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Torna Re dollaro

Post n°1888 pubblicato il 28 Ottobre 2015 da Lucky340
 
Tag: outlook
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Wlademir Biasia – WBAdvisors

martedì 27 ottobre 2015

Buone notizie: Mario Draghi apre la strada ad un ampliamento del programma di allentamento monetario. In settimana è attesa anche la Banca del Giappone con analoghe decisioni.

Cattive notizie: il Qe in Giappone non funziona. L’inflazione non ha beneficiato della prima parte del programma, l’economia nipponica, nonostante le frecce di Kenzo Abe, non ha evitato il ritorno verso la recessione.

Nei paesi anglosassoni invece il Qe alla fine ha prodotto risultati positivi sul lato della crescita e dell’inflazione. Nulla di eclatante, ma considerati i tempi, portano comunque ad un bilancio positivo. Tant’è che se nel mondo, a partire dal 2008, dopo una sequenza di circa 600 revisioni al ribasso dei tassi, oggi vi sono almeno due aree candidate ad aumentarli, avviando la loro politica verso un’exit strategy, lo dobbiamo proprio agli USA e all’Inghilterra. Attenzione, abbiamo scritto candidate e non prossime al rialzo.

La reazione più significativa dopo l’annuncio di Draghi ha visto l’indebolimento verticale dell’euro. A ruota c’è stato il ribasso dei rendimenti, il contenimento ulteriore dello spread, il rialzo delle borse. Mentre la prima reazione appare strutturale, le altre due potrebbero risultare meno stabili e durature.

Sull’euro incombono ancora problemi significativi: oltre al riflesso di policy della BCE, risultano aperti i confronti sul piano politico tra la linea “calvinista” del nord - nordest europeo di matrice tedesca, e quella “cattolica” franco-italiana in aggiunta alle posizioni ispaniche e portoghesi. Il dibattito ha almeno tre punti di collisione, attorno ad altrettante situazioni: 1) la richiesta di maggior flessibilità sulle regole di bilancio chiesta da Matteo Renzi; 2) le progressive difficoltà in Portogallo (anche e proprio dopo le elezioni politiche); 3) il profilo contraddittorio del programma imposto alla Grecia e accettato pur nella consapevolezza di un peso insostenibile.

La Francia per il momento assiste agli eventi facendo emergere sottotraccia una polemica del ministro delle finanze, Emmanuel Macron, in pieno disaccordo con la linea politica voluta dal suo omologo Wolfang Schäuble. Sullo sfondo aggiungete la crisi dei rifugiati e l’esito delle elezioni in Polonia, dove ha vinto la destra euroscettica.

Tutto ciò basta per spedire l’euro ai confini della parità sul dollaro. Il cambio dopo aver oscillato tra 1,15 e 1,12 durante l’estate, è scivolato velocemente in area 1,10, annullando le attese di quanti puntavano a un rialzo verso 1,20 eur usd.

La discesa incontra ora una serie di ostacoli. Il primo è già presente in area 1,10, quello successivo è postato a 1,0830, mentre l’ultimo è a 1,05 dove al momento sono fissati i minimi dell’anno.

 

GRAFICO SETTIMANALE EURO-DOLLARO(in allegato)

 

Difficilmente quest’anno si scenderà sotto la parità, tuttavia l’azione nel mercato Forex sarà prevalentemente proiettata alla verifica di quest’area.

Beneficeranno almeno per il breve periodo i bond governativi: come avevamo già anticipato nell’outlook di ottobre e settembre i rendimenti del 10 Y Italia sono destinati a scendere verso 1,30 senza escludere un ritorno verso l’1%, accompagnati dalla discesa del 10 Y Germania allo 0,30%-0%.

 Rimane da capire se le borse manterranno un rapporto di correlazione indiretto con l’euro, beneficiando in pieno dell’annuncio della BCE.

Qui il terreno si fa meno solido: i mercati azionari fanno sempre riferimento al loro cuore, Wall Street. Per cui prima di configurare stime sui mercati europei è meglio mettere a fuoco le potenzialità di quello Usa.

Sin dalle prime battute del sell off di fine agosto avevamo immaginato una reazione potenziale dei prezzi tra 2020-2050, contemplando la scorsa settimana un potenziale sforamento sino a 2090.

I valori di chiusura di venerdì fissano a 2075 un ritorno dei prezzi sui livelli da cui a metà agosto presero corpo le violenti vendite. Da allora sono successe molte cose tra cui la conferma del rallentamento della Cina. Gli utili che stanno riportando le compagnie americane risultano inferiori rispetto ai precedenti trimestri. I dati macro si sono rivelati nel complesso sotto le attese, a partire dalla pubblicazione delle statistiche sull’occupazione di settembre.

A conferma di un quadro meno brillante la leva finanziaria ha subito una contrazione anche nel mese di settembre (ultimo dato disponibile). La Fed ha procrastinato il rialzo dei tassi esibendo il timore che tale mossa possa «disturbare» gli equilibri sulle economie emergenti.

Insomma il rialzo di ottobre si conferma di natura reattiva, quindi tecnica e non supportato da aspettative di crescita. Le chiusure, coincidenti con il massimo segnato venerdì 23 ottobre, dovrebbero subire iniziali prese di beneficio e ritracciare sino ad area 2050. Eventuali segnali di debolezza che eccedono al semplice ritracciamento da operazioni di taking profit emergono con cadute sotto area 2030 /2000.

Contemporaneamente vedremo il FTSE Mib scivolare verso area 22400 dove collochiamo il livello che divide l’azione riflessiva da semplici prese di beneficio a un ritorno delle vendite più significativo.

 

L’Eurostoxx 50 ha raggiunto invece la nostra area target su cui, come per gli altri mercati, ci attendiamo l’avvio di operazioni di taking profit. Riteniamo che i segnali di criticità vadano colti qualora vi siano regressioni oltre quota 3250.

Sul fronte delle commodity segnaliamo la discesa dei prezzi del Light Crude a 45/44 usd/bar. I prezzi rimangono ancora sopra quota 43, dove avevamo fissato il limite correttivo in grado di conservare la tenuta della nostra scommessa rialzista su una potenziale reazione in vista del vertice Opec a dicembre. L’oro stabilizza il proprio campo di oscillazione avviando a nostro avviso una fase di accumulazione su cui è ancora prematuro trarre indicazioni definitive.

 da http://news.itforum.it/

 
 
 
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