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« Contrada: L'opinione di...BRUNO 2008: antivigilia ... »

Ha lasciato il Cardarelli?

Post n°526 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

Bruno ha lasciato l’ospedale Cardarelli. Ha fatto benissimo! Il suo atto di dignità ce lo rende ancora più caro e sincero! Da qualificatissime ma non citabili voci amiche sappiamo che sta molto male e che tutto quest’accanimento giudiziario è letale per il suo fisico, troppo provato. Per questo, vogliamo ancor più sostenerlo con il nostro affetto e con le nostre povere iniziative che non godono del clamore e del megafono della stampa di regime, della quale – anche noi – paghiamo i costi. Dalla Tv di Stato ai giornali collegati al regime, in un’apoteosi dittatoriale che ha penalizzato l’INFORMAZIONE, abbiamo solo appreso delle voci “contro”, di ulteriori delazioni, di attacchi forcaioli e partigiani dell’establishment intellettualoide di addetti alle fotocopie nelle procure assurti a “star” della televisione di servizio. Servizi del telegiornale montati ad arte, con lo speaker impegnato a fare la solita cronistoria ritrita, guardacaso sullo scorrere delle immagini di repertorio delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, per meglio indottrinare il popolo-bue e gli ultimi ignoranti ancora indecisi. Tutto, senza possibilità di confronto, di discernimento, di metabolizzazione delle tossine, droghe e veleni, ammanniteci con una furia quasi bestiale, urlata. Mai si è detto, nei TG e su certi giornali, dei numerosissimi sostenitori di Bruno Contrada, delle voci a favore, delle altre numerosissime vedove, madri, sorelle ed orfani di altrettante vittime del Terrorismo e della Mafia, schieratesi con Bruno. Mai, si è fatto riferimento alle iniziative lanciate da - autorevoli e non – giornalisti, politici, appartenenti alle forze dell’ordine che continuano a sostenere Bruno nell’ombra. Mai, si è fatto riferimento ai blog specifici, in rete da lungo tempo, se non a quello del solito Grillo Sparlante che in compagnia dell’usciere delle Procure, il fotocopiatore, e qualche vedova in politica, nel suo “tutto fa brodo” ha calato nel pignattone del suo  minestrone una dose massiccia di cattiveria gratuita, di violenza inaudita, per uno che crede d’essere il “salvatore della Patria” ovvero il facente funzioni dell’idea spartana di giustizialismo. Non mancheranno, ne siamo sicuri, le opportune querele per diffamazione a costoro, quando il frenetico frastuono si sarà appena appena placato. A noi numerosissimi italiani, non schierati, che non abbiamo collocato Bruno Contrada in una precisa fazione politica piuttosto che in un’altra…perché preferiamo considerarlo semplicemente un Uomo con il suo dramma più epico che kafkiano…a noi che paghiamo i servizi di Stato benché da questi giudicati reietti… a noi che siamo, “per fortuna o per forza” italiani, come cantava Gaber… nessuno, NESSUNO, ha riconosciuto DIGNITA’!

Ha fatto bene, Bruno, a lasciare con le pive nel sacco quel lager del Cardarelli, aperto in guisa di circo Barnum per il divertimento del pubblico, alla stregua di una gogna nella pubblica piazza mediatica, messo in posa come un manichino del baraccone del “tre palle mille lire!” “…venghino, siòri, venghino!” a ricevere altre lordure in faccia. Avrà pensato, Bruno, che in carcere ha ascoltato i notiziari degli ultimi giorni, che i “soliti noti” avrebbero senz’altro confuso il suo tempestivo ricovero come uno squallido sotterfugio magari suggeritogli dal suo legale (il quale merita, invece, tutta la nostra ammirazione, per il suo coraggio nell’essersi preso carico di una patata bollente)… Avrà pensato anche, però, per quanto lo riguarda in prima persona, che la signora giudice di sorveglianza, magari voleva mettersi tranquilla affinché egli non spirasse, prima dell’udienza del prossimo 10 gennaio, in galera, pena un altro gran casino a scoppiare presso l’opinione (diciamo, “pubblica”) ed i poveri militari preposti alla custodia – e SOLO a questa - del “criminale” troppo vecchio e malato, recluso in un luogo dove tutti gli altri penitenti sono, logicamente, giovani, aitanti e forti. Avrà anche pensato, Bruno, con la sua dignità intatta, che questa ridicola traslazione del suo povero corpo offeso è la misura più stupida ed inutile applicatagli d’ultim’ora, quando oltre 500 pagine certificano l’aggravarsi del suo stato patologico. Eppoi, cosa pensare, noi comuni mortali, italiani di serie B, storditi dall’alternarsi di notizie della DIS-INFORMAZIONE Pubblica, con un TG1 che sin dalla sera del ricovero non ha fatto altro che sbrodolare il commento del Direttore Sanitario del Cardarelli, il quale affermava “il paziente non versa in condizioni tali da far temere per la sua vita”, quando – oggi – “contro il parere medico” Contrada avrebbe lasciato l’ospedale. E’ d’obbligo usare il condizionale, poiché mentre scrivo, dopo una giornata di TG che davano Contrada già di ritorno a S.Maria Capua Vetere, il solito TG 1 delle 20,00 confutava tutto e tutti, dichiarando Contrada ancora ricoverato al Cardarelli. Si è tenuti a pensare, anche se non siamo pagati da alcuno per “pensare” e tantomeno per "scrivere", che probabilmente in queste ore si sta organizzando la scorta per trasferire Contrada a S.Maria Capua Vetere, visto che domattina, con molta probabilità e assolutamente non per sentito dire dalla Stampa Nazionale, la famiglia ed il legale "avrebbero" appuntamento colà! 
(immagine: traslazione del corpo di San Tiziano)

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/12/07 alle 21:10 via WEB
Quanta dignità! Grande Bruno sono d'accordo, hai fatto bene a venir via da quell'esposizione mediatica che giornalai pennivendoli avrebbero sfruttato come al solito per sparlare e fare il gioco di chi ti ha tradito.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/12/07 alle 00:26 via WEB
CONTRO I FORCAIOLI COME TRAVAGLIO, un fiero articolo di Giuliano Ferrara: Immondizia sull’Unità(Giuliano Ferrara, Il Foglio). Travaglio irride il carcerato morente sul giornale di Antonio Gramsci Bruno Contrada, vecchio e malato, chiede secondo legge alla magistratura di sorveglianza il differimento della pena per potersi curare o per morire dignitosamente. In termini morali il prigioniero chiede alla coscienza civile dell’Italia, che si batte per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, di pronunciarsi su una pratica carceraria disumana quando si accanisce su senilità e malattia, una pratica talvolta equivalente all’irrogazione di una pena di morte graduale, lunga, particolarmente dolorosa. A questa domanda rivolta da un uomo che teme di perdere, assieme alla vita, la possibilità di rivendicare il proprio onore e la propria innocenza, si può rispondere in modi diversi. Uno è certamente ripugnante: l’irrisione rivolta con sufficienza e protervia a un uomo in quelle condizioni. Marco Travaglio ha scritto proprio in questo modo, sostenendo che chi si ammala prima del termine della pena muore in carcere, e tanto peggio per lui, chissenefrega. Ha scritto questo me-ne-frego, degno di un pubblico di lettori che sarebbe anch’esso immondo se non lo coprisse di lettere censorie, su un giornale, l’Unità, che è stato fondato da Antonio Gramsci. Il fondatore di quel giornale, quando le condizioni carcerarie ebbero aggravato in modo irreversibile la sua malattia, venne scarcerato, per ordine di Benito Mussolini, il dittatore che un tempo aveva decretato di non lasciar funzionare più il suo cervello luminoso, in modo che adesso potesse appassire e morire in una clinica privata, da uomo libero. Sul suo giornale trovano ora spazio le immondizie di Travaglio. Contrada non è Gramsci, e la sua vicenda divide l’opinione pubblica, ma il sadico sbeffeggiatore dei detenuti ammalati è quel che dimostra di essere. Il direttore liberal Antonio Padellaro, o quel delicato grafomane di Furio Colombo, o i nuovi proprietari della famiglia Angelucci, o i parlamentari del gruppo ex Ds che sostengono finanziariamente la testata, leggano quel che è stampato sul loro giornale e ne traggano l’unica conseguenza possibile. Quel che scrive Travaglio rende il giornale di Gramsci una tribuna peggiore dei peggiori fogli del regime fascista e ne oltraggia l’onore. Leggano e decidano se debbano porre fine a questa vergogna o diventarne complici
 
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Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

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a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
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