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Debito, l’ignoranza delle classi dirigenti

Post n°1023 pubblicato il 15 Aprile 2012 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Almeno nel fine settimana occorre fare uno sforzo e, attraverso opportuni esercizi spirituali, dimenticare l’esistenza di Ghedini, della Minetti e della Santanchè. Sì, lo so che è difficile, ma nel buddhismo sono fondamentali la capacità di mantenere il corretto atteggiamento interiore e la corretta padronanza di sé stessi durante la meditazione, quindi concentratevi per qualche ora.

Se ignoriamo i cascami del regime berlusconiano che straparlano, vedremo che c’è un problema ben più urgente: l’ignoranza delle classi dirigenti (no, non sto parlando della Fornero e dei numeri degli “esodati”). Parlo delle élite vere, quelle dei paesi solidi, ricchi e arroganti, per esempio la Germania. I tedeschi dicono di non avere i capitani Schettino e quindi, dopo esserci opportunamente scappellati, guardiamo alle cose serie, per esempio la politica economica che negli ultimi due anni hanno imposto all’Europa.

A guardare il problema del debito pubblico senza i paraocchi, un qualsiasi studente di economia non avrebbe avuto difficoltà a riconoscere che:

  1. Per ripagare i debiti un paese ha bisogno di crescita economica che generi sufficienti risorse fiscali.
  2. Eliminare posti di lavoro, tagliare stipendi e pensioni impedisce alla popolazione di mantenere, anzi accrescere, il proprio potere d’acquisto come sarebbe necessario per far espandere l’economia.
  3. Non tutti i paesi possono avere uno sviluppo trainato dalle esportazioni perché il mercato mondiale è saldamente presidiato da grandi esportatori come Cina, Giappone, Germania e questa è una situazione che può modificarsi, eventualmente, solo nel lungo periodo. Se Grecia, Portogallo e Spagna avessero fatto come la Germania, forse i loro conti pubblici sarebbero migliori ma le esportazioni tedesche ne avrebbero certamente sofferto.
  4. Il salvataggio dei paesi mediterranei non è una questione “morale” in cui si decide come punire chi si è comportato male negli anni passati ma una necessità creata dal caos finanziario ed economico iniziato nel 2008 con la crisi Lehman Brothers, che travolto i bilanci degli stati, costretti a salvare le proprie banche (con l’aiuto di Draghi, che per fortuna ha sostituito Trichet alla Banca Centrale Europea).

Apparentemente, Angela Merkel e i suoi economisti sono stati resi ignoranti di questi dati di fatto da un’ideologia a cui aderiscono ciecamente e continuano a predicare l’austerità per tutta l’Europa: la cosiddetta Haus in Ordnung, cioè il “tenere la casa in ordine”: una dottrina da massaia bavarese in cui ogni Stato deve prima di tutto “far pulizia al proprio interno” e solo dopo potrà contare sulla cooperazione e la solidarietà internazionali. I tedeschi, beneficiari di un lungo periodo di relativa prosperità, hanno volentieri aderito alla mitologia di una ortodossia monetaria che risolve tutti i problemi e continuano a coltivare il feticismo dell’euro forte e dell’indipendenza della Bundesbank, la banca centrale tedesca (il cui governatore Asmussen ieri ha attaccato Draghi). Purtroppo, le cose non sono così semplici.

Come spiega il Manifesto degli economisti sgomenti, firmato da molte centinaia di economisti europei,“Ciò che ignorano i sostenitori del cosiddetto aggiustamento strutturale è il fatto che i paesi europei hanno come principali clienti e concorrenti gli altri paesi europei, poiché  l’Unione Europea è nell’insieme poco aperta verso l’esterno. Una riduzione simultanea e massiccia della spesa pubblica nell’insieme dei paesi dell’Unione non può avere per effetto che una recessione più grave e quindi un nuovo appesantirsi del debito pubblico” (Manifesto degli economisti sgomenti, Minimum Fax, 2012).

L’Unione europea è entrata in un circolo vizioso di debito pubblico elevato, che richiede misure di austerità radicali come le “manovre” spagnole, greche italiane del 2011, che hanno indebolito le condizioni economiche dei tre paesi e quindi le entrate fiscali, il che provoca nuove richieste di tagli nella spesa pubblica e aumenti di tasse mentre lo spread fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi torna vicino quota 400. Una spirale autodistruttiva da cui non si vede l’uscita.

di Fabrizio Tonello | 14 aprile 2012

 

PS_

trascrivo il primo commento a questo post  su il fatto quotidiano ( firmato Simplex) poichè risulta illuminante nella sua apodittica semplicità:

Spieghiamo alle emerite dickeheads che crescita economica e pareggio di bilancio sono due cose che contrastano tra loro, sono un ossimoro e, chiunque dica il contrario od è ignorante come una capra oppure è in malafede (pagato per sostenerlo).

Per capire ciò, partiamo da questo semplice concetto: i debiti di uno stato, corrispondono alla ricchezza dei loro cittadini e, più uno stato è indebitato e più i suoi cittadini sono ricchi (i debiti dello stato sono i risparmi dei cittadini). 

Dunque, cerchiamo di capire come stanno le cose.

Se il debito di uno Stato rappresenta i risparmi (la ricchezza accumulata) dei cittadini, si presume che lo stato gestisca il suo bilancio in deficit (spende più di quanto incassa); diversamente, se lo stato spendesse tanto quanto incassa, non ci sarebbe deficit (e quindi debito) da parte dello stato, ma non ci sarebbero neanche i risparmi dei cittadini.

Per esempio, in Russia, lo stato non aveva debiti pubblici ed i suoi cittadini non avevano ricchezza e risparmio privato. Lo stato si occupava di tutto ed i cittadini non possedevano nulla.

 
Ma se i cittadini non hanno risparmi e lo stato gestisce il suo bilancio in pareggio, chi è che fa gli investimenti che servono a crescere?....certamente non i cittadini (che non hanno risparmi) e neppure lo stato (che per fare investimenti dovrebbe indebitarsi).

Crescita e pareggio di bilancio sono una delle tante favole per i soliti citrulli.

Ed è a questo punto, che arriva sempre il solito dickhead che inizia a raccontare che gli investimenti possono arrivare dall'estero...

Certo... ma allora si presuppone che dall' estero ci deve essere uno stato (o più stati) in deficit... diversamente non ci sarebbero risparmi.

Mettevelo bene in testa: i risparmi privati sono l'equivalente dei debiti pubblici. Zero debito, zero risparmi e, se non vi ficcate bene in testa questo meccanismo, ve la ficcheranno sempre 'nder c...

Quella dickhead di prima, dunque, vorrebbe ipotizzare che, per esempio, uno yankee o un crucco potrebbero venire in Italia ad investire il deficit dei loro paesi, poichè, chissà per quale motivo, tutto d' un colpo questa penisola diventerebbe più attrattiva di altri stati...

E' talmente stupida questa annotazione da non meritare neanche il tempo di una risposta...è un decennio che l' Italia subisce il processo inverso (i risparmi degli italiani se ne vanno all'estero per essere investiti li) e, che adesso, ancora una volta tutto d' un colpo, l' Italia si dovrebbe trasformare in una specie di Svizzera, è la solita favola per citrulli.

Per crescere, lo Stato italiano, deve assolutamente gestire il suo bilancio in deficit (spenda più di quello che incassa) e il conseguente risparmio deve essere investito in Italia.

Lo avete capito si o no, cari "cetriolati", che il deficit dello Stato non basta, perché se il corrispondente risparmio privato se ne va all'estero, il debito pubblico italiano va a finanziare la crescita di quell'estero!?

...quel risparmio deve essere investito in Italia.

Dunque, se uno Stato produce deficit e debito, e i suoi cittadini usano quel denaro (che è diventato loro risparmio) per fare investimenti all'estero, quello Stato sta finanziando (con il suo debito) la crescita di un altro paese.

Ed è quello che vorrebbe fare adesso l' Italia? Farsi finanziare dai risparmi svizzeri, tedeschi o americani!?

Chi ci crede alzi la mano.

Eppoi in un altro commento:

il problema alla radice si chiama euro e, il resto sono le conseguenze che derivano nell' averlo adottato come "vincolo esterno", abbandonando la sovranità monetaria.  
 
Anche l' Italia era una nazione esportatrice, negli anni 60, 70 e parte degli anni 80, ma riusciva a farlo con le svalutazioni competitive della Lira (come fa la Cina oggi), cosa che, però, adesso è impedita dall'euro.

La crescita dell' Italia, derivava da due cose precise: i continui deficit di bilancio dello Stato (per la crescita interna) e le continue svalutazioni della lira (per la crescita esterna).

Grazie a questo mix l' Italia è diventata un paese ricco, colmando in pochi anni la distanza che la separava dai paesi più ricchi del pianeta e, così, nel 1985 è diventata la quinta potenza industriale, superando la Gran Bretagna.

La forte domanda interna e grande competitività esterna erano le chiavi della crescita italiana.

Certo, c' era un'inflazione più alta degli altri...ma, d' inflazione non si muore, di depressione e deflazione si.

E quando questo governo ed il precedente hanno accettato il fiscal compact (che significa la riduzione del debito pubblico dal 120% al 60%, nella misura di un ventesimo l'anno) hanno deciso di costringere gli italiani ad anni di dura recessione e di ripianare quello "sforamento" di debito con i risparmi degli italiani (per ridurre il debito, lo Stato deve spendere meno di quanto incassa).
 
Quindi, se uno Stato spende meno di quanto incassa, costringe i cittadini ad indebitarsi (o, ad attingere ai propri risparmi, se li hanno) e, solo per pagare le tasse.
 
E poichè i cittadini non hanno più risparmio privato, non ci possono essere investimenti privati e, ovviamente, siccome neppure lo stato investe (per farlo dovrebbe indebitarsi), non si capisce bene chi diavolo dovrebbe investire in Italia...
 
Dunque, crescita e pareggio di bilancio sono ossimori e una delle tante favole per i soliti citrulli, e se gli italiani iniziassero a capirlo, sarebbero tutti schierati davanti al Parlamento italiano.
 
Se passa la modifica del pareggio di bilancio che è in approvazione in questi giorni, l'opera si compie definitivamente e, l 'Italia, diventerà un paese da terzo mondo destinato ad anni di recessione e povertà...
 
Ma provi a domandare alla maggioranza degli italiani cosa ne pensa e, dirà che va bene così...un capolavoro mediatico sull' ignoranza degli italiani.
 
Che fantastico paese l' Italia, gli italiani allegramente vanno al loro funerale, pensando di andare ad una festa.


 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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