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...fini la comédie

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« Come passa il tempo....Amicizia »

Fuga verso il passato

Post n°669 pubblicato il 27 Giugno 2014 da paperino61to



La pioggia ha smesso di scendere da poco,guardo  il cielo e vedo far capolino il sole. Con insistenza osservo  l’orologio, il tempo sembra non passare mai anche se è vero il contrario, in effetti  il tempo passa più veloce di quanto crediamo.

Sono anni che osservo queste pareti, che vado nella stanza “ del sole “ come la chiamano qui dentro. Mi hanno portato qui dicendo che non potevo più stare da solo e che a casa dei figli non c’era posto.

Per carità , tutto vero, con gli anni non si è più tanto autosufficienti, ma sai che quando varchi quel portone difficilmente tornerai a varcare quello della tua famiglia.

Mi vesto lentamente , d’altronde come potrei fare diversamente. Un’ultima occhiata allo specchio, tanto da non sembrare il “ barbone “ di turno e mi avvio verso il corridoio. Gli altri “ ospiti “ della pensione , come la chiamo io ,  sono ancora nelle loro camere.

                     

Incontro un paio di infermiere che mi salutano con il solito sorriso sulle labbra.

Ho il cuore che batte forte, sembra che mi stia per scoppiare. Attendo dietro l’angolo del corridoio,il momento buono per varcare quella dannata porta. Eccolo ,  il tizio che è nel gabbiotto si sta alzando e va verso la macchinetta del caffè posta nel retro.

In un attimo le mie gambe sembrano tornare quelle della gioventù, apro la porta ed esco. Le mie orecchie sentono gridare il mio nome, ma non è affatto così. Nessuno per ora si è accorto della mia assenza, anzi della mia fuga.




Cammino fino alla fermata del bus, salgo sul mezzo senza sapere dove mi porta ma l’importante è allontanarsi da questa zona e alla veloce.

Scendo al capolinea per prenderne un altro subito dopo, diverse ore dopo di questo saliscendi dai bus  sono stanchissimo ma felice. Mi avvio verso una panchina e mi siedo. Nel frattempo ho comprato un panino e una bottiglietta d’acqua frizzante, al diavolo se poi mi fa male.



Finito il pranzo, decido di capire dove mi trovo. Il posto mi è famigliare, qualcosa nei ricordi incomincia a riaffiorare. Attraverso la via e vedo un negozio, una profumeria , la sua insegna mi dice qualcosa ,  poi una ragazza esce, una bella ragazza con un vestito a fiori molto aderente ,  vedo dei ragazzini corrergli dietro e sorrido.




C’è stato un tempo in cui io e miei amici  facevamo  la stessa cosa aspettando  che uscisse la commessa dal negozio per andare a prendere della roba nel magazzino ad un paio di isolati di distanza , la nostra “ commessa “ aveva lo stesso vestito aderente a fiori, della bella ragazza uscita ora  dalla profumeria.



Percorro qualche metro più avanti e vedo un ambulatorio ,  accanto  una panetteria ,  guardo dalla vetrata  e un viso famigliare  mi osserva. Non è possibile mi dico. E’ la stessa proprietaria del tempo che fu , di quando andavo al giardino a giocare e poi per la merenda passavo da lei.

Cosa sta succedendo ? Ho sempre avuto da dire con la gente dell’ospizio che viveva solo di ricordi e ora ? Mi sta capitando la stessa cosa.




Osservo meglio la zona, sembra la stessa degli anni 70’, non è cambiata di una virgola, stessi negozi, persino le auto parcheggiate sono come quelle di allora. Ho persino incontrato i  genitori di un vecchio amico d’infanzia. La testa mi gira e le gambe sembrano cedermi di brutto, devo andare a sedermi . E’ impossibile, tutto questo, sto sognando  : è l’unica spiegazione possibile.




Attraverso la strada e vado al giardino che si trova innanzi a me, un gruppo di bambini sta giocando a pallone .Urla,schiamazzi, imprechi per un passaggio sbagliato o un gol mangiato. La palla rotola finendo ai miei piedi, un ragazzino corre verso di me.

“ Scusi, signore, non lo abbiamo fatto apposta. Può ridarci la palla ? “  .

Lo osservo, e rimango senza parole, non riesco ad emettere nessun suono.

“ Signore sta male ? “ mi domanda mentre accanto a lui arrivano altri ragazzini.

Continuo a fissarlo, da capo a piedi, intensamente. Sento uno di loro che dice agli altri di stare alla larga da me, che sono uno di quei maniaci che si leggono sul giornale.

“ Signore, la prego ci dia la palla per favore “ domanda ancora il ragazzino.

Mi scuoto dal mio limbo, quando lo sento chiamare a gran voce.

“ Scusami ragazzino,  mi ricordavi una certa persona che conoscevo tanti anni addietro. Tieni la palla “ le rispondo.

Poi il gruppetto si allontana mentre li osservo riprendere il gioco. Quante cose avrei voluto dire a quel bambino, quanti avvertimenti per non fare gli stessi errori miei , ma non ne ho avuto il coraggio.



Una lacrima scende sul mio volto, capisco che il mio tempo non è questo ma quello da dove sono scappato, mi avvio alla fermata e torno indietro, a quella stanza del “ sole “.




“ Buongiorno signor Marco, ma dove è stato ? Eravamo in pensiero per lei “ mi domanda l’infermiere quando mi vede entrare dalla porta.

“ Caro Enzo, ho visto il passato e con lui un ragazzino di nome Marco” rispondo ,  e con passo lento vado nella mia stanza pensando che per quanto possa sembrare strano e assurdo mi sono rivisto in quel giardino a giocare e con esso tutti i ricordi e pensieri  legati ad un periodo che non tornerà più.


          



                                     ....a presto amici..

 paperino alias...Marco 

 

 


 
 
 
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