima è di ridurre il debito; la seconda è di far crescere il PIL. La prima maniera è dolorosa e complessa. La seconda maniera – ovvero la crescita del PIL - è certamente più felice perché comporta lo sviluppo dell'economia e la fuoriuscita dall'austerità. 

Fare crescere il PIL in una situazione di deflazione è teoricamente molto semplice: occorre innanzitutto far circolare più liquidità nell'economia reale in modo che aumenti la domanda e che quindi ripartano i consumi e gli investimenti, pubblici e privati. La crisi italiana non deriva infatti dall'offerta: le capacità produttive ci sono ancora in Italia, e sono forti e vitali, come dimostra l'avanzo della bilancia commerciale con l'estero di circa 60 miliardi. La crisi ha colpito duro, ma le risorse umane e il capitale produttivo sono tuttora presenti, anche se largamente sottoutilizzate proprio a causa della carenza di domanda. 

Il problema attuale dell'economia italiana si pone quindi in questi termini: come e dove trovare la moneta e la liquidità necessaria per incrementare la domanda? Se la BCE con il Quantitative Easing non è riuscita a fare circolare nuova moneta nell'economia reale, tocca al governo immettere nuova liquidità grazie alla quasi-moneta fiscale. L'emissione di buoni fiscali potrebbe finalmente ridare ossigeno all'economia e farci uscire dalla trappola della liquidità che soffoca l'economia italiana. 

Che cosa sono i Buoni Fiscali che propongo? Che cos'è la moneta fiscale? Innanzitutto non è una moneta parallela alternativa alla moneta legale (l'euro) ma è uno strumento finanziario, un titolo di stato negoziabile e quindi subito convertibile in euro. La proposta è che il governo italiano emetta in maniera massiccia, ovvero per qualche decina di miliardi di euro in tre anni, Titoli di Sconto Fiscale (TSF) che diano diritto ai loro possessori di ridurre i pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione a partire da tre anni dall'emissione. 

I TSF verranno distribuiti gratuitamente a famiglie, enti pubblici e imprese e potranno però essere utilizzati solo dopo tre anni: gli assegnatari beneficeranno solo al quarto anno del taglio delle tasse e di altre obbligazioni nei confronti dello stato (tariffe, multe, ecc.) pari al valore nominale dei TSF. I TSF tuttavia, esattamente come tutti gli altri titoli di stato, come i Bot e i CCT, potranno anche essere ceduti immediatamente sul mercato finanziario in cambio di euro. Così incrementano subito la capacità di spesa dell’economia sin dal momento in cui essi vengono emessi. Il loro valore di mercato sarà analogo a quello di un titolo di stato zero-coupon a tre anni. 

Sul piano istituzionale la manovra, essendo basata su titoli fiscali, è perfettamente in linea con i trattati europei poiché in campo fiscale ogni stato è formalmente sovrano.[26] In base alla proposta, il governo attribuirà i TSF senza corrispettivo (gratuitamente) a cittadini e aziende, e utilizzerà i TSF soprattutto per gli investimenti pubblici e per i pagamenti della Pubblica Amministrazione verso i suoi fornitori [27]. Gli investimenti pubblici hanno infatti un effetto moltiplicativo assai elevato, ovvero producono reddito e ricchezza aggiuntiva in poco tempo. 

Lo shock monetario-fiscale renderà nuovamente vitale l'economia nazionale. Le emissioni di TSF potrebbero partire da un livello pari al 2-3% circa del PIL annuo - circa 30-40 miliardi di euro - e essere modulate e calibrate nel tempo in modo da assicurare alti livelli di occupazione senza però produrre una inflazione superiore al 3-4%, né scompensi nei saldi commerciali esteri. 

L'incremento della domanda legata al maggior potere d’acquisto farà crescere il PIL in misura più che proporzionale rispetto all’emissione di TSF, inizialmente intorno al 3-4%, fino al recupero completo dell’output gap prodotto dalla crisi. Nei primi tre anni grazie alla manovra espansiva il rapporto deficit/PIL migliorerà notevolmente e quasi certamente si verificherà un surplus di bilancio. Questo dovrebbe essere accolto favorevolmente dal mercato finanziario che vedrà allontanarsi lo spettro del default. 

A partire dal quarto anno dalla prima emissione, il moltiplicatore del reddito compenserà l'importo dei TSF emessi. Come insegna l'esperienza storica – e come hanno verificato Olivier Blanchard e Daniel Leigh in un noto studio effettuato per conto del FMI - il valore del moltiplicatore nelle condizioni di forte crisi e di trappola della liquidità il moltiplicatore è molto superiore a uno: così ogni euro immesso in circolazione genererà un più che proporzionale aumento del PIL. Dopo tre anni dall'emissione dei TSF, la crescita del PIL indotta dal moltiplicatore darà luogo a nuovo gettito fiscale che compenserà il costo dei TSF senza incremento di deficit e di debito pubblico. 

In conclusione: questo progetto è innovativo e radicale ma è l’unico fattibile in tempi brevi per risolvere la crisi sociale ed economica. Emettere moneta fiscale è una decisione che un governo potrebbe prendere autonomamente senza rompere con l'euro e con grande consenso sociale. Il progetto di Moneta Fiscale offre inoltre l'enorme vantaggio di potere essere attuato in Italia e negli altri paesi europei mantenendo la moneta unica europea di fronte alle altre valute internazionali, come il dollaro, yen, yuan, pound. In effetti l'emissione di Titoli di Sconto Fiscale nei singoli paesi dell'eurozona potrebbe diventare il rimedio principale per affrontare una possibile (e probabile) crisi della moneta unica. 


[1] Comunicazione riservata della BCE al governo italiano del 5 agosto 2011. Poi rivelata dal Corriere della Sera. 


[2] Vedi Scenarieconomici.it “Studio Esclusivo: l’Italia ha pagato 3.447 miliardi di interessi dal 1980 (213% del PIL)” 


[3] Rapporto sul debito redatto da Carlo Cottarelli, Ambrosetti Club “La fine del Quantitative Easing in Europa e impatti sull’Italia”, 2018 


[4] La lista degli Specialists in Government Bonds approvata dal Ministero Italiano delle Finanze da gennaio 2016- Banca IMI (gruppo Intesasanpaolo); Barclays Bank; BNP Paribas; Citigroup Global Markets; Crédit Agricole Corp. Inv. Bank; Deutsche Bank; Goldman Sachs Int. Bank; HSBC France; ING Bank N.V.; JP Morgan Securities; Merrill Lynch; Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese; Morgan Stanley & Co.; Nomura Int; Royal Bank of Scotland; Société Générale Inv. Banking; UBS; UniCredit. 


[5] Ambrosetti Club, Rapporto sul debito redatto da Carlo Cottarelli “La fine del Quantitative Easing in Europa e impatti sull’Italia”, 2018 


[6] Questa proposta è stata fatta da alcuni autori, come tra gli altri Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni “Il debito pubblico è un problema di interessi, non di deficit eccessivi e si può risolvere”, febbraio 2014; e Paolo Ferrero nel suo libro “La truffa del debito pubblico” DeriveApprodi, 2014 


[7] Vedi per esempio Marcello Minenna “Sfida ai tedeschi: tre proposte per scongiurare il rischio debito pubblico e andare verso gli Stati Uniti d’Europa” Business Insider, 16-4-2018 


[8] Marcello Minenna is responsabile della Quantitative Analysis Unit in Consob (the Italian Securities and Exchange Commission). Ha insegnato Quantitative Finance alla Bocconi e alla London Graduate School of Mathematical Finance. Contribuisce con i suoi articoli al Wall Street Journal, al Corriere della Sera e è un membro dell'advisory group sull'economia del maggiore sindacato italiano, la CGIL. 


[9] Minenna propone in pratica una forma di copertura assicurativa che è per sua stessa ammissione simile a quella già disponibile con un derivato che esiste da tempo, il Credit Default Swap, CDS. 


[10] Financial Times, 21 novembre 2017 “Getting to Eurobonds by reforming the ESM” di Marcello Minenna. 


[11] Carlo Bastasin – Senior Fellow SEP-LUISS, Brookings Institution Pierpaolo Benigno – Professore di Economia LUISS, Senior Fellow SEP-LUISS; Marcello Messori – Professore di Economia LUISS, Direttore SEP-LUISS; Gianni Toniolo – Senior Fellow SEP-LUISS, CEPR, Duke University (Emeritus) 


[12] Carlo Bastasin, Marcello Messori, Gianni Toniolo, LUISS “Il Debito Pubblico Italiano: Una Proposta” Gennaio 2018 


[13] Richard Andreas Werner è un economista tedesco professore di economia monetaria e dello sviluppo presso University of Southampton. 


[14] Richard Werner, Journal of International Money and Finance, Volume 49, Part B, December 2014, “Enhanced Debt Management: Solving the eurozone crisis by linking debt management with fiscal and monetary policy” 


[15] Cioè al loro valore corrente sul mercato finanziario: questo metodo di valutazione è deleterio perché annulla il valore dei titoli nei momenti di crisi. 


[16] Articolo 123 (ex articolo 101 del TCE) 1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali. 2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati. 


[17] Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni “Il debito pubblico è un problema di interessi, non di deficit eccessivi e si può risolvere”, febbraio 2014 


[18] Michele Fratianni, ,Money Finance Research Group, Working paper no. 138, “It is time to separate money banks from credit banks in Italy”, M. Fratianni professore di Economia Politica presso il Department of Economics and Social Sciences of the Università Politecnica delle Marche. E professore emerito presso la Kelley School of Business, Indiana University, 


[19] Michele Fratianni e Paolo Savona, Milano Finanza 11.febbraio 2017 e Scenari Economici.it “Una proposta per tagliare il debito pubblico e riformare le banche”. Paolo Savona è professore emerito di Politica economica e vice-Presidente Esecutivo dell´Aspen Institute Italia, È stato ministro dell´Industria, Commercio e Artigianato nel Governo Ciampi, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e direttore di Confindustria. 


[20] Vedi per esempio la voce “Chicago Plan” su Wikipedia. Questa progetto è stato poi ripreso con lo studio “The Chicago Plan Revisited”, un report dell'International Monetary Fund (IMF) report scritto nel 2012 da Jaromir Benes and Michael Kumhof. 


[21] In effetti il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – al quale devono aderire tutte le banche italiane aventi come forma societaria la società per azioni - .non può garantire completamente tutti i depositi dal momento che le banche consorziate sono tenute a versare solo una quota minima di copertura. L'impegno oscilla tra lo 0,4% e lo 0,8% dei fondi rimborsabili di tutte le consorziate. Al 31 dicembre 2016, i mezzi finanziari disponibili, e cioè la dotazione del FITD per rimborsare i correntisti, era di 543milioni di euro (lo 0,09% delle masse rimborsabili). Il FITD è quindi per sua natura impotente di fronte a una crisi sistemica. 


[22] Una blockchain è come un registro digitale aperto e distribuito che può registrare le transazioni tra due parti in modo efficiente, verificabile e permanente. Il database sfrutta una rete peer-to-peer che si collega ad un protocollo per la convalida dei nuovi blocks. Una volta registrati, i dati in un blocco non possono essere retroattivamente alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi ad esso, il che necessiterebbe il consenso della maggioranza della rete. L’applicazione del blockchain al bitcoin ha reso quest'ultima la prima valuta digitale funzionante senza l’utilizzo di un server centrale o di un’autorità centralizzata. 


[23] Comunicazione scritta da parte di M. Fratianni all'autore di questo articolo 


[24] La BCE sta sperimentando la tecnologia Blockchain anche in collaborazione con Bank of Japan. La documentazione relativa a Blockchain è numerosa presso il sito BCE. Vedi per esempio “Digital Base Money: an assessment from the ECB’s perspective” Speech by Yves Mersch, Member of the Executive Board of the ECB,Helsinki, 16 January 2017 


[25] Vedi l'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro” a cura di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino. 


[26] I TSF non generano debito né al momento dell'emissione né in quello dell'utilizzo, ovvero dopo tre anni dall'emissione. Infatti nel momento della creazione di TSF lo stato non sborsa soldi, e quindi non registra alcun deficit fiscale; inoltre i TSF non possono essere contabilizzati come deficit pubblico perché il governo emittente non s’impegna a rimborsarli in euro ma soltanto a concedere futuri sconti sulle tasse. E lo sconto non è mai debito. Inoltre dopo tre anni dall'emissione dei TSF, il PIL e i ricavi fiscali, per effetto del moltiplicatore keynesiano, permetteranno di ripagare il buco fiscale che altrimenti, a parità di condizioni, si sarebbe creato. 


[27] Ai cittadini i TSF saranno attribuiti in proporzione inversa al reddito, privilegiando ceti sociali disagiati e lavoratori a basso reddito: questo sia per incentivare i consumi che per ovvie ragioni di equità sociale. 


Una quota significativa dei TSF sarà utilizzata a sostegno di investimenti pubblici: innanzitutto un Piano del Lavoro finalizzato a realizzare infrastrutture immateriali (ricerca, scuola e università, politica attiva del mercato del lavoro, etc.) e materiali (per esempio, opere di riassetto idrogeologico e del territorio). Inoltre i TSF potrebbero essere utilizzati dallo stato per programmi di rafforzamento e riqualificazione del welfare e per il Reddito Minimo. 


Alle aziende, le assegnazioni saranno attribuite principalmente in funzione dei costi di lavoro da esse sostenute. L’attribuzione di TSF alle aziende ridurrà i costi di lavoro, ne migliorerà immediatamente la loro competitività, ed è mirato soprattutto ad evitare che l’effetto espansivo sulla domanda interna crei un peggioramento dei saldi commerciali esteri. Quindi la manovra non genererà scompensi sulla bilancia dei pagamenti.

(19 maggio 2018)

da Micromega

 
 
 
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