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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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VORREMMO FOSSE LA "GIORNATA DELLA MEMORIA" DI TUTTI I POPOLI PRIVATI DELLA LORO IDENTITA'

Per l'occasione celebrativa odierna, da napoletana mezzosangue e figlia di scampati alle Foibe, ripropongo un vecchio articolo del 2001... sempre attuale, perché NULLA è CAMBIATO nella concezione planetaria dell'Umanità, nonostante madre Terra, più che i Maya, ci stia lanciando segnali forti e chiari ai fini della conversione al senso più spirituale della Nuova Era. Con gratitudine eterna per i miei "sacri evangelisti" Maurizio Blondet ed Angelo Manna - M.S.
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Olo Caustico
Inoppugnabili fonti autografe degli ebrei italiani diffondono ulteriori verità sul "risorgimento". 
A scanso di equivoci e per non toccare l'eccessiva suscettibilità del "popolo di Abramo", iniziamo con l'affermare che i termini "sionista" ed "ebreo" non si equivalgono; la precisazione si rende utile ai fini della migliore lettura di quanto si va a proporre in questo servizio che tratta invece del "sionismo massonico".
Maurizio Blondet - benchè prestigiosa firma del giornalismo e storico revisionista - trova, spesso, difficoltà anch'egli nella pubblicazione di molti articoli di approfondito discernimento e competenza, colà ammettesi che "una pletora di professoroni del laicismo patriottico è impegnata a difendere a spada tratta quei principi laici che fondano la nostra repubblica, scagliandosi contro improbabili reazionari che tendono - mediante il revisionismo - a ledere la sacralità di alcuni tabù, eternamente utili alla gestione del potere". Noi Meridionali - e la nostra Storia Proibita - siamo uno di questi tabù; i nostri Padri Padroni della Patria rifiutano il confronto, sui FATTI della verità storica, poiché il LORO INTERESSE non è nella cultura quindi nell'evoluzione di un popolo ma esclusivamente nell'ostinazione a non voler rinunciare a quelle idee UTILI al loro Potere. Chi rifiuta il confronto con altre tesi non aiuta il Paese a crescere, ad evolvere, ma lo schiaccia sotto il peso della sua voracità. Ciò detto, fa intendere quanta paura facciano le nostre fonti di ricerca storica e la diffusione di queste, che comunque verranno sempre tacciate di mera fantasia poiché proposte da noi revisionisti, giudicati "clericali" e "reazionari".
Allora, non ci resta che invertire la rotta, e spulciare presso le LORO FONTI, considerate "VANGELO"; utili documentazioni CERTE, VERIFICABILI, INOPPUGNABILI!...Un po' come "dare la zappa sui piedi" ai finti sordi di sempre. Qui, ci vengono in aiuto i componenti dell'Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - con sede a Milano - che in un loro volume (ormai esaurito) - a cura dell'Histadruth Hamorìm, nel 1961 - celebrazione dei cent'anni dell'Unità d'Italia - pubblicarono gli atti di un seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore, colà attestasi l'importante aiuto fornito dagli Ebrei al "risorgimento" italiano. Il marxiano divieto "di far domande", sottintende presso gli annosi storici di quel settore "laico", resistenziale, fra cui primeggiano Galante Garrone e Norberto Bobbio, il riconoscimento negli storici della generazione "revisionista" del nemico di sempre : "sanfedista" ovvero "la parte più primitiva del clericalismo italiano", "neointegralista papista" in coalizione, per la perpretazione di "una provocazione inaccettabile per l'Italia civile", accusata di "erodere l'assetto democratico della società laica e repubblicana"(M.Blondet). C'è qualcosa che non deve essere assolutamente scoperto, nel nostro risorgimento? Un Establishment che corre in anticipo ai ripari, per controllare la storia?. Pare proprio di sì!
Ripreso testualmente dal libro ebraico di cui dicesi :"Per gli Ebrei, Risorgimento non significava solo unità d'Italia, ma anche e soprattutto emancipazione; la lotta non era solo contro lo straniero che calpestava il suolo nazionale, ma anche contro le classi più retrive della società italiana, preoccupate soltanto di mantenere i loro antichi privilegi e lige alle tradizioni del conservatorismo clericale. Tutti gli ebrei d'Italia partecipano a questa lotta, fanno parte di società segrete. A Firenze i fratelli Paggi stampano opuscoli e manifesti clandestini per questa lotta; a Vercelli, il collegio Foà diventa fucina di patriottismo: Tutti gli ebrei che viaggiano abitualmente per i loro affari diventano i naturali intermediari fra le varie società segrete; essi offrono CONTINUAMENTE ARMI E DANARO. Fra i primi combattenti ebrei del Risorgimento italiano dobbiamo ricordare : Abramo Fortis, che prende parte ai moti di Faenza nel 1820, Israel Latis, condannato dal duca di Modena alla Rubiera nel 1822, ed Angelo Levi, caduto nella battaglia di Salerno del 1828". Qui, il fine "lotta" nazionale viene indicato chiaramente: non tanto uno sforzo per l'indipendenza, ma anzitutto - per gli ebrei - la "conquista di diritti di cittadinanza". Sono loro a dare alla spinta unificatrice il carattere di una rivoluzione politica e culturale, giacobina; "una guerra civile contro la maggioranza cattolica, cioè "clericale". E, da principio, il moto risorgimentale, totalmente finanziato dalla comunità israelita, si configura come cospirazione di minoranze militanti, di società segrete terroristiche". Proseguiamo nella lettura della documentazione israelita: "La rivoluzione di luglio 1830 abbatte la monarchia borbonica in Francia, e anche questa rivoluzione ha ripercussioni in Italia: i moti del 1831. A Modena, Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di Ciro Menotti; si può dire che tutto il movimento dei patrioti modenesi è finanziato da banchieri ebrei. Ora, la causa degli Ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti italiani; se un governo reazionario crolla, le leggi antiebraiche vengono abrogate: Così avvenne a Roma e a Ferrara, dove i governi provvisori abrogarono tali leggi; se pure una parte della popolazione continuasse a nutrire sentimenti ostili nei riguardi degli Ebrei. Ma i moti del '31, soffocati dall'intervento delle milizie austriache, falliscono, e nella città di Ciro Menotti sono rimesse in vigore tutte le restrizioni antiebraiche(?) Anzi, il duca di Modena dimostrò un tale furore contro gli Ebrei, che perfino il comandante austriaco intervenne per consigliargli moderazione."... "...tutto il moto patriottico nasceva non dal popolo, ma da una circoscritta comunità OSPITE. Sapeva, il duca "reazionario" che "tutto il movimento dei patrioti è finanziato da BANCHIERI EBREI"....Certo è che i precoci moti di Modena furono un colpo di stato fallito, repubblicano, condotto da una minoranza non propriamente italiana, con metodi - inevitabili quando l'azione è di una minoranza militare, senza seguito popolare - della cospirazione terroristica"(M.Blondet).........il movimento di "liberazione" va affermandosi nella coscienza degli italiani. Giuseppe Mazzini fonda la "Giovine Italia". Mazzini, da principio, non ha molta simpatia per gli Ebrei ma si ricrede e conta tra i suoi migliori amici degli ebrei. Nell'esilio di Londra ha come compagno Angelo Usiglio, il passaporto l'ha avuto dal rabbino di Livorno; a Londra stringe saldi vincoli di amicizia con la famiglia del banchiere Nathan, la cui casa era aperta a tutti gli esuli italiani. Sarina Nathan diverrà poi la sua fida consigliera, ed egli chiuderà la sua travagliata esistenza a Pisa nella casa di Jeannette Nathan Rosselli, figlia di Sarina. A Torino, il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros. David Levi di Chieti, il banchiere poeta, scrive un'ode in memoria dei fratelli Bandiera, la cui nonna pare fosse un'ebrea di Ancona.
Cosa se ne deduce? Rispetto alle verità ammanniteci dalla "scolastica post-risorgimentale", Mazzini non corrisponde ai canoni estetico-storici tramandatici; egli era al centro di una rete ebraica facente capo a ricche famiglie israelite : i Nathan, i Rosselli ed i Pincherle-Moravia; gruppi con forti connessioni all'estero, di cittadinanza inglese! L'esilio di Mazzini non fu affatto turbolento né dovette "guadagnarsi la vita" poiché a tutto provvedevano il "cittadino britannico" e "patriota italiano" Nathan ed il massimo banchiere di Londra, Moses Montefiore. Nei suoi viaggi da fuggiasco, Mazzini esibiva un passaporto non suo ma del rabbino Sabato Morace, livornese; Sara Nathan detta Sarina, moglie del banchiere, più che fida consigliera ne sarà l'amante, e probabilmente suo figlio Ernesto Nathan, iniziato alla Loggia Propaganda Massonica, "33" del Rito Scozzese, cittadino britannico e TUTTAVIA SINDACO DI ROMA NEL 1907( sindaco straniero, massone ed ebreo, eloquente messaggio delle logge al Papa)..era SEME di Mazzini! Concludo, con le parole dell'esimio Blondet, con un suo commento :"...impossibile dire quanto queste amicizie ebraiche controllassero il fanatico: Certo è che, dalla biblica Giuditta, è tradizione che eroine del popolo eletto si concedano al potente d'altra razza, per manovrarlo o - talora - ucciderlo nel letto condiviso. Ma è più urgente qui che, appena eletto, Carlo Azeglio Ciampi, livornese e azionista, ha moltiplicato i segni d'ossequio a quel genere specifico di "patriottismo", quasi segnali di riconoscimento rivolti ad ambienti "più in alto", forse all'estero : ha visitato la tomba di Mazzini e i luoghi di Livorno consacrati al "cospiratore", e ha riportato nell'uso presidenziale non la bandiera italiana come la conosciamo, a tre bande, ma quella che innalzarono le varie "repubbliche mazziniane" imposte da colpi di stato e in breve fallite : il tricolore a losanga, con al centro (bianco) la ruota dentata. Come un simbolico segnalare l'appartenenza ad un preciso gruppo storico?
Per la ricchezza del materiale iconografico e dei molteplici spunti di correlazione con il momento storico attuale, si rimandano alla prossima puntata ulteriori approfondimenti, consigliando la lettura della seguente scheda.
(PILLOLE DI STORIA VERA
tratte dall'autobiografia israelita dell'Histadruth Hamorìm)
cap. VIII - "...ma peggiore che in qualunque altra parte d'Italia è la condizione degli Ebrei nello Stato Pontificio. Nelle Due Sicilie, dove il governo è dei più reazionari, non vivono Ebrei.
cap. X - " ...A Torino i giovani ebrei partono per il fronte, esortati dal rabbino stesso; insieme ad ebrei provenienti da altre città, formano la VII Compagnia bersaglieri, che prende parte alla battaglia della Bicocca nella prima guerra d'Indipendenza"..."La prima guerra d'Indipendenza, militarmente sfortunata, non ha mutato la carta politica d'Italia, ma ha risvegliato le coscienze: si chiede a gran voce libertà religiosa per gli acattolici; Ebrei ed Italiani hanno combattuto uniti per l'indipendenza d'Italia, e nell'amore per la libertà si sono fusi. La prima guerra d'Indipendenza ha dato agli Ebrei del Regno di Sardegna l'emancipazione." 
cap. II - "Intorno al 1000 in tutti i paesi cristiani vengono istituite le Corporazioni di arti e mestieri, per appartenere alle quali bisognava professare la fede cristiana; da questo momento gli Ebrei, esclusi da ogni campo di attività, sono sospinti verso l'unica professione preclusa ai Cristiani: quella di banchieri (com'è noto, la Chiesa proibisce di prestar denaro a interesse). La vita degli Ebrei subisce un mutamento radicale; non solo in Italia, ma in tutta Europa, facendo commercio di denaro si rendono necessari ovunque, ed è per questa sola ragione che ovunque sono tollerati. Gli Ebrei di Roma possono considerarsi i pionieri di questa nuova attività economica : i banchi di credito."
cap. XII - "Nel Veneto e nel Piemonte vi sono famiglie ebree che portano titoli nobiliari e un blasone : nel Veneto, esse li hanno conseguiti per lo più all'epoca napoleonica, e sono stati riconosciuti dall'Austria; nel Piemonte, è stata casa Savoia a insignirle di tale titolo, per i meriti acquistati, come già ricordato, durante l'occupazione francese, in favore di quella classe che, vivendo al servizio dei nobili e del clero, scappati questi, era rimasta senza possibilità di sussistenza." - "Gli ebrei tutti prendono parte alla vita politica, militando in tutti i partiti; negli altri paesi invece (tranne l'Olanda, dove tradizionalmente gli askenazhiti sono socialisti e i sefarditi liberali), gli ebrei appartengono di solito ai soli partiti di sinistra. Questa particolare posizione degli ebrei italiani nel panorama politico nazionale è dovuta soprattutto alla tradizione risorgimentale : il Risorgimento italiano e movimento sociale e nazionale insieme." - "In Italia, specialmente in Piemonte, ci sono anche ebrei monarchici, e la cosa si spiega : Casa Savoia è sempre stata relativamente ai tempi, si capisce, benevola con gli Ebrei, e per prima ha concesso l'emancipazione" - "Costante è la partecipazione degli ebrei al Governo : dal patriota e cospiratore Giuseppe Finzi(1815-1886), che fu nel 1861 deputato al primo Parlamento italiano, a Isacco Artom(1829-1890)astigiano segretario di Cavour, nel 1862 ministro plenipotenziario a Copenhaghen, primo ebreo d'Europa a ricoprire una carica di diplomatico all'estero, dal 1865 senatore insieme allo scrittore Tullio Massarani; dal veneziano Luigi Luzzatti(1841-1927), professore di diritto costituzionale, che fu presidente del Consiglio dopo essere stato Ministro delle Finanze, al triestino Salvatore Barzilai(1860-1939) detto "il deputato di Trieste al Parlamento italiano. NEL 1861 AL PARLAMENTO ITALIANO C'ERANO 6 DEPUTATI EBREI; DIECI ANNI DOPO ERANO 11. NEL 1874, SE NE CONTAVANO 15!"
cap. XII - "Nelle lotte risorgimentali Ebrei e Italiani, come abbiamo già detto, si sono fusi nelle comuni aspirazioni di libertà: gli Ebrei italiani si sono gettati nella mischia come Ebrei, e ne sono usciti come Italiani." - "..si può asserire che dopo il 1870 le condizioni degli Ebrei italiani e olandesi sono le migliori degli Ebrei d'Europa."
cap. XIII - "...la Comunità ebraica di Bologna - che anche dopo la cacciata degli Ebrei da Bologna nel 1836, ha continuato a sussistere illegalmente, tenendo le sue funzioni nell'Oratorio di via Gombruti, fondato dal centese Angelo Carpi nel 1829, ricostituita nel 1864, è riconosciuta ufficialmente nel 1911; quella di Milano si organizza e si avvia a diventare importante centro di vita ebraica; quella di Genova è in continuo aumento, per l'afflusso degli ebrei dal Piemonte e da Livorno; QUELLA DI NAPOLI, CHE HA COMINCIATO AD ORGANIZZARSI INTORNO AL 1831, HA LA SUA SINAGOGA DOPO LA CACCIATA DEI BORBONI"(no comment).
cap.XII - (la vera chicca caramellosa che mancava al nostro "diabete" storico) "...Fra gli scienziati ebrei di quella generazione faremo anzitutto menzione del veronese Cesare LOMBROSO (1835-1909), pioniere della moderna criminologia." (La dignità ci vieta commenti di sorta. Vi rimandiamo alla Legge Mancino del 1992 e, più indietro, al nostro olocausto 1860-1870, il cui ideologo fu proprio tal Cesare Lombroso!
OLO CAUSTICO
II parte
Dunque, fa accapponare la pelle l'idea che il fautore del nostro olocausto sia figlio di quella etnia "dal complesso di persecuzione" che subì l'UNICO olocausto perfettamente riconosciuto al mondo; quello, degli ebrei. Quel tal Lombroso, figlio di Abramo.. ma non ci meraviglia più di tanto, se pensiamo che ai vertici delle SS tedesche, sterminatrici di tanti, troppi ebrei, vi furono a capo proprio degli Ebrei. Il sionismo massonico; quello che condannò a morte sulla falsariga di quanto era accaduto nella Nazione delle Due Sicilie anche l'intero Messico, nel 1929. Il Messico era anch'esso un paese cattolico ed ebbe la propria vandea; ebbe i propri "sanfedisti" che al grido di "Viva Cristo Rey" furono catapultati in un guerra civile, feroce di stragi che durò tre anni. Già Napoleone III, per tenere a bada i continui episodi di rivolta messicani, guidati dall'abile regia degli Stati Uniti (interessati al petrolio messicano), aveva proposto il cattolicissimo Massimiliano d'Asburgo alla corona messicana ma il regno di Massimiliano, avvelenato da ulteriori ed insistenti attacchi rivoluzionari cadde rovinosamente sotto altri golpe ed infine arrivò ad attestarsi al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale, che non è quell'ingannevole giostrina di romantiche e sinistrorse rivendicazioni, tanto care ai giovani di tutte le generazioni pre e post sessantottine, come è accaduto per l'incetta di attenzioni che gli "alternativi" hanno sempre destinato ai centri sociali, alle bandiere col faccione del Che, alle musiche degli Intillimani….Il roboante logo leninista del Partito Rivoluzionario Istituzionale non riesce a coprire la realtà della sua autoritaria compagine di massoni e di anticlericali, come ci ricorda in un suo agile saggio Rino Cammilleri, meridionalista. Anche il Messico fu scristianizzato : il governo espulse il clero e devastò i luoghi della Fede. Iniziò una feroce repressione dei cattolici che combatterono esattamente come i nostri "briganti" del decennio 1860/70. Gli insorti, vessati, non aiutati né dal Consiglio delle Nazioni né tantomeno dalla Croce Rossa, caddero nel tranello teso dagli americani al Vaticano, il quale ordinò ai "briganti messicani" di deporre le armi - sembra una storia già vissuta! - ed i reduci di quella coraggiosa lotta partigiana si tramutarono in "desaparecidos" del Messico. Dice Cammilleri che ne morirono più DOPO la resa che durante la Guerra! Persino in tempi odierni, al Pontefice colà recatosi in visita non è stata riconosciuta la Sua Autorità ed è stato ammesso in Messico - per Costituzione, Stato Ateo - alla stregua di "signor Woityla" (rif.Fregati dalla Scuola-R.Cammilleri).
Tornando ai "fatti nostri", è evidente che la lotta risorgimentale fu nient'altro che guerra spietata al cattolicesimo e che nei paesi laddove il "golpe di fede" riuscì, Santa Massona Chiesa impose i suoi dogma e le sue leggi (soprattutto, Leggi di Mercato). Non si può quindi evitare al risorgimento italiano il senso di "Guerra Santa".
Oggigiorno, i massoni intorbidano le acque simulando che il più grave attacco alla Chiesa di Roma debba provenirle dall'Islam, instillando tal tipo di congetture e di tensioni tra etnie e Fedi diverse; l'Islam, è invece similmente allineata ai principi della pratica cattolica e, contrariamente ai figli di Abramo e dell'Architetto Hiram Habif riconosce la figura e il ruolo di Gesù Cristo, che fondò la CHIESA CRISTIANA! Molti dei precetti dell'Islam somigliano ai precetti della Chiesa Cristiana Ortodossa, in quanto a rigore e disciplina e comunque al centro di queste due Grandi Religioni c'è l'Uomo, il discepolo, il Profeta! Al centro del Credo Massonico, c'è null'altro che il Potere!
L'attuale Pontefice, per chi non se ne fosse reso conto, ha piena coscienza che si è giunti alle battute finali della trucida tenzone e che c'è da riconquistare al Cattolicesimo, finché si è in tempo, le posizioni perdute. Tutta quella incomprensibile sfilza di nuovi beati e santi, di vescovi freschi di nomina, altro non è che la risposta più efficace ai continui "golpe" massonici, nell'intento di ricostituire un esercito VERO di cristiani; prova ne è il gran numero di visite e di relazioni a intensificarsi con le altre chiese cristiane : copta, ortodossa, maronita... Prova ne è il dissenso verso il G8 di Genova. Ancora, l'intelligenza di questo Sommo Pontefice, nel voler rendere attuale e vivibile la Realtà Cattolica, depennando costumi ed usi mortificanti che hanno segnato l'immagine del Vaticano, in epoche remote - se vogliamo, in maniera estremamente penalizzante per l'immagine stessa della Chiesa - con l'avvicendarsi al Soglio di qualche Pontefice non in linea con i precetti cristiani ma comunque relativamente a tempi che il nostro raziocinio non riuscirebbe ad identificare. Ci piace molto l'umiltà fiera di questo Papa che pur consapevole del Suo potere, china il capo e chiede scusa per le iniquità del passato. Così, come ci è parso di scorgere un chiaro atto di precisa autoaffermazione, quando ha elevato agli onori degli Altari Pio IX, chiaro esempio antirisorgimentalista, antimassonico, autore della famosa scomunica ai Savoja.
A tal punto, per quanto sopra e al di là dei significati del Concordato, in previsione del sicuro rientro dei Savoja in Italia, ci si chiede come e quanto la Chiesa moderna potrà regolarsi con costoro e se l'anatema lanciato da un Papa che oggi è addirittura Santo può e deve perdere di vigore; quale mano - più santa ancora - dovrà annullarne gli effetti, se ci sarà volontà di procedere a remissione o altro. E' un bel rompicapo! Soprattutto, ci premerà sapere se la Santa Sede riconoscerà nella stirpe sabauda gli eredi di coloro che distrussero chiese e monasteri, che dettero luogo al nostro olocausto, che distrussero gli Stati Cattolici d'Europa, importando la Nuova Chiesa, la Massoneria! Oggi, la scelta di professione di fede si rende più che mai necessaria e chi decide di prendere le distanze dall'establishement massonico sa che rischierà d'essere poi definito "clericale", "papista", "becero bizzoco paolotto".. E' questo l'unico prezzo da pagare ma la posta in gioco è davvero alta e conviene rischiare.
Siamo vicini, veramente in senso cristiano, condividendone l'orrore e il dolore, a tutte le vittime del SOLO olocausto che la Storia si compiace di ricordare ma vorremmo aggregare nell'omaggio e nella pietà agli Ebrei anche le vittime di altri olocausti (caustici) che la Storia preferisce obliare. Parlo del nostro milione di vittime meridionali e parlo dei cattolici messicani ma anche di altri popoli civili come, ad esempio, il popolo curdo..... ed anche dei 274 sudditi più un re del popolo dell'atollo di Bikini.
Verrà il giorno in cui ogni Nazione Saprà quindi la Fede Potrà!
Marina Salvadore (A.D.2001) - archivio www.vocedimegaride.it

NOTE: Per gli approfondimenti ed i documenti sulla collaborazione tra nazisti e organizzazioni ebraiche sioniste in ordine all'Olocausto e Shoah, celebrata addirittura con medaglia commemorativa come nell'immagine in alto, si segnala caldamente l'articolo di Gianfredo Ruggiero "OLOCAUSTO" su http://excaliburitalia.wordpress.com 

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Commenti al Post:
vocedimegaride
vocedimegaride il 27/01/13 alle 16:16 via WEB
QUELLO CHE GLI STORICI NON DICONO La collaborazione tra nazisti ed ebrei e l’atteggiamento ipocrita dell’Occidente democratico di Gianfredo Ruggiero La Germania nazionalsocialista considerava pregiudizialmente gli ebrei come un elemento estraneo alla nazione. Durante la sfortunata Repubblica di Weimar (1919-33), quando la popolazione tedesca subì la più grande crisi economica e sociale della sua storia (a causa soprattutto degli enormi debiti di guerra imposti dalle potenze vincitrici del primo conflitto mondiale), molti ebrei, nonostante rappresentassero meno dell’1% della popolazione, raggiunsero nel settore economico-finanziario posizioni di alto livello e di considerevole benessere tali da essere additati, a causa della loro presunta cupidigia, come responsabili della stato di crisi in cui versava la Germania. A ciò si aggiungeva l’atavico antiebraismo cristiano, il nazionalismo esasperato e il mito della purezza ariana dell’ideologia hitleriana. L’origine ebraica di Karl Marx, il teorico del comunismo, e di parte della dirigenza socialista tedesca, contribuì a rafforzare tale convincimento su cui basò la sua azione Adolf Hitler che fin da subito adottò nei confronti degli ebrei una politica di restrizione dei diritti civili per spingerli a lasciare la Germania (judenfrei), anche attraverso il sostegno all’emigrazione. Quest’ultimo aspetto rispecchiava l’ideale della patria ebraica preconizzata da Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista il quale, per quanto possa sembrare paradossale, concordava con i nazisti sul fatto che ebrei e tedeschi erano nazionalità distinte e tali dovevano restare. Come risultato, il Governo di Hitler sostenne con vigore il Sionismo e l’emigrazione ebraica in Palestina dal 1933 fino al 1940-41 (1). L’incoraggiamento all’emigrazione degli ebrei trovò però forti resistenze da parte della comunità internazionale e sfociò nel fallimento della conferenza di Evian del 1938, convocata da Roosevelt, dove i trentadue due stati partecipanti avrebbero dovuto ognuno farsi carico di un numero di ebrei provenienti da Germania e Austria proporzionale alle loro dimensioni. L’unica nazione che si propose di accogliere rifugiati fu la Repubblica Dominicana che ne accettò circa 700, tutte le altre, con motivazioni più o meno plausibili, rifiutarono ogni forma di accoglienza (L’Italia fascista, invece, pur non avendo partecipato alla conferenza, da anni attuava una politica di ospitalità nei confronti degli ebrei). L’atteggiamento ipocrita delle nazioni democratiche riguardo l’accoglienza degli ebrei è stato condensato in una frase di Goebbels che nel marzo 1943 poteva rilevare sarcasticamente: « Quale sarà la soluzione del problema ebraico? Si creerà un giorno uno stato ebraico in qualche parte del mondo? Lo si saprà a suo tempo. Ma è interessante notare che i paesi la cui opinione pubblica si agita in favore degli Ebrei, rifiutano costantemente di accoglierli. Dicono che sono i pionieri della civiltà, che sono i geni della filosofia e della creazione artistica, ma quando si chiede loro di accettare questi geni, chiudono loro le frontiere e dicono che non sanno che farsene. E’ un caso unico nella storia questo rifiuto di accogliere in casa propria dei geni »(2). Un episodio che testimonia il rifiuto dell’America ad accogliere gli ebrei riguarda la vicenda della nave St.Louis. Partita da Amburgo il 13 maggio 1939 con 937 profughi Ebrei, la nave era diretta a Cuba dove i migranti erano convinti di ottenere il visto per gli Stati Uniti. Sia Cuba sia gli Stati Uniti rifiuteranno però il permesso d’accesso ai rifugiati, obbligando così la nave a tornare in Europa. Anche l’ipotesi di creare, prima nell’Isola di Madagascar e poi in Palestina, uno stato ebraico fallì per la forte opposizione di Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Fallirono anche le trattative condotte Ministro degli Affari Esteri germanico Helmut Wohltat nell’aprile 1939 con il governo inglese per un insediamento ebraico in Rhodesia e nella Guinea britannica (3). Nonostante la sostanziale indisponibilità, che rasentava il boicottaggio, delle nazioni democratiche la politica emigratoria del governo nazista proseguì con l’istituzione dell’”Ufficio per l’Emigrazione Ebraica” con sedi a Berlino, Vienna e Praga che aveva il compito di agevolare il trasferimento degli ebrei e dei loro beni in Palestina. Furono anche organizzati dei campi di addestramento in Germania dove i giovani ebrei potevano essere iniziati ai lavori agricoli prima di essere introdotti più o meno clandestinamente in Palestina (all’epoca la Palestina era un protettorato inglese che si opponeva con forza alla colonizzazione ebraica, nonostante nel 1917 si impegnò formalmente, con la dichiarazione di Balfour del 2 novembre, a costituire il focolare ebraico in Palestina). Fatto singolare e che nei circa 40 campi e centri agricoli della Germania hitleriana gestiti direttamente dal Mossad in cui i futuri coloni venivano addestrati alla vita nei kibbutz, sventolava per la prima volta quella bandiera blu e bianca che un giorno diventerà il vessillo ufficiale dello Stato di Israele (4). Per liberarsi della presenza ebraica favorendo l’emigrazione in Palestina, il governo tedesco stipulò con le organizzazioni sioniste il cosiddetto “Accordo di Trasferimento” noto anche come Haavara, in virtù del quale gli ebrei emigranti depositavano il denaro ricavato dalla vendita dei loro beni in un conto speciale destinato all’acquisto di attrezzi per l’agricoltura prodotti in Germania ed esportati in Palestina dalla compagnia ebraica Haavara di Tel Aviv. Certificato di trasferimento di capitali ebraici dalla Germania alla Palestina L’accordo di Trasferimento è stato sottoscritto il 10 agosto 1933 dal Ministro dell’economia del Reich Kurt Schmitt e dal rappresentante del Movimento Sionista in Palestina Haim Arlosoroff che agiva per conto del Mapaï, il partito Sionista antenato del partito Laburista israeliano. A questa iniziativa politico-commerciale parteciparono personaggi divenuti in seguito molto noti come i futuri Primi Ministri David Ben-Gurion e Golda Meir (che collaborava da New York)(5). Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, grazie all’ Haavara e ad altri accordi tedesco-sionisti, dei circa 522 mila ebrei presenti in Germania più della metà, 304 mila, poterono lasciare il paese con i loro beni superando il rigido embargo inglese. Alcuni di loro trasferirono in Palestina considerevoli fortune personali. L’importo complessivo di danaro trasferito per mezzo dell’Haavara fra l’agosto del 1933 e la fine del 1939, fu di circa 139 milioni di marchi (equivalenti a oltre 40 milioni di dollari). A cui si aggiungono ulteriori 70 milioni di dollari attraverso accordi commerciali collaterali. Grazie a questi trasferimenti e ai prelievi obbligatori imposti dal Movimento Sionista sulle transazion, furono costruite le infrastrutture del futuro stato ebraico in Palestina. Lo storico ebreo Edwin Black sottolinea che i fondi ebraici provenienti dalla Germania ebbero un significativo impatto in un paese sottosviluppato com’era la Palestina degli anni ’30. Con i capitali provenienti dalla Germania furono costruite varie importanti imprese industriali, compresi l’acquedotto Mekoroth e l’industria tessile Lodzia. «attraverso questo patto, il Terzo Reich di Hitler fece più di ogni altro governo negli anni ’30 per sostenere lo sviluppo ebraico in Palestina» conclude Edwin Black(6). Questa intesa portò successivamente ad un accordo commerciale tra Governo tedesco ed organizzazioni ebraiche con il quale arance e altri prodotti coltivati in Palestina venivano scambiati con macchinario agricolo tedesco(7). Una immagine singolare che sintetizza meglio di altre la collaborazione tra nazisti tedeschi ed ebrei sionisti è la medaglia commemorativa coniata allo scopo dal Governo tedesco che reca su una faccia la svastica e sull’altra la stella di David. Medaglia commemorativa della collaborazione tra autorità tedesche e associazioni ebraiche sioniste durante gli anni trenta Altra vicenda poco nota riguarda la nave passeggeri partita nel 1935 dal porto tedesco di Bremerhaven con un carico di ebrei diretti ad Haifa, in Palestina. Questa nave, recava sul fianco il suo nome, Tel Aviv, scritto in caratteri ebraici, e sull’albero sventolava la bandiera nazista con la croce uncinata. La nave di proprietà ebraica era comandata da un membro del Partito Nazionalsocialista(8). Altro esempio della stretta collaborazione tra regime hitleriano e sionismo tedesco riguarda i gruppi giovanili ebraici come il “Bétar“ ed ai boy scouts sionisti cui fu permesso di indossare uniformi proprie e di sventolare bandiere con simbolo dello Stato Sionista (cosa negata ad esempio ai gruppi giovanili cattolici, nonostante il Concordato). Manifestazione del gruppo giovanile ebraico tedesco Betar nel 1934 Intanto il governo britannico, da sempre ostile agli insediamenti ebraici in Palestina, impose delle restrizioni ancora più drastiche. In risposta a ciò, il servizio segreto delle SS concluse una alleanza con il gruppo sionista clandestino Mossad le-Aliya Bet per portare illegalmente gli ebrei in Palestina. Come risultato di questa intensa collaborazione, vari convogli marittimi riuscirono a raggiungere la Palestina superando le navi da guerra britanniche pronte a colpire le imbarcazioni ebraiche. Nell’ottobre del 1939 era programmata la partenza di altri 10.000 ebrei, ma lo scoppio della guerra a settembre fece fallire il tentativo. Le autorità tedesche continuarono lo stesso a promuovere indirettamente l’emigrazione ebraica in Palestina negli anni successivi fino al 1941. Una stima, seppur approssimativa, fissa in circa 800 mila gli ebrei che lasciarono i territori sotto il controllo germanico fino al 1941. Con l’avvicinarsi della guerra ci fu la svolta e la posizione degli Ebrei cambiò in modo radicale. Il 5 settembre 1939, Chaim Weitzmann, futuro primo presidente dello stato di Israele, a nome dell’ebraismo mondiale si dichiarò parte belligerante contro i tedeschi e a fianco di Gran Bretagna e Francia (Jewish Chronicle, 8 settembre 1939). Questa vera e propria dichiarazione di guerra, che precedette l’identico atto del marzo ’33, causò un inasprimento delle misure repressive contro gli ebrei e conferì ai nazisti una motivazione legale per la loro reclusione. La prima pagina del quotidiano londinese Daily Expressi del 24 Marzo 1933: “L’Ebraismo dichiara guerra alla Germania, Ebrei di tutto il mondo unitevi”. “Il popolo israelita del mondo intero dichiara guerra economica e finanziaria alla Germania. La comparsa della svastica come il simbolo della nuova Germania fa rivivere il vecchio simbolo di guerra degli Ebrei. Quattordici milioni di ebrei sono uniti come un solo corpo per dichiarare guerra alla Germania. Il commerciante ebreo lasci il suo commercio, il banchiere la sua banca, il negoziante il suo negozio, il mendicante il suo miserabile cappello allo scopo di unire le forze nella guerra santa contro il popolo di Hitler”. Il diritto internazionale, infatti, prevede la possibilità di internare i cittadini di origine straniera per evitare possibili azioni di spionaggio a favore dei paesi di origine (art. 5 della convenzione di Ginevra), cosa che fece l’America con i cittadini di origine giapponese: dopo averli spogliati di tutti i beni confiscandogli casa, attività e conti bancari, furono rinchiusi in campi di concentramento in condizioni disumane. Verso la fine della guerra nel campo di prigionia di Hereford, nella ricca America, i soldati italiani che rifiutarono di collaborare con gli alleati venivano volutamente sottoalimentati e lasciati morire di tubercolosi, senza cure, sotto l’acqua o il sole cocente, in mezzo agli abusi dei carcerieri che non esitavano ad uccidere al primo cenno di insofferenza. Prima di loro gli inglesi avevano internato, durante la guerra contro i Boeri, oltre 100 mila donne e bambini nei campi di concentramento in sud Africa, di questi 27 mila morirono di stenti, malattie e malnutrizione (crimini passati sotto silenzio). Lo scoppio del conflitto pose fine alla politica tedesca di incoraggiamento al trasferimento degli ebrei verso la Palestina (nel 1942 restava in attività nella Germania un solo Kibbutz a Neuend(9). Tuttavia, nei primi anni di guerra, i rapporti tra nazisti e organizzazioni ebraiche non furono del tutto interrotti, ma si spostarono sul piano prettamente militare in funzione anti inglese, anche se l’influenza che ebbero sugli avvenimenti bellici fu praticamente nulla. Agli inizi di gennaio del 1941 una piccola, ma importante organizzazione sionista, Lehi o Banda Stern (il cui leader Avraham Stern fu assassinato dalla polizia britannica l’anno successivo), fece ai diplomatici nazisti a Beirut una proposta formale di alleanza per lottare contro gli inglesi: la cosa che più colpisce è che uno di essi era Yitzhak Shamir, futuro primo ministro di Israele(10). Con il proseguimento della guerra che richiedeva sempre più soldati al fronte e operai nelle fabbriche il governo tedesco abbozzò l’idea di utilizzare massicciamente gli ebrei nell’industria bellica. Dopo l’attacco alla Russia l’idea del lavoro forzato prese corpo e fu perfezionata nel corso della conferenza di Wannsee del 20 gennaio del 1942 con il definitivo abbandono della politica di emigrazione e l’adozione della cosiddetta “soluzione finale territoriale” (eine territoriale Endlösung) che sostituiva la politica del trasferimento con quella della deportazione di tutti gli ebrei nei campi di lavoro dell’est. «Adesso, nell’ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi a est, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà a mancare per decremento naturale. Quanto all’eventuale residuo che alla fine dovesse ancora rimanere, bisognerà provvedere in maniera adeguata, dal momento che esso, costituendo una selezione naturale, è da considerare, in caso di rilascio, come la cellula germinale di una rinascita ebraica» (Dal protocollo di Wannsee del 20 gennaio 1942). Gli studiosi dell’Olocausto hanno sempre sostenuto che il piano generale dell’ebreicidio nazista venne ideato nella riunione di Wannsee, ma Norbert Kampe direttore del Centro Commemorativo della Conferenza di Berlino, contesta questa tesi. Egli afferma che la conferenza riguardò solo “questioni operative” e non fu in alcun modo una piattaforma di “processi decisionali”, confermato dal fatto che alla conferenza di Wannsee Hitler e i suoi ministri non erano presenti. Dove erano situati grandi insediamenti industriali furono istituiti campi di lavoro, come per esempio la fabbrica di caucciù sintetico a Bergen-Belsen, la I.G. Farben ad Auschwitz, la Siemens a Ravensbrück, la fabbrica sotterranea delle V-2 di Mittelbau-Dora collegata al campo di Buchenwald. Il compito di utilizzare al meglio i campi di concentramento come centri di produzione industriale fu affidato all’Ufficio Centrale di Amministrazione Economica delle S.S. diretto da Oswald Pohl. Il lavoro coatto fu utilizzato anche dalla società di costruzioni Todt per il ripristino delle linee di comunicazione (strade, ponti ferrovie,) che venivano costantemente distrutte dai bombardamenti alleati. questi lavori, che richiedevano un’enorme massa di operai (più di 1.500.000 nel 1944), furono svolti in buona parte ebrei e prigionieri di guerra(11). Un aspetto inquietante e poco dibattuto riguarda le linee ferroviarie da cui transitavano i convogli carichi di ebrei. Gli alleati sapevano fin dagli inizi del 1942 dell’esistenza dei campi di concentramento eppure, nonostante i massicci bombardamenti alleati che ridussero in macerie la Germania, le linee ferroviarie utilizzate dai tedeschi per trasferire gli ebrei nei campi di lavoro non furono mai attaccate, se non come effetto collaterale (come avvenne il 24 agosto del 1944 con il bombardamento della fabbrica di armamenti di Mittelbau-Dora che coinvolse il vicino campo di Buchenwald dove morì, per effetto delle bombe alleate, Mafalda di Savoia). Come mai, mi domando, questi fatti sono sottaciuti se non del tutto ignorati anche dagli storici più autorevoli? Forse per non mettere in imbarazzo i cosidetti “paladini della libertà”? Nel “Giorno della Memoria” esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo ebraico per la persecuzione subita e la ferma condanna ad ogni forma di discriminazione razziale. Questo però non deve indurci a sorvolare sulle pesanti responsabilità, condite di cinismo e ipocrisia, delle democrazie occidentali che vedevano, sapevano e volgevano lo sguardo altrove, rendendosi, perlomeno sotto il profilo politico e morale, complici dei carnefici. Gianfredo Ruggiero Note 1) Il giornale ufficiale della SS, “Das Schwarze Korps”, dichiarò il proprio sostegno al Sionismo in un editoriale di prima pagina del maggio del 1935: « Può non essere troppo lontano il momento in cui la Palestina sarà di nuovo in grado di ricevere i propri figli che ha perduto per più di mille anni. A loro vanno i nostri migliori auguri ». Gli ebrei sionisti a loro volta, nel settembre del 1935 dopo la promulgazione della legislazione razziale tedesca (leggi di Norimberga) che sancivano la netta separazione della comunità ebraica dal resto della nazione tedesca ponendo il divieto di matrimoni misti e altre pesanti limitazioni che andavano in tale direzione, dichiararono, attraverso un editoriale del più diffuso settimanale sionista tedesco, il “Die Judische Rundschau”: « la Germania viene incontro alle richieste del Congresso Mondiale Sionista quando dichiara gli ebrei che oggi vivono in Germania una minoranza nazionale… Le nuove leggi danno alla minoranza ebraica in Germania la propria vita culturale, la propria vita nazionale. In breve, essa può creare il proprio futuro ». 2) Bernd Nellessen: “Der Prozesi von Jerusalem”, Düsseldorf/Wien, 1964, p. 201. 3) Theodor Herzl, nella sua prima opera “Der Judische Staat” (Lo stato ebraico) aveva individuato, nell’isola di Madagascar il luogo ideale dove fondare lo stato di Israele. Questa ipotesi fu presa in seria considerazione dai nazionalsocialisti in quanto l’insediamento in Palestina, la patria ideale degli ebrei, avrebbe inevitabilmente portato ad un scontro con gli arabo-palestinesi (cosa che effettivamente avvenne a partire dal 1948). Tuttavia anche questa ipotesi fu in seguito accantonata a causa del netto rifiuto delle democrazie occidentali. La patata bollente ritornò, di conseguenza, nelle mani dei tedeschi che riprese l’opzione Palestina. 4) Manvell e Fankl: “SS und Gestapo”. 5) L’accordo di Trasferimento autorizzava i Sionisti a creare due camere di compensazione, la prima sotto la supervisione della Federazione Sionista Tedesca di Berlino, l’altra sotto la supervisione dell’Anglo Palestine Trust in Palestina. L’ufficio di Tel Aviv è stato chiamato Haavara Transfert Office Ltd. Si trattò di un vero e proprio accordo commerciale che, fra l’altro, contribuì a rompere il boicottaggio mondiale anti-nazista organizzato contro la Germania. Le compagnie erano due: la Haavara, ebraica a Tel Aviv, e la Paltreu, tedesca a Berlino. Il deposito minimo era di 1.000 sterline inglesi presso la Banca Wasserman di Berlino oppure presso la Banca Warburg di Amburgo. Tom Segev in “Le septieme million”, ed. Liana Levi, 1993. 6) Edwin Black: “The Transfert Agreement”, 1984; F. Nicosia: “Third Reich”; W. Feilchenfeld: “Haavara-Transfer”; Encyclopaedia Judaica: “Haavara”, Vol. 7. 7) Questa sorta di baratto esteso a tutte le esportazioni/importazioni, cardine della politica economica nazista che contribuì alla ripresa della Germania dopo i disastri della Repubblica di Weimar, fu fortemente osteggiato dalle organizzazioni ebraiche non sioniste che, al contrario, sostenevano l’embargo dei prodotti Made in Germany. 8) W. Martini: “Hebräisch unterm Hakenkreuz”, Die Welt , 10 gennaio 1975. 9) Y. Arad: “Documents On the Holocaust”, 1981, p. 155. 10) http://holywar.org/Sio_Naz.htm. 11) Creata da Fritz Todt, l’organizzazione operò in stretta sinergia con gli alti comandi militari durante tutta la Seconda guerra mondiale. Il principale ruolo dell’impresa era la costruzione di strade, ponti e altre opere di comunicazione, vitali per le armate tedesche e per le linee di approvvigionamento, così come della costruzione di opere difensive: la Linea Sigfrido, il Vallo Atlantico e – in Italia – la Linea Gustav e la Linea Gotica. Link Falsificazioni fotografiche http://ita.vho.org/valendy/ugo.htm campo di concentramento di Buchenwald: http://www.fncampoli.altervista.org/bw.htm
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 27/01/13 alle 17:02 via WEB
QUI CASCA L'ASINO!........................ Israele, striscioni razzisti nella Giornata della Memoria Gli ultrà del Beitar Gerusalemme intonano cori anti-arabi e inneggiano alla «purezza etnica» della squadra: otto arresti Striscione razzista anti-arabo esposto qualche mese fa dai tifosi del Beitar Gerusalemme Cori razzisti in Israele, proprio mentre nel resto del mondo si celebra la Giornata della Memoria, per ricordare l'orrore senza tempo dell'Olocausto. La stupidità di certa tifoseria calcistica è evidentemente senza frontiere se sabato sera, i tifosi del Beitar Gerusalemme, notoriamente ultranazionalisti, hanno intonato canti anti-arabi, inneggiando alla purezza etnica della loro squadra, durante la partita contro il Bney Yehuda. SINISTRI STRISCIONI - Ma non si sono limitati a berciare, hanno anche esposto degli striscioni «Beitar pura per sempre» e «70 anni di principi». Tra l'altro a lettere nere su sfondo giallo, sinistra evccazione di stelle di altrettanto colore, anche se quelli, il giallo e il nero, sono i colori della società. Se in Israele la Giornata della Shoah si celebra ad aprile, la coincidenza dell'episodio con la giornata internazionale è stata subito colta dalla stampa e da esponenti politici di Tel Aviv e lo scandalo è stato immediato. Parole di condanna verso gli ultras sono state pronunciate da Reuven Rivlin, il presidente della Knesset, del Likud e otto ultrà del Beitar sono stati arrestati. Stupidità davvero senza frontiere. Matteo Cruccu ilcruccu 27 gennaio 2013 | 11:59
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 28/01/13 alle 00:53 via WEB
http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_MSalvadore_130127_Vorremmo-fosse-la-Giornata-della-Memoria-di-tutti-i-Popoli-privati-della-loro-Identita.htm
 
kuskus0
kuskus0 il 28/01/13 alle 17:44 via WEB
Cara Marina, posso fare una sola cosa: ringraziarti per questa lezione "accademica" di Storia; anzi, posso e DEBBO fare un'altra cosa ancora più importante: RI-STUDIARE davvero tutto! Che tristezza. Ad un certo punto della mia vita di giovane studente, pur non avendo allora fonti a cui attingere, sentivo a pelle la MENZOGNA e imparavo il ritornello ma senza alcuna convinzione. A tante domande, a tanti legittimi dubbi, nessun "professore" dava risposte. Diventava quindi ancora più legittimo e logico dubitare la "verità" nella nostra formazione. Spero con tutto il cuore che finalmente si aprano gli armadi tenuti tanto, troppo tempo chiuso, non per liberare scheletri che già ne ho visti tantissimi, ma per liberare le giovani menti dal capestro delle visioni monoculari...ed anche sfuocate, dei fatti che costituiscono la nostra ontologia socio-culturale. Grazie ancora. Grazie! Agnesina Pozzi
 
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 28/01/13 alle 21:04 via WEB
Il mio unico merito, da comune scolarizzata quindi perfetta ignorante, è stato quello di leggere... leggere... leggere... le fonti disponibili a tutti che ho citato; una cosa che chiunque, se volesse, potrebbe fare... ma nutro seri dubbi sul fatto che qualcuno dei nostri figli o nipoti voglia davvero approfondire la propria identità o senso di appartenenza; del resto, se un prossimo maturando presentasse agli esami di Stato questa tesina, rischierebbe la bocciatura e gli insegnanti lo perseguiterebbero a vita, definendolo un disturbatore della quiete PUBBLICA, alla stregua di un terrorista !
 
   
vocedimegaride
vocedimegaride il 28/01/13 alle 21:13 via WEB
... in questo Paese le cattedre sono ALTARI VOTIVI dedicati alla Beata Ignoranza!
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 29/01/13 alle 13:39 via WEB
IPOCRISIA SINISTRA!... Sinistra filoebrea per un giorno Gli altri 364 abbraccia Hamas Dal segretario Bersani a D'Alema, da sempre nel Pd tutti invocano più tutele ai palestinesi. Poi il 27 gennaio gli eredi del Pci si ritrovano uniti nel condannare Shoah e fascismo Fabrizio Rondolino - Mar, 29/01/2013 - La sinistra italiana, che si considera la parte migliore del Paese e fra le cui mani sventola da sempre la bandiera del «politicamente corretto», ha celebrato anche quest'anno con compita partecipazione la Giornata della Memoria. E quando Silvio Berlusconi s'è lasciato scappare un giudizio infelice su Mussolini, non le è sembrato vero di sbranare - come si usa dire oggi - il Cavaliere e il suo presunto fascismo di ritorno. Lasciamo da parte Berlusconi, e volgiamo per un attimo lo sguardo alla sinistra scandalizzata - o meglio sarebbe dire scandalosa, e fastidiosamente ipocrita, perché ogni 27 di gennaio è sì orgogliosa di commemorare la Shoah, ma negli altri 364 giorni dell'anno non esita ad applaudire Hamas. Lasciamo da parte le frange più estreme, i militanti del «Forum per la Palestina» - quasi tutti di Rifondazione e del Pdci, e oggi con Ingroia - che bruciano in piazza le bandiere di Israele, inneggiano al terrorismo e invocano una perversa riedizione della «soluzione finale». E lasciamo da parte gli studenti che lo scorso novembre hanno lanciato oggetti e scandito slogan minacciosi davanti alla sinagoga e alla scuola ebraica di Roma, senza che nessuno si sentisse in dovere di pronunciare una parola di condanna. E lasciamo anche da parte i lettori oramai appassiti del Manifesto, che apprezzano le parole di Valentino Parlato sulla «sanguinosa aggressione dello Stato di Israele contro i disperati di Gaza»
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

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