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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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I v.i.p. della zona partenopea

Post n°124 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da vocedimegaride
 

di Clara Negri

immagineMolti personaggi illustri del passato remoto e recente hanno soggiornato per breve o lungo tempo nella terra di Partenope, polo d’attrazione di dèi e di eroi, di maghi e di sibille, di grandi saggi o di martiri. Potremmo cominciare dal figlio di Zeus e Alcmena, donna mortale fedele sposa di Anfitrione, con la quale Zeus giacque con l’inganno, facendosi passare per il legittimo sposo, in una notte che egli fece durare il tempo di tre. Da questo amplesso particolare, che già prelude alle “performances” del figlio concepito in quelle lunghissime ore, nacque l’invincibile Eracle, il nostro Ercole, anch’egli dio solare come il padre, antico iniziato obbligato dagli dèi a purificarsi attraverso la grande ruota della vita, lo zodiaco, superando una dopo l’altra le dodici mitiche fatiche. In una di queste fatiche, e precisamente dopo il rapimento dei buoi di Gerione, un mostro con tre teste, tre corpi e sei mani, abitante una lontana zona ai confini dell’attuale Spagna, egli attraversò le Alpi e portò il suo armento in Italia, arrivando sino in Campania. Qui fondò Pompei, così chiamata perché lo fece con solennissima pompa, e subito dopo Ercolano, cittadina che ancora porta il suo nome. Ulisse, invece, nel suo peregrinare per far ritorno a Itaca, fece costruire un santuario in onore di Atena al Capo di Sorrento. Cicerone acquistò due ville, una a Pozzuoli e l’altra a Pompei. Lucullo preferì avere la sua villa nei pressi del Chiatamone, abbandonasi poi a una vita dissoluta simile a quella degli abitanti di Baia. Ovidio asserì che “in otia natam Parthenope” eimmagine Virgilio amò proprio il suo ozio soggiornandovi, scrivendo e decidendo di esservi seppellito per sempre. La tomba del grande poeta è a Mergellina e la terra partenopea tutta ispirò molta della sua arte. S. Paolo soggiornò a Pozzuoli circa sette giorni prima di arrivare a Roma. Plinio il Vecchio vi morì per osservare la grande eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Tiberio si ritirò nella sua amata Capri e lì finì i suoi giorni. Il nostro suolo ha ospitato inoltre la scuola pitagorica, le colonie ebraiche e cabaliste del 1° secolo d.C., lo stesso S. Gennaro, e poi il gruppo gnostico che dopo la morte di Cristo si spostò a Ercolano e, più vicino a noi, Giotto, Simone Martini, Boccaccio, Petrarca, G.B. Vico, Metastasio, Goethe, Lamartine, Leopardi, Sthendal, Pergolesi, Filangieri e tanti altri. La caratteristica di Napoli resta però la sua fedeltà a se stessa: culla per millenni di culture e religioni le più diverse, le ha tollerate, accettate, seguite, arricchendosi con esse senza mai perdere il proprio volto specifico anzi conservando immutate nel tempo le sue specifiche connotazioni. Come una Grande Madre che accoglie nel grembo anche i figli non immaginesuoi (non per niente abbiamo sempre definito Napoli città femmina). Essa ha accolto e generato culti, credenze, filosofie e religioni, alchimisti e maghi, saggi e poeti che nutrendosi del suo sapere, ne sono diventati parte integrante o anche figli riconoscenti, lasciando ai posteri storie, leggende e testimonianze del loro ottimo rapporto con la città. Citarli tutti non è possibile, visto che tra figli naturali e figli adottivi l’elenco non finirebbe mai, ma un cenno particolare meritano due personaggi certamente “speciali”: Virgilio mago e Raimondo di Sangro, Principe di S. Severo, entrambi famosi per le diverse qualità del loro genio che rafforza la verità d’un antico adagio napoletano: “sotto questo cielo non nascono, né risiedono, gli sciocchi”.

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Commenti al Post:
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Anonimo il 23/01/07 alle 10:07 via WEB
Sono pensieri semiseri. Ci si aspetta sempre dai figli che diventino come degli eroici “Enea” portatori dei propri “Anchise” sulle spalle là dove la sorte li destina. Questo non sempre. Si tratta comunque dell’eredità dei “padri”. E Virgilio, nel quale vi si riconosce un merito speciale, giusto come lei dice, essendo sepolto a Napoli su sua espresso volontà, è come se avesse lasciato ogni sua cosa preziosa nelle mani dei napoletani. Egli confidava che essi si prendessero cura dei suoi “beni” ma anche “debiti”. L’epitafio tombale ricorda indelebilmente ai napoletani quali fossero le cose cui egli teneva tanto: «Mantua me genuit, calabri rapuere, tenet nunc Parthenope». Di «Mantua» ce ne parla il suo discepolo Dante Alighieri con la sua Divina Commedia: «li uomini poi ‘ntorno era sparsi / s’accolsero a quel loco, ch’era forte / per lo pantan ch’avea da tutte le parti.» (Inf XX, 88-91). Dell’altro figlio di Napoli, che lei cita, Raimondo Sangro, quale “eredità” esaminare? Da un lato la sua brutta fama di Massone “transfugo” (ma lo sono tanti altri Massoni), e dall’altro lato di essere nato nel tempo sbagliato: era troppo in anticipo. Ecco forse la fonte della verità da lei detta a conclusione: «sotto questo cielo non nascono, né risiedono gli sciocchi». Nascere in anticipo nel tempo ha questo di meraviglioso, ma a che prezzo? Forse i rovesci di Raimondo Sangro con la sua mortificante necessità di “transfugare”. Senza contare la «Mantua» dantesca di Virgilio da riabilitare. Ma ragionando così occorre anche mettere nel conto dei napoletani altre supposte “eredità” lasciate da tutti gli altri V.I.P illustri, da lei menzionati, che hanno soggiornato a Napoli. Ripeto sono pensieri semiseri. Cordialità Gaetano Barbella
 
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PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
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immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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