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...fini la comédie

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Un papero, un coniglio e un Genio

Post n°770 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da paperino61to

 

Buona sera amici,questo racconto testimonia come un grande musicista abbia donato ai posteri una sua composizione incredibilmente trascurata dalla storia.Le  testimonianze di questo fatto portano il nome di due nostre vecchie conoscenze.

Vi auguro buona lettura.


“ Sgrunt…Squack…uff…” la voce gracchiante di Paperino regnava nella cucina del Castello del Principe Lichnowsky in Slesia. Chi si sorbiva le lamentele quotidiane era il suo amico Valentino : coniglietto nominato “ Primo spolverino “ direttamente dal Principe.

“ Sempre che ti lamenti papero, cosa dovrei dire io ? Non so più se sono un coniglio o uno spolverino, prova te a pulire tutta l’argenteria, i libri, i vestiti di Lich ? “ rispose Valentino.

  

Paperino posò il suo pelapatate  e guardandolo disse : “ Perché secondo te io son fortunato ? Mi guardo allo specchio e vedo un tubero..capisci….un tubero non un papero “ . Stette zitto un attimo e poi continuò dicendo : “ E non ho ancora espresso le lamentele per quel tizio che strimpella il pianoforte “.

“ Mi trovi d’accordo amico mio, non ne posso più neanche io. Dovremmo andare a trovarlo e dargli qualche consiglio, che ne dici ? “

“ Per essere più adatto al forno che dare consigli, dico che stavolta hai detto bene, faremo visita a quel parruccone “.

Fu così che i due  “ contestatori “ salirono ai piani superiori per andare dallo “ strimpellatore di pianoforte “. Bussarono alla porta, una voce accompagnata da una melodia esortava loro di entrare.

Nella penombra il musicista, stava mettendo  note su note  sul pentagramma .

 

 

“ Cosa volete villici ? Sto componendo la Nona sinfonia ..non ho tempo da perdere “ .

“ Come ti ha chiamato ? “ domandò Valentino al suo amico.

“ Boh..che ne so, ha detto villa e qualche cosa “ risponde il papero.

“ Ma se manco mi chiamo Claudio..sono Valentino manco il mio nome sa questo ….” ( meglio soprassedere l’appellativo dato al Genio dal peloso quattro zampe ).

“ Messer Ludovico Bettevenne “ disse Paperino.

Il tizio in questione si alzò e rosso in volto urlò : “ Il mio nome piumato da forno, è Ludwing Van Beethoven !!“ Poi tornò a sedersi per riprendere a suonare.

“ Va bene, fa lo stesso, io e il mio amico siamo qui per far presente alla vostra signoria che con le sue note,  come dicono a Napoli, ci ha rotto la uallera  “. Valentino nel sentire questa frase si nascose dietro alle piume dell’amico.

Le dita di Ludwing si fermarono, una nota grave aleggiò nella  stanza.

 “ Come vi permetteteeeeee ? Io ..il più grande genio musicale ..venite a dirmi che rompo la …quella cosa li ..la uallera ?. Sto componendo un Inno alla gioia se volete saperlo “.

Direi che il caro Beethoven è un tantino arrabbiato, voi che dite ?

  

“ Se mi permettete, caro signore, l’Inno alla gioia lo cantano i vostri ascoltatori quando finite di suonare, credetemi. “ a parlare era Valentino, poi continuò : “ Fate sinfonie seguite da numeri, sinceramente io vi scambierei per il nipote di Archimede Pitagorico“ .

    

Poi lentamente si  avvicinò al pianoforte e con gesti eloquenti invitò Paperino ad avvicinarsi al compositore e ad alzarsi. Poi dal suo abito di “ Primo spolverino “ tirò fuori  una mini batteria con tanto di bacchette.

“ Giammai lascerei il mio pianoforte a codesto villano ! Il pianoforte è mio e lo gestisco io “ ( mi sembra che negli anni 70’ qualche femminista cambiò codesto slogan ) .

“ Villano io ? Bello te con quel parruccone , a  smijè  un incrocio tra Platinette e Priscilla la Regina del deserto…ma va là balengo,  gaute da lì …” gli rispose a tono Paperino , che non fece nulla per non lasciar trapelare la sua origine torinese .

“ Taca banca Valentino ..on..two..three “ e le dita di Paperino incominciarono a correre sulla tastiera del pianoforte  mentre il ritmo veniva accompagnato dall’incalzare della batteria. Una musica mai sentita dal grande compositore, un ritmo pazzesco, le sue mani tenevano il tempo mentre il suo corpo  ondeggiava come un tarantolato.

“ Wow…mai sentito una roba simile , come si chiama questa musica “ ? Domandò inginocchiandosi davanti a loro quando i due intrepidi musicisti ebbero finito di suonare.

“ Noi lo chiamiamo rock’roll ..cosa voglia  dire non lo sappiamo ma ci piace questa parola. Ecco vede caro Lud, lei dovrebbe suonare ogni tanto questa musica, altrimenti è ovvio che ai suoi concerti il ronfare va in levare “ .

 

Beethoven incominciò a camminare  per la stanza, poi si sedette sconfortato .

Valentino si avvicinò e gli  disse di non essere triste .  Lui e Paperino si offrirono per dargli una mano : “ Senti Lud, facciamo così, noi ti scriviamo il testo e tu metti la musica, in fondo non sei così male come sembri “.

         

Dopo un paio di settimane al castello di Slesia, il Principe Lichnowsky  tenne una gran festa in onore del compositore. La sala era gremita e dopo un paio di pezzi, il “ ronfare in levare “ incominciava a fare capolino. Paperino e Valentino  capirono che dovevano intervenire .

 

“ Hey Lud allora la fai o no la tua nuova canzone “?

 

Ludwing li guardò spaventato, era terrorizzato nell’eseguire la nuova composizione : “ Ho paura amici miei..e se non  piacesse ? Il mio mecenate mi sbatterebbe fuori a calci da qui “ !

       

“ Impossibile amico mio , dai papero tu vai alla chitarra e io alla mia batteria “ rispose Valentino .

 

“ Madame e Monsieur, Lady’s e Gentleman, il nostro Lud ora ci delizierà con una sua nuova composizione ..prego Maestro ..  “.

 “Well gonna write a little letter   Gonna mail it to my local D.J. It's a rockin' little record

   I want my jockey to play Roll over Beethoven   I gotta hear it again today”
            

Fu così che passato il primo sgomento , gli ascoltatori incominciarono a dimenarsi sulle sedie, Valentino abbandonò la batteria per domandare alla Regina D’Austria se le concedeva un ballo..e si buttarono in quel frenetico ritmo mai sentito prima .

 

         

Mentre il consorte finalmente lasciò le buone maniere aristocratiche ed incominciò a saltare da un tavolo all’altro con un boccale di birra in mano gridando come un matto.

   

 “ Roll over Beethoven…Roll Over Beethoven “ nella sala echeggiava il ritornello  cantato dal grande Genio della musica  mentre le sue dita correvano come indiavolate sulla tastiera del pianoforte.

 

 

Con questa scena si conclude questa testimonianza , la  canzone venne presto accantonata e solo negli anni 50’ un certo Chuck Berry la riprese facendone un successo planetario , ma dobbiamo dare anche adito che senza Paperino e Valentino sicuramente il “ ronfare in levare “ avrebbe continuato per secoli a risuonare nelle stanze dei Castelli .

 Amici vi aspetto alla prossima avventura...
Marco..alias Paperino 

 
 
 
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