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1992 annus orribilis

Post n°399 pubblicato il 17 Luglio 2007 da vocedimegaride
 


lunedì, 16 luglio 2007
Lettera aperta di Salvatore Borsellino:"Ancora tante domande senza risposta"
PALERMO - Sono ancora tante le domande senza risposta nella strage di via D'Amelio, il 19 luglio '92 a Palermo, in cui morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta massacrati dall'esplosivo nascosto in una Fiat 126. Ne è convinto il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, che in una lettera aperta chiede di avere alcune di quelle risposte. "Chiedo al procuratore Pietro Giammanco - scrive - allontanato da Palermo dopo l'assassinio di Paolo perché non abbia disposto la bonifica e la zona di rimozione per via D'Amelio. Eppure nella stessa via, al n.68 era stato da poco scoperto un covo dei Madonia e,a parte il pericolo oggettivo per l'incolumità di Paolo Borsellino, le segnalazioni di pericolo reale che pervenivano i quei giorni erano tali da far confidare da Paolo a Pippo Tricoli lo stesso 19 luglio: 'è arrivato in città il carico di tritolo per me'". La stessa domanda Salvatore Borsellino la pone all'allora prefetto di Palermo Mario Jovine."Chiedo alla Procura di Caltanisseta - prosegue - e in particolare al gip Giovanbattista Tona, il motivo della archiviazione delle indagini relative alla pista del Castello Utveggio: eppure proprio da questo luogo partirono, subito dopo l'attentato, delle telefonate dal cellulare clonato di Borsellino a quello del funzionario del Sisde Contrada. Chiedo alla stessa Procura di Caltanissetta, e sempre allo stesso gip, i motivi dell'archiviazione dell'inchiesta relativa ai mandanti occulti delle stragi". Borsellino chiede alla procura nissena "di non archiviare, se non lo ha già fatto, le indagini relative alla sparizione dell'agenda rossa di Paolo e di chiarire il coinvolgimento di tutte le persone, dei servizi e non, in essa coinvolte". "Chiedo all'ex senatore Nicola Mancino di sforzare la memoria per raccontarci di che cosa si parlò nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte. O spiegarci perché, dopo avere telefonato a mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece incontrare il capo della Polizia Parisi e il funzionario del Sisde Contrada", continua Salvatore Borsellino. "Da quell'incontro - aggiunge - Paolo uscì sconvolto tanto, come
raccontò lo stesso Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente". Per Salvatore Borsellino solo Mancino può riferire di quel colloquio perché altrimenti "a causa della sparizione dell'agenda rossa di Paolo, non saremo mai in grado di saperlo. E in quel colloquio si trova sicuramente la chiave dalla sua morte e della strage di Via D'Amelio"."Non ho accettato l'indennizzo che lo Stato mi avrebbe dato, dietro mia domanda, per la morte di Paolo - continua -. Si trattava, se non ricordo male, di 50 milioni di lire". "Sarebbe mio diritto 'pretendere' dallo Stato - dice - di conoscere la verità sull'assassinio di Paolo, ma da 'questo' Stato, da cui non ho accettato 'l'indennizzo' che pretendeva di offrirmi quale fratello di Paolo,indennizzo che andrebbe semmai offerto a tutti i giovani siciliani e italiani per quello che gli è stato tolto, sono sicuro che non otterrò altro che silenzi"."Di quante altre stragi, di quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia di Palermo che delle altre città della Sicilia".
(da lasicilia.it)

commento de La Voce di Megaride":... OVVIAMENTE, IL MINISTRO MANCINI HA NEGATO..... ma è singolare il fatto che anche la nomina di Mancino a ministro degli Interni avvenne nel 1992, annus horribilis  de La Strage di Capaci e di quella di via D'Amelio, dell'elezione alla chetichella del peggior presidente della Repubblica Italiana SCALFARO al posto del pronosticato Andreotti, dell'inizio della "litania" giudiziaria contro Bruno Contrada ridicolmente coinvolto anche quale presunto autore della strage di Capaci, eccetera eccetera.........Nel cinquecentenario della "scoperta dell'America" noi italiani celebravamo, invece, "La COPERTA della Mafia".....Mah!

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Commenti al Post:
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Anonimo il 17/07/07 alle 14:29 via WEB
Cara Marina, più ci si addentra nella ... melma e più ci si sporca. Le istituzioni, e soprattutto il terzo Potere, ormai diventato il Primo Potere di questa specie di stato (s minuscola) sudamericano, sono inesorabilemente inquinate. Forse solo una vera rivoluzione potrebbe risanare l'Italia, ma ora come ora, non vedo la fine di quest'incubo sempre peggiore. Mi chiedo: chissà quanti casi Contrada ci sono che non conosciamo, quanti casi Scaramella, tu forse non hai seguito ma quello è un altro innocente perseguitato, quanti Serpico (nome fittizio di altro innocente perseguitato più o meno per lo stesso motivo di Scaramella). Arrivo a dirti che forse pure noi che ne scriviamo saremo tenute d'occhio, come disse un giornalista che non rivela il suo nome per questa paura e sovente commenta su Legno Storto. Un giorno magari ci ritroveremo tutti insieme nelle patrie galere al posto dei veri delinquenti liberati. Ciao Marina, a più tardi. La giustizia è morta in Italia. Maria
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 17/07/07 alle 14:37 via WEB
Notizia "fresca fresca". La Procura di Caltanissetta ha deciso - OGGI - di indagare e seguire una nuova pista sulle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, cercando collegamenti tra "i servizi segreti DEVIATI"...vuoi vedere che assisteremo ad un "dejà vu"....e i nomi di allora saranno ripetuti? Ma chi vogliono prendere in giro? Certo, la sicurezza dei "macchinisti" di allora, ancora POTENTI, è in precario equilibrio se in soli due giorni per un po' di sveglia richiamata sul caso Contrada ed una lettera accorata di Salvatore Borsellino, arrestano il pentito pentitosi Pulci e promuovono nuove "piste" sulle stragi! Che il diavolo se li porti!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/07/07 alle 12:05 via WEB
Da www.paologuzzanti.it significativo "post" del senatore che meriterebbe d'essere affisso in ogni piazza italiana come Manifesto----------------------star joe scrive: 18 Luglio 2007 alle 09:25 Caro Senatore, cari Rivoluzionari, fa estremamente piacere leggere e sapere che non sei da solo, e quindi credendoti pazzo, nel formulare certe ipotesi, che apparentemente contraddicono l’ovvietà della realtà proposta. Mi riferiferisco alla Sua risposta al post di tyi delle 23.24 di ieri, circa i veri protagonisti della mafia e, in particolar modo, dell’antimafia. Da siciliano ONESTO, che non cerca scorciatoie nè nella vita e nè nel lavoro, non sono antimafioso, perchè solo con l’onestà e la rettitudine si combatte la mafia e non con l’antimafia dei cortei e delle fiaccole, solamente facendo il proprio dovere giornalmente e financo noisamente, solamente il proprio DOVERE. Premesso ciò, nel leggere, tra le righe e perciò le chiedo conferma, la sua risposta a tyi, ho visto che certe elucubrazioni mentali, non sono il solo a farle. Il tutto mi è balenato in mente, con la strage di Capaci e la immediata elezione di scalfaro, minuscolo, a Presidente della Repubblica, venendomi a mente le parole del Dott. Falcone: “la mafia non fa mai nulla per nulla, e quindi se da una sua azione deduce che ci possano essere conseguenze negative, la accantona.” Quella dei delitti o stragi eclatanti, mi sembra più una strategia politica, che non appartiene a uomini che badano solamente al potere territoriale e far vivere i propri uomini dei propri intrallazzi. Se a questo aggiungiamo che nel 1992 oltre quelle stragi, iniziò tangentopoli, e ne traiamo le conseguenze, il quadro si fa veramente fosco. Concludo, perchè vedo che non riesco a scrivere in maniera fluida i miei pensieri, che si spingono anche molto più oltre a queste appena accennate ipotesi, ma spero che Lei possa aver capito il filo dei miei pensieri. Giuseppe STELLA Catania GUZZANTI CARO AMICO LEI SCRIVE E PENSA IN MANIERA LIMPIDISSIMA. LEI E’ SICILIANO E LO SA MEGLIO DI ME (LA MIA FAMIGLIA PATERNA, I GUZZANTI, SONO SICILIANI DELLA PROVINCIA DI CATANIA) CHE LA MAFIA HA REGOLE PRECISE. EBBENE, MAI E POI MAI NELLA STORIA DELLA MAFIA E’ STATO COMPIUTO UN DELITTO COSì HOLLYWOODIANO COME LA STRAGE DI CAPACI, CON UN KILLER CHE DOVEVA FAR SALTARE COME IN UN VIDEOGIOCO LA MACCHINA DI FALCONE SPINGENDO IL PULSANTE IN UN CENTESIMO DI SECONDO. IO PENSO CHE LA MACCHINA DI FALCONE AVESSE GIA’ UN SENSORE CHE AGISSE IN CONCOMITANZA DEL PERFETTO E TECNOLOGICO MECCANISMO ELETTRONICO. IDEM PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO CHE AVVIENE QUANDO PAOLO BORSELLINO SI DA’ UNA MANATA SULLA FRONTE E DICE: “ADESSO HO CAPITO TUTTO” E FIRMA LA SUA CONDANNA A MORTE. BUSCETTA E’ QUEL CHE HO DETTO: L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA A GETTONE, MA PER FARLO ORACOLARE FALCONE, IL SUO GESTORE RINGHIOSO, DOVEVA ESSERE PRIMA SISTEMATO SOTTO TERRA. INOLTRE FALCONE NON LAVORAVA PIU’ SULLA MAFIA MA SUL TESORO DEL PCUS TRASFERITO PER VIE ILLEGALI IN OCCIDENTE E STAVA PER PARTIRE PER MOSCA DOVE DOVEVA INCONTRARE IL PROCURATORE GENERALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA. I GIORNALI MOSCOVITI ANNUNCIARONO SARCASTICAMENTE LA MORTE DI FALCONE (GIOVANNI = IVAN) SCRIVENDO A TUTTA PAGINA: “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO IVAN?”, FACENDO IL VERSO A UNA FILASTROCCA RUSSA CHE EQUIVALE PIU’ O MENO AL NOSTRO “MARAMAO PERCHE’ SEI MORTO”. COME TEMPI, E’ COME DICE LEI: COMINCIO’ COSI’ IL COLPO DI STATO TUTTORA IN CORSO, MA CHE FU INTERROTTO (SOLO INTERROTTO) DAL FATTORE UMANO RAPPRESENTATO DA QUELL’IRREFRENABILE MATTO (NEL SENSO BUONO) DI SILVIO BERLUSCONI CHE GLI MANDA PER ARIA IL CASTELLO DELLE CARTE ALL’ULTIMO MINUTO. INOLTRE LA MAFIA, QUELLA VERA, NON HA MAI GIOCATO IN TRASFERTA SUL CONTINENTE: GLI ATTENTATI DI FIRENZE E ROMA, COME ATTENTATI MAFIOSI SONO GROTTESCHI, RIDICOLI, FATTI PER SEMBRARE CIO’ CHE NON POSSONO ESSERE. E SCALFARO VA AL QUIRINALE, MENTRE ANDREOTTI DESTINATO AL QUIRINALE VA AL PROCESSO DI PALERMO E I PARTITI DEMOCRATICI ALLA GHIGLIOTTINA, SALVANDO SOLTANTO FASCISTI (L’MSI NON AVEVA MAI GOVERNATO, DUNQUE ERA PULITO PER FORZA) E COMUNISTI CHE AVEVANO GOVERNATO LOCALMENTE OVUNQUE, MA CHE SI ERANO FATTI FARE UNA BELLA AMNISTIA NEL 1989. INOLTRE, RAUL GARDINI, L’UOMO CHE AVEVA DATO IL MILIARDINO AL BOTTEGONE, UN GIORNO SI FA UNA BELLA DOCCIA, E FISCHETTANDO IN ACCAPPATOIO ALLEGRAMENTE SI SUICIDA. “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO RAOUL”? E COSI’ VIA. E’ ESTATE, CREIAMO INSIEME IL ROMANZO DELLA VERITA’. A ME SONO IN TANTI CHE VORREBBERO FARMI LA PELLE E FORSE CI RIUSCIRANNO, MA INTANTO DIVERTIAMOCI: LA VERITA’ E’ UN GIOCATTOLO MERAVIGLIOSO E TERRIBILE. PAOLO GUZZANTI
 
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Anonimo il 18/07/07 alle 18:20 via WEB
Da IL MATTINO di NAPOLI pag.4 data odierna------------- 18/07/2007 Chiudi Su Borsellino l’ombra dei Servizi deviati FILIPPO D’ARPA Palermo. Quindici anni dopo si riparte dagli stessi elementi racchiusi nella formula «mandanti esterni». Stavolta, però, i magistrati di Caltanissetta sperano di annodare i fili in modo che quella formula abbia una consistenza diversa. Nonostante una decina di inchieste e tanti processi, nulla degli indizi raccolti ha assunto la dignità di prova. Ora la Procura ci riprova riaprendo il fascicolo su quegli apparati deviati dei Servizi segreti che avrebbero avuto nella seconda delle stragi, quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Strage anomala, con troppi misteri. Gli stessi di sempre, sottolinea Rita Borsellino: «Uno di questi potrebbe essere proprio il ruolo nell’attentato dei Servizi segreti». Nei giorni in cui i Servizi sono nel mirino per i dossier sui politici, la sorella del magistrato fa riecheggiare parole già dette più volte: «Tutta la famiglia ha sempre sostenuto che ci potesse essere nell’attentato la presenza di una mano esterna alla mafia». Insomma, una vecchia idea investigativa che adesso si è arricchita di un fascicolo spedito a Caltanissetta dalla Procura di Palermo. Fatti ed indizi contenuti nel dossier «servizi criminali» da cui sono nate tante inchieste e processi grazie ai pentiti. Altri cinque sarebbero i pentiti in campo. E oggi potrebbero aggiungere altro agli elementi in parte già noti, come spiega il procuratore aggiunto, Renato Di Natale. Questi pochi giorni fa ha ricevuto un pacco da parte del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e del sostituto Antonino Di Matteo. Sono spunti, approfondimenti di piste in parte note che però si arricchiscono di nuovi riscontri. Per esempio, ci sono i contatti - che risalgono al febbraio del ’92 - tra uno degli esecutori materiali della strage di via D’Amelio e il numero di telefono di un ufficio di Castello Utveggio indicato in passato come una delle basi sotto copertura del Sisde. Poi, ci sono gli accertamenti sul telecomando che sarebbe stato utilizzato dagli attentatori per far esplodere la Fiat 126 posteggiata sotto il palazzo dove abitava la madre di Borsellino: questo dispositivo avrebbe indirizzato gli inquirenti ad un imprenditore palermitano su cui si indaga. Infine, c’è poi l’intricata vicenda che porta a un funzionario di polizia o a un poliziotto: sarebbe stato visto aggirarsi in via D’Amelio un minuto dopo l’esplosione: non avrebbe avuto motivo di trovarsi là. Si tratta di un agente, del quale non è stato reso noto il nome, già in servizio al commissariato «San Lorenzo» di Palermo e poi trasferito a Firenze a seguito di un’inchiesta interna dalla quale era emerso un suo presunto coinvolgimento nell’indicazione che sarebbe stata data ad alcuni spacciatori di droga dei nomi degli agenti che indagavano su di loro. Non solo, ma tre carabinieri del Ros, durante le indagini della Procura di Caltanissetta, dichiararono ai pubblici ministeri Ilda Boccassini e Fausto Cardella di aver ricevuto una confidenza da un collega dei Servizi segreti: quell’uomo sarebbe stato Bruno Contrada, la relazione di servizio che lo identificava fu distrutta «per ordini superiori». Ma l’ex carabiniere smentì i tre militari: mai fatto quel nome, mai saputo di pressioni per cancellare quell’atto. Rinviato a giudizio per favoreggiamento, il carabiniere passato ai Servizi è stato assolto. Gli atti in arrivo da Palermo a Caltanissetta potrebbero portare nuovi spunti su chi, e perché, avrebbe fatto il nome di Contrada, che dimostrò di essere stato in barca con amici quel 19 luglio e per questo fu scagionato. Resta il fatto che il giorno della strage, qualche «manina» agì per fare sparire un’agenda di Borsellino mai più ritrovata. Fu fotografata da un reporter di Palermo. In quell’agenda Borsellino scriveva appuntamenti e pensieri.
 
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Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
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