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Cuozzi e Napolilli

Post n°750 pubblicato il 26 Luglio 2008 da vocedimegaride
 

Cara Marina, la lettera ultimamente pubblicata che inizia con un accattivante “Cortesi Napoletani” (vedi post n. 746), non mi è piaciuta. E chiarisco il perché: l’autore della lettera esordisce dicendo che se n’è fujuto da Napoli. Nulla da eccepire: chi di noi residenti non ha avuto un’idea del genere? Chi però si trasferisce dove gli pare, non stia però lì a pontificare e a elargire sentenze più o meno amarognole: intanto, l’argomento è difficile, tanto che uno scrittore francese disse che Napoli è un test per l’intelligenza. Ed è anche un test sdrucciolevole. E poi chi va via ricordi sempre di essersene andato per suo comodo: si, perché qui si combatte una vera e propria guerra quotidiana e chi la combatte merita più rispetto di chi taglia la corda, perché Napoli è città martire. E non per colpa dei napoletani, che continuano a cospargersi il capo di cenere. Quando la smetteremo? Signori, rivisitiamo la storia! (Lo diceva anche Foscolo). Per quanto riguarda poi gli ammiratori di Gigi d’Alessio e altri – premesso che io sono fiero e noto avversario musicale e culturale di costoro, che ci sono stati regalati dalle industrie discografiche e dai mass media -  ritengo che i cuozzi e, se l’autore dell’articolo preferisce, i napolilli, che li adorano a braccia alzate, sono vittime, e forse sono le maggiori vittime (per la loro accuratamente programmata ignoranza), di questa Italia, come, e forse di più degli industriali di Piazza dei Martiri, dei sedicenti “Partenopei” e dei nobiluomini e nobildonne delle zone “bene”. Ovviamente anche questi ultimi sono vittime di questa Italia, perché i rifiuti tossici, i dirigenti tossici e i politici tossici,  che l’Italia che comanda ci invia, insieme alla criminalità a cui è consentito di continuare a spadroneggiare, non risparmiano nessuno e colpiscono tutti, senza distinzione, come del resto l’Italia che comanda non ama nessuno di noi, ormai si può esserne, certi, e fa di un’erba un fascio. Perciò criticare questi o quelli appioppando loro nomignoli, dividerci in zone o settori mi sembra una stupidaggine, un errore strategico che oltre tutto ci impedisce di riconoscere il vero avversario.
Enrico Moscarelli

Concordo perfettamente! Ho letto l'accativante letterina del dott. Stefano Juliano, pubblicata dalla redazione di Napoli, in una delle mie ultime serate milanesi. Sulle prime ho sorriso: è di impareggiabile umorismo; poi, all'affondo finale, rinvenendovi un po' di acidità gastrica... forse dovuta alla napolitudine disperata da cui sono affetti tutti coloro che vivono  forzosamente lontani da Napoli, ho meditato anche sulla mia situazione personale ch'è assurdamente opposta a quella descritta dall'esimio partenopeo-toscano. Infatti, dopo un ergastolo milanese nella GRAN MILAN, vissuto da me SEMPRE quale situazione transitoria, nonostante la diversa "ciorta" dei tanti meridionali emigranti che non hanno avuto, come me, la fortuna di vivere la MILANO DA BERE da perfetta integrata... con punte anche di popolarità nei "salotti buoni" meneghini... sono "fujuta" anch'io ...MA VERSO CASA, a NAPOLI!... 'Na 'mano annanze e 'n'ata arreto, senza punti di riferimento, senza un tetto sulla testa, per giunta alla ricerca di nuovo inserimento lavorativo "per  la pagnotta", come una pazza "me ne so' fujuta"!... A Napoli, anche da sola e sconosciuta, non mi sono mai sentita invisibile e "soverchia"; a Milano, tra migliaia di persone d'intorno, anche in situazioni dov'ero "qualcuno" mi sono sentita SEMPRE come l'invisibile isola Ferdinandea... Eppoi, per chi ne ha conoscenza, i "cuozzi" sono uguali dappertutto: anche la Padania non è esente, mi creda, ma l'amministrazione dell'EXPO, li tiene ben emarginati dal celebre "quadrilatero", dove yuppies con la ventiquattrore di pelle bovina ed umana, la Montblanc nel taschino del tailleur gessato e...la pancia vuota sotto la camicia Oxford, pur se bocconiani e bancari, stilisti e architetti, amministratori delegati e lacchè, mancano proprio dell'ABC della Civiltà e della Tradizione... Che ne sa, questa gente, di monacielli e janare, di sirene e odissei, di Cola Pesce e donne Romite? Tenevano  solo Virgilio e...se lo sono lasciato scappare a Napoli!!! Ieri mattina, lasciando DEFINITIVAMENTE Milano... che non desidero più rivedere nemmeno in cartolina...  oltretutto PAGANDO a peso d'oro l'abbandono del "tetto coniugale padano", come ho sempre pagato  a peso d'oro l'aria cancerogena che vi si respira (avendo  sperimentato che trastule e 'mbrusature di certa importanza lassù le praticano questi rispettabili di facciata e non, come da noi, ruspanti mariuòli illetterati) mi accingevo con mia madre 86enne a salire sull'autobus del servizio interno dell'aeroporto di Linate, per imbarcarmi sul solito AIRONE... che potrei dire di aver comprato, per quante scorazzate aeree pucundriache ho effettuato in questi anni... Sulla fila centrale di cinque sedili dell'autobus erano accomodati almeno due yuppies, un manager e due rampolli di buona famiglia che, probabilmente si stavano recando nel villone di famiglia a Capri... Erano tutti belli, puliti, accessoriati e abbronzati... Nessuno s'è alzato per lasciare il posto a sedere a mia madre, attaccata al maniglione come una bertuccia e poco stabile sulle gambe. Ognuno di loro ha finto di non aver visto, perdendosi con lo sguardo... chi sulle ginocchia, chi fuori al finestrino, chi su un giornaletto, chi sulle tomaie delle scarpe altrui.... Non aggiungo altro. Viva NAPOLI e la sua gente, cuozza o meno che sia!

marina salvadore

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Commenti al Post:
vocedimegaride
vocedimegaride il 26/07/08 alle 12:26 via WEB
Maurizio Blondet - www.effedieffe.com - 21 luglio 2008 Salva in PDF Stampa Manda per E-mail Testo Commenti Un lettore dall’Africa manda la seguente lettera: «Gentilissimo Direttore, sono, da anni, un lettore assiduo di EFFEDIEFFE, trovo i suoi articoli interessantissimi anche se non concordo, a volte, al 100%. Vivo e lavoro in Africa subsahariana da due decenni, sono medico e docente universitario. Negli ultimi tempi leggo sempre piu’ spesso su questo Bossi che minaccia di prendere i fucili, di fare le marce sui Rom ed ultimo, intollerabile atto, mostrare il dito al nostro Inno Nazionale. Mi chiedo: ma tutto questo non e’ contro la legge? Se si, perche’ nessuno denuncia questo delinquente. Dal punto di vista professionale credo sia un caso psichiatrico molto piu’ che conclamato... se vi mancano letti in psichiatria ve ne riservo uno gratis da me... con moto piacere. E’ finita in una battuta ma la tristezza mi e’ rimasta dentro... Alberto» Benchè la sua proposta sia tentatrice - Bossi internato fra psicolabili negri, sarebbe quel che merita - mi permetto di dissentire dalla sua diagnosi, pur non priva di indizi sintomatici. Bossi non è pazzo, è solo di una rozzezza, maleducazione e ignoranza enormi: in ciò, il perfetto modello dell’italiota o, come direbbe lui, del «terrone»; e difatti è molto votato dai «terroni del Nord», che abitano vallate alpine e subalpine, e nelle cui case non si trova un libro, anche se nel garage hanno un paio di BMW. In questo, Bossi dà un suo decisivo contributo alla nostra comune inciviltà, quella di chi piscia sui sagrati, di chi graffita i muri e di chi passa col rosso, di chi lascia in strada i preservativi che ha usato in auto con il travestito (una specialità nordica), di chi brucia la monnezza o fa i blocchi stradali per qualche interesse marginale (e di solito indebito). Bossi rappresenta un certo tipo di settentrionale, che fu l’oggetto delle macchiette di Tino Scotti: il «baùscia». In italiano, sta per vanaglorioso, spacca-montagne inconcludente. Spesso il bauscia è un piccolo malavitoso marginale, per palese incapacità di successo: come il personaggio cantato da Giorgio Gaber, («Lo chiamavan drago», i compagni all’osteria) o il «palo della banda dell’Ortica» immortalato da Jannacci. Tipico del bauscia lombardo è quello di far uscire la sua forza dalla bocca, a forza di parole, «fucili», «pallottole», «federalismo», sono tutte cose che non ci sono e non ci saranno, per incapacità realizzativa. Anche questo non è molto «settentrionale», secondo il mito del nordico laconico, pratico e fattivo. Mito che penso si riferisca agli svedesi, non ai «lumbard» che votano un simile energumeno, oltretutto inefficace. Il consumare la forza con le parole è un sintomo di anima debole. Tutte le ascetiche, di ogni religione, consigliano infatti il silenzio. L’ultima uscita di Bossi contro gli insegnanti meridionali è dovuta al fatto che un insegnante di nome Caracciolo ha bocciato suo figlio (quasi certamente un semi-analfabeta come lui), a dire del papà perchè la bestia da lui generata ha presentato «una tesina sul Cattaneo», anzichè su «Sciascia o Pirandello». Insomma, anche questo molto «terrone»: i figli so’ piezz’e core. E l’interesse privato viene prima di ogni interesse pubblico. La Lega di governo ha appena cercato di salvare le aziende locali del gas e della luce, chiaro esempio di clientelismo e chiara fonte di mazzette nei comuni leghisti, per il partito. Il che dice tutto sulla superiore onestà dei nordici. Bossi vuole che gli insegnanti al nord siano solo nati del Nord, perchè i professori «terroni» portano via il lavoro «ai nostri»: ignaro che non ci sono abbastanza laureati al Nord, specialmente nel suo nord valligiano, capaci di coprire i ruoli. Quel nord, da generazioni, manda i figli a lavorare a 14 anni, nella fabbrichetta di famiglia; poi la fabbrichetta viene schiacciata dalla concorrenza internazionale, perchè padri e figli non parlano altra lingua che il bergamasco o il veneto, convinti che la cultura non serva, e che l’ignoranza sgobbona basti a se stessa… Sì, anch’io voglio il governo del Nord: proporrei l’arruolamento di podestà norvegesi, presidiati da fucilieri lettoni in uniforme SS e da amministratori finlandesi. Gente di poche parole, mi dicono. Ma forse persino dei catalani andrebbero bene, come governanti di questo Paese.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/07/08 alle 12:31 via WEB
Al post della lettera di Stefano Juliano io aggiunsi un commento che ribadiva il concetto che la napoletanita' e' una filosofia di vita, e' una maniera di pensare, di associare le idee, e' un qualcosa che difficilmente l'ambiente esterno ed "estraneo" puo' intaccare o addirittura demolire completamente.
Sono daccordo con l'ottimo Moscarelli quando ci avverte che i cuozzi o napulielli sono solo delle vittime, che chi comanda non ci ama, che la tossicita', in tutte le sue forme, ci assedia ......
Ma voglio ricordare alla carissima Marina che il fatto stesso che lei non si MAI sentita inserita davvero nella vita "meneghina" e' indice di sana e vera Napoletanita'. La napoletanita' doc che quando ci fa soffrire (proprio perche' ci comunica quel senso di inadeguatezza all'"estero") noi la chiamiamo ... napolitudine.
Moscarelli quando ci ricorda che chi resta e' piu' meritevole di chi fugge, quando ci avvisa che Napoli e' una citta martire .... ecco, io penso che in quel momento e' la napolitudine che lo pervade.
Un caro saluto ad entrambi
Antonio Ambrosino (Ambro)
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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