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Pareggio di Bilancio? NO GRAZIE!

Post n°1272 pubblicato il 12 Dicembre 2012 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Tutti sanno che, in conseguenza della ratifica del Fiscal Compact, il Parlamento ha inserito in Costituzione l'obbligo del Pareggio di Bilancio, modificando gli articoli 81, 97, 117 e 119. E' stato fatto in silenzio, con poco o nessun dibattito pubblico. Legalmente, certo, con i famigerati due terzi del Parlamento, ma nell'assenza totale di qualsiasi coinvolgimento dell'opinione pubblica, che deve essere resa partecipe quando si vanno a toccare i capisaldi delle regole dello Stato. Tutto regolare, insomma, ma solo in questo generale decadimento del senso delle cose (e delle istituzioni) cui siamo già tristemente abituati.
 Tuttavia, una norma Costituzionale non cagiona effetti di per sè, per il semplice fatto di esistere: deve essere tradotta, cioè adottata, da una legge che le dia attuazione. Deve cioè essere proposto e poi votato un disegno di legge che, rifacendosi alla norma costituzionale, la traduca in effetti concreti. Bene, quella legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio, che attualmente è alla Camera, non sarà approvato in Senato. Lo ha stabilito poco fa la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama che, secondo i regolamenti, decide sulla calendarizzazione dei provvedimenti in aula. Il motivo, come ha riferito la Finocchiaro, è «perché il testo licenziato dalla Camera ha una impostazione diversa da quella presentata in Senato». Infatti, in un bicameralismo perfetto come è il nostro (quasi unico caso nel mondo), una legge per entrare in vigore deve essere approvata in entrambi i lati del Parlamento nella stessa identica veste. Basta una modifica e tutto deve rimbalzare nuovamente all'altra Camera. Il giochetto, in gergo, si chiama "navette".

 Ora, sembra che non ci sia addirittura più tempo, prima della fine della legislatura, per licenziare la legge. Infatti, la legge di stabilità verrà approvata entro il 21 dicembre, e immediatamente dopo potrebbe arrivare l'indicazione dello scioglimento delle camere da parte del Presidente della Repubblica, in conseguenza della presentazione delle dimissioni irrevocabili di Mario Monti, consegnate al Quirinale sabato scorso.

 Se la legge di attuazione del Pareggio di Bilancio non dovesse venire approvata, tutto verrebbe rimandato alla prossima legislatura, dove però potrebbe esserci una maggioranza molto diversa e, soprattutto, un programma politico critico nei confronti dei provvedimenti adottati sotto lo schiaffo di Bruxelles, e dunque non è impossibile immaginare non solo che la legge possa cadere in uno degli scantinati polverosi di Montecitorio, ma addirittura che la norma costituzionale venga ad essere stralciata, se si trovasse una nuova maggioranza qualificata di due terzi in entrambe le Camere.

 Diventa ancora più importante alle prossime politiche, dunque, non solo votare una formazione che scriva nero su bianco che non voterà nessuna legge che dia attuazione al pareggio di bilancio, ma che si impegni a cancellare la norma dalla Costituzione italiana, giacchè se rimanesse, potrebbero aprirsi una serie infinita di ricorsi alla Corte Costituzionale per una qualunque delle leggi finanziarie che sforassero da questo equilibrio innaturale.

 Il pareggio di bilancio, va ricordato, ha senso solo in una Europa unita politicamente e fiscalmente, dove circolano regolari trasferimenti di denaro tra le aree più ricche e quelle più povere. Ed è proprio funzionalmente a questa ottica che è stato imposto: per costringere i Paesi che lo adottano a confluire negli Stati Uniti d'Europa, non avendo altra alternativa (non potendo emettere moneta). In più, è una norma invalida, che va contro il Trattato sull'Unione Europea, che è parte del Trattato di Lisbona e che, rifacendosi al Trattato di Maastricht, consente un deficit massimo del 3% annuo. 

 Una battaglia politica è ancora possibile.

da http://www.byoblu.com

 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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