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« Il veliero più bello del mondoChi ama ci segua »

Per don Giuseppe Rassello

Post n°865 pubblicato il 05 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

Per la piena riabilitazione di don Giuseppe Rassello, "prete coraggio" di Napoli,  lordato dalla più immonda calunnia bene orchestrata dalla Camorra, a cui strappava le giovani leve, stiamo realizzando un documentario che sarà proiettato il 22 gennaio p.v. nell'ambito di un convegno nella Basilica di S.Maria della Sanità che seguirà la cerimonia di inumazione dei suoi resti in Basilica, traslati dalla natìa Procida. In questa anteprima presentiamo solo l'inedito inserto dell'intervista a suo fratello, il comandante Salvatore Rassello, che abbiamo incontrato quest'estate durante un rapidissimo e raro ritorno in Patria. Ci auguriamo - con tutto il cuore  - che il 22 gennaio in S.Maria della Sanità vengano a strisciare, invocando perdono, quegli immondi delinquenti che l'hanno assassinato nel modo più sporco e vigliacco... ed anche coloro che hanno permesso che la Camorra della Sanità trionfasse per l'ennesima volta sulla Verità, su nostro Signore... e sulle speranze dei giovani napoletani. (M.S.)


Incredibile Sanità!
di don Giuseppe Rassello

Incredibile Sanità! Le vecchie mura, sature di storia, si screpolano negli ardori d'estate.

Tutto e' vecchio, nulla sembra esistere d'antico. La Sanita' scoraggia.
Anche il sorriso splendente dello scugnizzo-periegeta tradisce, d'un tratto, l'atroce Campana protervia.
E scompare, rubandoti quel tanto di storia e di vita che t'aveva fatto balenare agli occhi.
E' l'esperienza di un turista qualsiasi che scenda quaggiu' a cercare antichi, celebri nomi e gloriose vestigia. La gente ti guarda, un po' incredula, un po' maliziosa, ammiccante.

Sanita', inafferrabile, incostante bellezza....

Ed imparerai, con dolore, che la Sanita' e' uno di quei posti dove l'umanesimo o diventa umanita', o muore. Tu che hai studiato, e t'intendi di greco e di latino, puoi dedicarti quaggiu' alla filologia dell'anima, dove, da quel dannato palinsesto che e' il cuore umano su cui la storia d'ogni giorno incide con stilo atroce la sua vicenda di vita e di morte, cancella memorie sbiadisce immagini e crea nuove, inaspettate situazioni; tu, con delicatezza estrema, ricorrendo agli occhi tuoi ed alle mani, chiedendo al tuo cervello, al tuo cuore, al tuo corpo lo sforzo supremo, tenterai una mirabile restitutio. Ti asterrai, pero', se sei saggio, dall'emendare, dal respingere, e, sovente, anche dal glossare, finche' non ci avrai dato su l'anima e potrai scrivere sul frontespizio della tua storia il verso catulliano caro all'eroico Studemund: Nei te plus oculis meis amarem... Se non t'amassi piu' degli occhi miei... Si, perche' chi ama la Sanita' ci resta. Senza retorici irredentismi. Senza la 'carita' pelosa' di donna Prassede. Senza il bla-bla pauperistico di vecchi e nuovi socialismi. Qui e' davvero Napoli, tremendum fascinans. Vengono i momenti in cui ne scapperesti via, ma una sottile malia ti trattiene, affatturato. Qui la gente bellissima e proterva, ti discopre inattese tenerezze, cosi che, in fondo, ti spiacerebbe andartene. Qui potresti scrivere una storia, in bilico tra l'umile e il sublime, che forse nessuno leggera', ma ti potra' accadere la ventura di essere capito, e t'ameranno.

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 01:37 via WEB
Ristabilire la verita' e conseguentemente l'onore di don Giuseppe Rassello e' un dovere morale a cui non si puo' sottrarre nessun procidano, prima ancora di tutti quelli che lo hanno conosciuto durante il suo esercizio pastorale a Napoli
Spero che finalmente tutti gli sforzi devoluti a questo fine abbiano pieno successo e che, anche questo processo di riabilitazione, serva a dare un altro piccolo colpo alla camorra e a tutte quelle metastasi che da questo cancro principlae continua a svilupparsi tra la gioventu' delle aree a rischio metropolitane.
Rivolgo a tutti un grosso invito a presenziare all'evento della translazione delle ceneri di don Rassello, da Procida alla basilica della Sanita' e a testimoniare in questo modo il supporto e la ferma volonta' di sostenere la piena riabilitazione morale di questo martire silenzioso.
Antonio Ambrosino
 
kuskus0
kuskus0 il 05/11/08 alle 01:39 via WEB
Mea culpa non conosco questa vicenda e il video non riesco a vederlo! Ciao a tutti Agnesina Pozzi
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 09:24 via WEB
Agnesina, basta che immetti in google la chiave "don giuseppe rassello" e potrai leggere quanta merda gli hanno rovesciato addosso... non solo i camorristi della Sanità...ma anche gli "intellettuali" progressisti e laici, i "giornalai" di regime cui non pareva vero di poter esercitarsi nel gossip morboso. Ecco, riabilitare don Rassello significherebbe anche cancellare dalla rete, come per Contrada, tutta quest'immondizia! marina
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/01/09 alle 21:26 via WEB
la camorra in questa storia di padre rassello non c'entra proprio e quello che si vuole fare credere chi conosce bene la storia (come me) sa bene che ad orchestrare il tutto furono politica e chiesa, questo non per difendere la camorra che è un fenomeno da distruggere!!, ma basta difendere il vero cancro e la vera malavita cioè la politica
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 23/01/09 alle 01:13 via WEB
Siccome questo lo penso anch'io e mi espongo, mi favoriresti la tua identità? Scusa, te la chiedo proprio per distinguerti dai "soliti noti" calunniatori. marina
 
pattyghera
pattyghera il 05/11/08 alle 08:06 via WEB
Avevo letto sul blog di questo prete coraggioso. Niente di cui meravigliarsi. La Camorra è padrona delle vite dei napoletani e ne vuol controllare ogni mossa. Chi si frappone e tenta di ostacolarne il cammino, viene inesorabilmente fermato, anche se si tratta di un prete. Il caso che cita Marina, purtroppo, non è il solo. Quasi quasi vien da rimpiangere i tempi in cui il Prefetto Mori ebbe carta bianca dal Duce per debellare la mafia in tutto il meridione. E ci riuscì. Peccato che gli americani, sbarcati in Sicilia, con l’accordo del governo ombra (leggi Andreotti) aprirono le galere e fecero uscire tutti i mafiosi. Non solo, li misero nelle istituzioni dove sono tuttora. Non solo, fecero rimpatriare anche quelli che erano andati oltreoceano, Ma che bravi i “liberatori” americani”. Se la Camorra ha fatto del male a Don Giuseppe Rassello è anche colpa loro. Patty Ghera
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 09:28 via WEB
...i due celebri "sbarchi in Sicilia" sono del tutto simili! Non aggiungo altro. marina
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 12:20 via WEB
Il caso don Rassello è ancora un tabù ed è estremamente pericoloso parlarne. Contrariamente alle denunce fatte da Saviano e da tanti altri giornalisti colpisce il colpevole silenzio, l'omertà, su don Rassello, barattato in rete con la sguaiatezza solita dell'inciucio di bassa lega. Sarebbe necessario inquadrare il periodo storico, con tutte le complicanze e complicità della politica locale, della Curia e del substrato sociale, per poter afferrare il senso del grande inganno e del martirio stesso di don Rassello, per le opportune denunce. Complimenti per il vostro coraggio che, se anche non vi farà vincere l'Oscar o il Nobel, vi eleva sulla scala dei napoletani degni di stima, per quante difficili cause avete difeso. M. Pellicanò
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 13:18 via WEB
Da "Venerdì di Repubblica" – 1990---- ATTENTO, PADRE CORAGGIO, "LA FAMIGLIA" NON SI TOCCA-------- "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", leggiamo nel Vangelo. E sui poveri preti di Napoli di pietre ne sono volate tante; una montagna di pietre sotto le quali sono rimasti prigionieri tre sacerdoti che fino a pochi giorni prima della bufera giudiziaria venivano sbandierati dal popolo partenopeo come il vessillo dell'esile esercito anticamorra. Padre Francesco Rapullino, parroco di Forcella, autore dell'omelia-invettiva "fujtevenne" durante i funerali di Nunzio, il bambino assassinato dalla camorra: suo cognato viene arrestato con l'accusa di essere un camorrista. Padre Giuseppe Rassello, parroco della Sanità, tuonò neanche due mesi fa: "In questo quartiere Dio non esiste, accuso lo Stato che non c'è; qui il vero Stato è la camorra: agli arresti per atti di libidine verso un bambino di 13 anni. Don Antonio Maione, sacerdote della chiesa di Santa Maria delle Grazie, colui che fece salire sul pulpito Nunzio Giuliano, fratello del boss camorrista: avrebbe raggirato un tossicodipendente sottraendogli del denaro. Tre preti-coraggio finiscono contemporaneamente, per responsabilità, più o meno dirette, nelle maglie della giustizia. Strano? Certamente una singolare coincidenza. Tanto più che nel caso di Maione è stato riesumato un vecchio reato passato in prescrizione. Già, ma chi lo ha riesumato? Chi si è preso la briga di scavare con tanto impegno nel presente e nel passato di questi sacerdoti? I magistrati s'indignano al solo pensiero di poter essere stati inconsapevoli strumenti. E loro, certamente, non c'entrano: ricevendo denunce e segnalazioni, non possono far altro che procedere penalmente nei confronti dei colpevoli. Il problema è un altro, riguarda coloro che ai giudici hanno fornito o fatto pervenire le notizie criminose, i loro nomi non li conosceremo mai, ma il buon senso porta diritti ad una associazione (per delinquere) della quale questi nomi fanno parte: la camorra. Questi preti stavano esagerando: tutti a sputare veleno contro le "famiglie", tutti a concionare dal pulpito, tutti sulle prime pagine, tutti in televisione. E, particolare più rilevante, tutti capaci di creare opinione, di convogliare attorno alle proprie chiese e alle proprie idee folle sempre più corpose. Quella stessa folla, la gente dei quartieri a più alta densità malavitosa, che ha gridato il proprio sdegno per gli arresti e per le congiure verso i propri parroci, con la stessa passione con cui un paio di mesi fa aveva difeso alcuni camorristi dalle manette della polizia. Ma, allora, qualcuno potrebbe chiedere, con chi sta questa gente? Con chi tenta di disegnare il futuro o di ascoltarne le istanze: con chi tenta di supplire - anche attraverso l'illegalità - alle deficienze dello Stato. La Chiesa, la fede, il nome di Cristo erano riusciti ad aprire squarci di luce nella vita buia di Forcella e Sanità. Confusamente, disordinatamente, individualmente: però c'erano riusciti. Sacerdoti in clergyman o in jeans, "sgarrupati" come i ragazzini del libro di D'Orta, certamente poco ortodossi, tanto da suscitare - in taluni casi - la riprovazione del cardinale Giordano. Ma preti di strada, compagni di quartiere, poco ossequiosi verso i criminali-padroni. Sono finiti davanti ai giudici, con la schiena curva, coperti di vergogne. E' giusto, se davvero hanno commesso i reati che vengono loro attribuiti. Eppure davanti alle loro chiese la gente piange e aspetta di vederli tornare. Perché sa che coloro i quali hanno scagliato quelle pietre non sono affatto senza peccato
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 14:38 via WEB
ricevuto in redazione:-------- Sono Arnaldo Capezzuto, un giornalista de "Il Napoli" ho collaborato con il grande Don Rassello o meglio mi ha fatto diventare una persona... All'epoca ho fondato l'associazione ViviQuartiere facevamo visite guidate al Rione Sanità per valorizzare la zona e indirettamente combattere la camorra. Posso fregiarmi del titolo di sincero amico di Don Rassello. Andai via da Viviquartiere quando capii che i miei ex amici non avevano capito nulla dei discorsi di don Rassello e lui fu molto contento di quella scelta....ifatti gli "amici" con un colpo di mano pensarono bene di fare altro....Quando fu obbligato ad abbandonare la Basilica di Santa Maria della Sanità (coincise con due eventi devastanti: l'assurda sentenza di condanna in Cassazione e l'insorgere della sua terribile malattia) da tempo nei fatti già "commissariata" dal vescovo Bruno Forte all'epoca rampante monsignor...ho raccolta l'amarezza del saluto al suo popolo della sanità....ormai provato dalle chemioterapie...senza mai perdere la speranza ha ricominciato....Alla chiesa di Santa Maria della Catena di via Santa Lucia ricreammo in tono minore ciò che si faceva al Rione Sanità....un gruppo di tre persone denominato "Quartiere Nuovo" che svolgeva ogni domenica visite guidate a Santa Lucia e alla parrocchia...nonostante la malattia Don Giuseppe ha fatto Don Giuseppe intransigente e attento ai problemi....posso dirti il contenuto a memoria della prima omelia alla chiesa di Santa Maria della Catena...Sotto lo sguardo di un esterefatto avvocato Tucillo...Don Giuseppe si scatenò contro i residenti della Napoli bene che facevano uso di cocaina e non si facevano carico dei destini della cittàò e dei più poveri...un attacco alla borghesia aristocratica....una omelia cheera un atto d'accusa...come sempre accompagnata con nomi e cognomi....L'effetto don Rassello si fece sentire subito....ogni domenica la chiesa di Santa Lucia al Mare retta da monisognor Don Maurizio Brancaccio (morto il mese scorso) si svuotò...tutti da Don Rassello....Ogni domenica poi a fine messa sempre il solito rito con don Giuseppe seduto alla scrivania impegnato nella conta dei soldi (molto pochi) li sistemava in delle carte e li avvolgeva...ed io sempre con la stessa battuta : "Don Giuseppe tu dovevi fare il banchiere altro che sacerdote questi soldi li accarezzi, li coccoli tanto non aumentano". E lui di rimando: "E' sterco del diavolo che mi serve per aggiustare questa chiesa che i napoletrani hanno dimentica"....E poi attaccava: "Parli proprio tu che fai il giornalista....scrivete cose non vere...io per principio curo la mia igiene mentale e non leggo i quotidiani". Dietro questa sua battuta-vera c'era la sofferenza di quando lo ammanettarono al rione Sanità davanti al suo popolo...e una giornalista - qualche giorno prima - spacciandosi per una persone bisognosa carpi notizie di prima mano.... Sono tanti i ricordi....all'epoca battagliavo contro il cardinale Giordano...articoli pesanti...requisitorie....e più volte l'alto prelato mosso dalla rabbia voleva querelarmi ma il caso ha voluto che l'avvocato del cardinale era Tuccillo che oltre ad essere il legale di Don Giuseppe era anche diacono...qui un'altra storia fu proprio Don Rassello a farlo convertire....e iniziare con lui un percorso di preghiera...Poi ricordo il dolore di Don Rassello quando uscì il film "Nunzio Pianese 14 anni a maggio" di Antonio Capuano....Passarono messaggi falsi...che cristallizzarono una vicenda giudiziaria orchestrata per abbattere un simbolo che almeno 20 anni prima aveva scoperchiato la pentola del vero potere a NApoli ma non solo....Lui mise le mani su di un ordine para massonico ....è stata la sua condanna....Se vuoi ho in archivio articoli e altro....Comunque ho conosciuto anche Salvarore il fratello di Don Giuseppe....
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 14:39 via WEB
Credo che la calunnia abbia ucciso Socrate, accusato da Meleto, Anito e Licone. La calunnia uccide più della spada. Comunque sia è importante richiamare il dialogo e il dibattito sulla storia recente della città di Napoli. Concordo con Marina quando analizza e diffonde il proprio grido di sirena ferita, perchè Marina è Napoli. La Napoli che descrivo in una mia poesia come " bellezza sciupata...donna al tramonto...." Ma Napoli resta e sarà sempre l'incantata sirena Partenope Feracae. La Verità prima di tutto. antimo Ceparano
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/08 alle 14:43 via WEB
Ricevuto in redazione:-------- Ho conosciuto personalmente Pino Rassello e (posso dirlo, sia perché, ormai, sono "fuori", sia perché non mi sono occupato professionalmente della sua vicenda) ho sempre dubitato seriamente della fondatezza delle accuse che ne determinarono la condanna: dunque, salvi "cataclismi" dell'ultima ora, ci sarò. Sergio Zazzera
 
senzabarriere.d
senzabarriere.d il 05/11/08 alle 17:04 via WEB
Per Padre Giuseppe Rassello,vittima per la sua lotta contro il malaffare,per la sua denuncia della camorra, della connivenza del potere con l'internazionale della droga e per i suoi anni alla chiesa della Madonna della catena a S. Lucia, io ci sarò. Mimmo Di Renzo
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/11/08 alle 14:59 via WEB
IL SUD ALZA LA TESTA: ANCHE DI QUESTO DOBBIAMO RINGRAZIARE CHI HA OFFERTO LA PROPRIA VITA PER NOI. Pagate Savoia! Gaeta lancia il controassedio Un'immagine dell'assedio di Gaeta La città pretende 500 milioni di risarcimento per i bombardamenti «piemontesi»del 1861 PINO APRILE GAETA (LATINA) Per i 150 anni dell'Unità d'Italia, la città di Gaeta chiederà ai Savoia il risarcimento dei danni dell’assedio del 1861: 500 milioni di euro, pari a 2 milioni di lire dell'epoca. Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto volevano 260 milioni per i 54 anni di esilio subìto. Noi, per migliaia di morti e la città distrutta ci teniamo bassi. Gaeta non aderì mai al Regno d'Italia; potrebbe pretendere l'autonomia, non applicare le leggi varate durante il regno dei Savoia; riprendersi i beni demaniali incorporati da questo Stato. Divideremo il risarcimento con le altre città "eccidiate" dai Savoia: decine». Antonio Ciano, 61 anni, assessore al demanio a Gaeta, autore di «I Savoia e il massacro del Sud» e «Le stragi e gli eccidi dei Savoia», ex comunista, fondatore del Partito del Sud, sostiene l'iniziativa, confortato da legali e giuristi. «Gaeta, dal 1861 al 1914, chiese più volte il rimborso delle devastazioni di quattro mesi di bombardamenti. Ancora oggi - protesta Ciano - gran parte della città è demaniale, non ci appartiene. Per passeggiare sul lungomare (solo un quarto è comunale), si paga dazio allo Stato; per far andare a scuola i bambini, gli dobbiamo versare un canone. Nel 2001 ci siamo ribellati. Non paghiamo: un milione di euro di arretrato». Le violenze Tecnicamente, le richieste di risarcimento dei danni di guerra di Gaeta sono irricevibili, perché il Piemonte non dichiarò guerra al Regno delle Due Sicilie. Lo invase e basta. «E noi lo chiediamo a chi volle l'invasione e ne godette i benefici: i Savoia». Che c'entrano i pronipoti? «Non hanno rinunciato all'eredità. Chi si tiene i vantaggi, si prende pure i debiti. Reclameremo il sequestro dei gioielli della corona, custoditi dalla Banca d'Italia; e ci rifaremo sui loro beni personali». Che vuol dire che la città non aderì all'Italia dei Savoia? «Il generale Cialdini convocò gli amministratori per farlo - spiega Ciano, con documenti - si presentarono 5 decurioni (consiglieri comunali) su 25. Per legge, ci voleva la maggioranza dei due terzi. Se ne accorse Cavour, che chiese un elenco di notabili della città. La Gazzetta Ufficiale pubblicò l'atto con quei nomi: un falso (storico) in atto pubblico». Cialdini, per assediare la fortezza, impose «a tutt'i gaetani che abitavano fuori dal forte, costituenti i quattro quinti della popolazione, lo sgombero della città in dieci ore», riporta una memoria del 1866, firmata da sindaco e giunta, per chiedere il rimborso dei danni. Passate le dieci ore, «né persone, né cose potranno più asportarsi, e le persone saranno arrestate e trattate come agenti segreti del nemico». «Un gaetano ogni cinque fu bersaglio dei cannoni - enumera Ciano - Gli altri quattro divennero nullatenenti e mendicanti». «Quel che fè truppa di quel conio, meglio è che si taccia», si legge nella memoria. Ciano non tace: «A Terracina sorse un mercato nero per la roba che quelli rubavano a Gaeta». (Anche nel 1849, quando l'esercito piemontese punì la Genova ribelle, i danni delle bombe furono dieci volte inferiori ai furti dei soldati). «Per accamparsi, devastarono metà dell'intero territorio coltivato, giardini millenari. L'inverno fu siberiano e, per scaldarsi, distrussero centomila ulivi. Di 300 frantoi, non ne resta uno: smontati e rimontati altrove; alcuni sul lago di Garda. Le vegete campagne restarono tosate e le case crivellate», dice la memoria del 1866. Divisero la città in tre zone militari e il commercio marittimo fu stroncato: 300 bastimenti, cantieri navali secolari, con duemila dipendenti, 64 paranze di pescatori. «Tutto finito - continua Ciano - E, dopo la violenza, l'emigrazione. Da qui, prima, non andava via nessuno. Costretti all'esodo, miei parenti, e molti altri, si arruolarono con gli austriaci, contro gli italiani, a Lissa e a Custoza; e ottant'anni dopo, con gli Stati Uniti. All'obiezione: "Dovrete uccidere italiani", uno dei miei parenti americani rispose: "Spero tanti". Qui son rimasto solo io. Ci sono più gaetani in Massachusetts che a Gaeta». L’Italia e il sangue Altro che Bossi contro l'Italia Unita! «E no! L'Italia fu unita col sangue nostro, i soldi nostri rubati e portati al Nord. E mo' ce la teniamo: l'abbiamo pagata. Siamo repubblicani e unitaristi, non contro i Savoia e con i Borbone. Ma il nostro Paese ci tratta da nemico sconfitto. Nel 1999, dettero al Piemonte 605 miliardi di lire, per riattare ex beni dei Savoia. A noi niente. Forse ora, finalmente, tramite la Regione, riavremo i beni demaniali chiesti. E nulla ci è stato dato dei 150 milioni di euro per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nel 2011. Manco ci hanno risposto». «Anzi, col precedente governo Berlusconi, il ministro all'economia Tremonti voleva mettere in vendita i nostri beni "demaniali" e non comunali. Ma, tranne le case private e piazza Commestibile, tutto è demaniale, nella Gaeta storica. Il governo Prodi lo evitò, con la finanziaria 2006. Per noi, la Patria, ha solo bombe. Nel '43, tedeschi e fascisti, temendo uno sbarco alleato, buttarono giù il 70 per cento della città». Con gli anniversari non hanno fortuna. «Per le celebrazioni dei 100 anni, nel 1961, doveva venire il presidente della Repubblica. Ci fecero intendere che non avremmo avuto soldi, se non avessimo intitolato strade agli eroi del Risorgimento. Che, per noi, sono criminali di guerra: ci bombardarono mentre si trattava la resa. Alla fine, si dedicarono, sì, vie a Garibaldi, Cavour, Mazzini, Bixio, Mameli, ma portano al cimitero borbonico (allora periferia). Coi soldi del centenario, si fece la media Carducci: venne fuori una fossa di 24 metri, profonda 12 (che la scuola ricopre), piena di cadaveri: soldati e civili borbonici fucilati dai piemontesi». Gli eredi dei vinti La vicenda ha tale densità metaforica, che pare finta: la scuola nasconde, nelle fondamenta, la verità emersa dopo cent'anni. E agli eredi dei vinti che la «calpestano», per entrarvi, si insegna la storia dei vincitori. Contatti con la Lega di Bossi? «Un deputato leghista - dice Ciano - Giacomo Chiappori vorrebbe un'alleanza. C'è stato un incontro ad Agnano. Penso mirino a una mossa strategica coi partiti meridionali. Forse non si fidano del Movimento Autonomista di Lombardo, l'alleato del centrodestra presidente della Sicilia». La gente comincia a capire, giura Ciano. «A Gaeta, noi e una lista civica, dopo 147 anni ci siamo ripresi la fortezza. Siamo l'unica città sopra i 20 mila abitanti non amministrata da uno dei due poli nazionali. Il nostro partito è presente in Lazio e Sicilia; in Lombardia è sorto Per il Sud; a Napoli nacque la Lega Sud, ex alleata di Bossi. La destra difende l'economia lombardo-veneta; la sinistra quella tosco-emiliano-marchigiana. Il Sud è abbandonato a ‘ndrangheta, mafia e camorra, funzionali allo schema economico per cui solo il centro-nord può produrre, e il sud sia solo un mercato. Lo si volle col Risorgimento, continuò il fascismo, e poi la Dc e il Pci di Togliatti, che sacrificò il sud al Triangolo industriale Torino-Milano-Genova». Il diritto al risarcimento fu riconosciuto «in nome del re Vittorio Emanuele», dal prodittatore Giorgio Pallavicino e dal ministro dell'Interno, Raffaele Conforti; il Luogotenente, principe di Carignano, lasciò mille lire di tasca sua e incaricò Cialdini, produttore delle macerie, di risarcirle. Il generale scrisse e garantì: finita la guerra, «il Governo di S. M. provvederà all'equo e maggiore possibile risarcimento». Ma il nuovo Luogotenente, Luigi Carlo Farini, «declinando il merito del fatto, ci consigliò di rivolgerci alla carità nazionale», riferisce, mesta, la memoria del 1866. «Tutto quel che poteva ricordare la nostra identità fu distrutto», conclude Ciano. «Ma è proprio a Gaeta l'unica statua di Ferdinando II mai rimossa dai piemontesi. È nella chiesa di san Francesco. Avranno pensato fosse un santo. Sul basamento c'è scritto chi è. Ma in latino. E loro, gl'invasori, parlavano francese...». Crocco57
 
senzabarriere.d
senzabarriere.d il 06/11/08 alle 16:18 via WEB
Cosa aspettiamo per dare inizio ad un raggruppamento di forze e di energie, con tutti i mezzi a disposizione, anche ricattando le nuove formazioni. Brutto termine, ma ormai è da tempo che Napoli e tutto il Sud pagano per colpe che non sono nostre. Ci hanno derubato di tutto, ci hanno deriso, e ridotto al la stessastregua delle bestie. I nostri emigrati, i nostri stessi soldati che combattevano per guerre non loro, sono sempre stati in prima linea e sono stati massacrati, mentre tutti i cummenda ed i ricchi borghesi prosperavano anche sulla grande somma delle rimesse dall'estero. I nostri emigranti, sono stati nell'immaginario collettivo, neri, riccioluti, brutti e sporchi e questo dappertutto all'estero. Quanti figli del Sud sono morti nelle miniere di tutto il mondo, quanti di loro si sono spaccate le schiene nei lavori dei campi altrui. Ancora oggi, un popolo di artisti, navigatori, filosofi e letterati, là dove si è sviluppata la civiltà, viene descritto come ignorante e retrogrado. Incontriamoci tutti e diamo inizio alla nostra riscossa. Riscossa di Popolo, con un programma d'innovazione o meglio una vera rivoluzione, tornare indietro, ritrovare le nostre radici ed i nostri valori. Insieme e Megaride con noi. Insisto. Ora si può, ora è possibile. Basta volerlo. Ora o mai più. Un movimento d'opinione, perchè Napoli risorga come capitale. Con forza , coraggio e consapevolezza. Mimmo Di Renzo
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 06/11/08 alle 17:19 via WEB
IN NOME DI DON RASSELLO, MARTIRE E ICONA DEL MEZZOGIORNO!
 
selpandgl0
selpandgl0 il 20/12/08 alle 12:21 via WEB
Sono cresciuto insieme a Peppino Rassello, non devo riabilitare nulla, è stato un santo fin da bambino,ha sofferto da solo, ma Dio è grande e lo ha portato in paradiso, grazie don Peppino per essere stato mio amico, Luigi Cap. d'orio
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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DEDICATO AGLI EMIGRANTI

 

NOMEN OMEN

E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

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vuoi effettuare un tour virtuale e di grande suggestione tra le numerose bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche di quel Mezzogiorno sempre più obliato dalle cronache del presente?
per le foto:
http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/Immagini.htm
per i video:
http://www.vocedimegaride.it/html/nostrivideo.htm

 

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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

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