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...fini la comédie

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Avvento

Post n°746 pubblicato il 14 Dicembre 2014 da picciro

 

 

 

Aveva appreso da qualche giorno,  che l’azienda dove lavorava, sarebbe stata chiusa per le festività, dal 22 dicembre al 6 gennaio.  E già era andato in depressione. Doveva pensare a come impiegare tutto questo tempo, in assenza del suo lavoro, che costituiva un rifugio sicuro dove poteva dimenticare i fallimenti della sua esistenza. Anche se lui era incolpevole! Contrariamente al sentire comune, lui odiava il Natale! Ogni maledetto Natale! Troppi i ricordi della sua infanzia, tutti tristi e dolorosi legati alla festa su cui s’incentra,  tutta la Cristianità. Ancor di più lo erano i ricordi della sua adolescenza e della sua età adulta.  E per essi aveva perso anche la Fede. Che li andassero a raccontare altrove tutte quelle cazzate relative ad Uno che era nato povero, vissuto ad orare e miracolare e che poi s’era lasciato uccidere senza appello! No, non poteva più crederci. Aveva rotto i ponti col passato, anche in fatto di religione e pensava di averlo sepolto sotto cumuli di macerie, cadute dalle scosse sùbite dalla sua anima..

Si, così si sentiva, come fosse imploso e irrimediabilmente impossibilitato a riprendere i contatti con la vita. Sentiva che la sua era pura sopravvivenza che col vivere, non aveva nulla a che spartire.
Era seduto nella sua poltrona e, mentre meditava su se stesso, quella tristezza che ormai s’era impossessato di lui, scendeva insieme alla sera ed era la sua fedele compagna.  All’improvviso, come rapito da un moto incontrollabile, gli apparve e vide con gli occhi della mente il bagaglio impolverato del suo passato. Di corsa, si recò in cantina, dove ricordava d’aver seppellito, in uno sgangherato cartone, un vecchio album di fotografie. Smanioso, rovistò tra le cose ammuffite dal tempo.. lo vide.

Lo prese, scostando con la mano la polvere che s’era depositata sopra e, con un certo inspiegabile timore, cominciò a sfogliare quelle pagine zeppe di foto in bianco e nero, residuo di un lontano colore. Rivide i suoi genitori, periti insieme in un incidente automobilistico. Era con loro in quell’ultima foto e lui  aveva cinque anni, come poté calcolare dalla data impressa sul retro. Ed erano vicini al loro albero di Natale ed un presepe in una calda atmosfera, vicino ad un camino. Dopo di quella, nessun’altra visto che i suoi erano volati in cielo, come gli aveva detto l’assistente sociale, con parole adatte ad un bimbo della sua età e che aveva conservato per lui quell’album, comprendendo che avrebbe costituito il sottile legame col suo passato remoto. Era stato assegnato ad un orfanotrofio, visto che nessun parente prossimo aveva la possibilità di crescerlo. Nonostante fossero passati tanti anni, quel tempo era impresso vivamente nella sua mente. Il suo malessere costante, il ricordo della mamma e del papà che non avrebbe mai più rivisto, lo rendevano un bambino scostante e introverso, allontanato da tutti. Lui ci soffriva da cani ma non sapeva fare diversamente.  Ormai quella barriera che aveva issato tra lui e il mondo circostante era insormontabile. Negli studi si applicava e riusciva abbastanza bene, stabilendo un rapporto molto formale coi suoi insegnanti.  Mentre frequentava le scuole superiori, conobbe una ragazza che seppe comprendere la sua inquietudine, che non era diminuita affatto, e lei con grande intuizione, gli rimaneva vicina, senza fargli domande e questo, pian piano fece sciogliere il ghiaccio in cui aveva deposto il cuore e lo rese fiducioso nei confronti della donna. Dopo qualche tempo, la loro amicizia si trasformò in amore e, una volta assunto in quell’azienda, stabilirono di sposarsi dopo due anni. Avrebbero intrapreso una vita tranquilla, come tanti! Una casa, dei figli, la vecchiaia insieme, sereni. Così immaginavano la loro vita futura..già la immaginavano, perché nei fatti, nulla di tutto ciò avvenne. O almeno solo in parte! Decisero la data del grande passo, trovarono casa in affitto e la arredarono. La vedeva ora in quelle foto, non più in bianco e nero sbiaditi, ma la foto prese colore tra le sue mani e si stupì per questo!. Lei era bellissima, emozionatissima, raggiante, quel famoso giorno mentre attraversava la navata della chiesa di campagna che avevano scelto per il rito religioso. Lui, un meraviglioso sposo che attendeva trepidante la donna che avrebbe avuto al suo fianco per sempre. Ma si sbagliavano! Non avevano fatto i conti con un destino beffardo che, incurante della loro gioia, decise di falcidiare la vita di quella donna mentre, l’anno dopo, metteva al mondo la loro creatura. Anzi, se le prese entrambe, in quanto era nata una splendida bambina che visse solo poche ore, alla quale diedero il nome di Aurora e che invece, non avrebbe mai visto la luce del giorno. Ed era rimasto nuovamente solo. La vita era continuata così, tra lacerazioni profonde, senza interesse alcuno e aveva rinnegato tutte le sue credenze, il suo credo religioso, incolpando per le sue sciagure, proprio quel Dio che magnanimo, ci aveva creati..ma perché poi..se ci rendeva la vita impossibile, cancellando ogni più rosea aspettativa, regalandoci anche la morte? Non se lo sapeva spiegare e lo aveva cancellato dalle priorità del suo cuore..anzi il suo cuore ora..non aveva alcuna priorità..e men che meno..il Natale! Richiuse l’album, sollevando una nuvola di polvere, lo ripose al suo posto e salì per rimettersi in poltrona e vedere un po’ di tv per allentare un po’ la tensione accumulata da quel tuffo nel passato. Si sedette, accese la tele dal telecomando ma la concentrazione era assente. Decise di andare a letto, pensando che il sonno gli avrebbe portato un po’ di ristoro, almeno non avrebbe pensato a nulla! Fece fatica ad addormentarsi e quando lo fu, si sentì proiettato in un sogno davvero strano e confuso. Si svegliò all’alba, ricordando solo brevi frammenti del sogno e non ci penso più. Sino a quando accese il cellulare e il suono della messaggeria gli fece fare un sobbalzo. Era giunto un messaggio da un suo amico che non sentiva da tempo, si trattava di un video. Lo aprì e subito una dolce musica celestiale avvolse la stanza, si sentì avvolto come da un manto benefico che gli infondevano calore sin nel cuore. Le parole che lesse in sovrimpressione lo fecero restare di stucco:

Tempo di attesa.
Avvento..tempo di attesa, di silenzio
di preghiera, di contemplazione.
Siamo in Avvento.
Datti tempo per pregare Dio
per parlargli di te
dei tuoi desideri
delle tue paure
delle tue gioie.
Per stringere la sua mano
fidarti di Lui
affidarti a lui
alla sua infinita tenerezza.
“Anche se sono sempre con te
verrò presto
Vienimi incontro !
Andiamogli incontro
E’ veramente grande il mistero!
Dio si fa Uomo
Lasciamo entrate questo mistero
nella nostra vita!


Avvento...
E’ una nuova partenza,
il segno di una rinascita..
Un impegno per scoprire i nuovi segni  del nostro tempo
per dare vigore al nostro cammino.
Maria, madre dell’umanità
aiutaci a vivere questo tempo d’attesa.
Buon cammino d’Avvento!




Posò il cellulare, e d’improvviso ricordò il sogno. In esso c’era sua moglie con la bambina tra le braccia che gli diceva: Io e Aurora siamo dall’altro lato del cielo, ma Lui nasce ogni giorno e si pone accanto a te.
Rammentare il sogno in tutta la sua lucidità gli provocò un immenso gorgoglio nello stomaco.
Davvero un mistero! Era domenica, fece colazione, si vestì e al suono insistente delle campane, non seppe resistere!  In quel momento aveva preso la decisione:  Sarebbe andato al cospetto di quel Dio che stava accingendosi a nascere. In silenzio lo avrebbe contemplato, avrebbe rivolto a lui le sue preghiere, gli avrebbe offerto le sue sofferenze , le sue paure, i suoi rimorsi, i suoi rimpianti, i suoi desideri.
L’attesa sarebbe cominciata da questo, e in ciò riscopriva la voglia di vivere che faceva capolino. Come linfa, la sentiva scorrere in sé  donandogli  vigore. Sarebbe rinato, ne era certo! Una nuova partenza per lui e sapeva che sarebbe stato ancora in tempo, mentre sentiva forte pulsare il suo cuore. Chiuse la porta alle sue spalle..e scese di corsa le scale…

 

                          

 

 
 
 
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