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Un blog creato da vocedimegaride il 09/11/2006

La voce di Megaride

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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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Il nostro feuilleton d'inverno: " 11.11.11 "

11.11.11
di Marina Salvadore

Era stata richiamata in servizio a Milano dopo quattro anni di vita "selvatica" al Sud. Aveva rifatto, come decenni prima, la "valigia di cartone" stretta con lo spago e si preparava ad un altro immotivato ergastolo padano in quella metropoli grigia e lurida d’ipocrisia che detestava. Ovviamente, nella capitale del Dio Danaro l’attempata janara dell’antica Liternum era condannata ad occuparsi di Finanza. Messi da parte secchio e pennelli, penne ed inchiostri da "artista" controcorrente, rinchiuse in un forziere dalle serrature arrugginite le sue vandee, le sue battaglie civili, i suoi vangeli apocrifi ed i falsi amici insensibili al suo dramma. Salutò con tristezza i suoi tre pelosoni, le colonie di chiassosi volatili della vicina oasi lacustre, quotidianamente ospiti a pranzo sulla pista aeroportuale del suo giardino; salutò l’ulivo, il limone, i mandarini, il fico, il pompelmo ed il pesco nell’orto, una madre novantenne e malferma ed il suo compagno d’arte, invidiandoli. Partì. Patì… Sin dall’atterraggio a Linate del solito volo low-coast ormai decaduto a "corriera" sull’asse eterna sud-nord-sud, la schiena, come sempre, prese a dolerle… le gambe a gonfiarsi… la vista a scemarle, rendendole faticosa e maledetta la deambulazione sotto quel cielo ostile: cammino in pianura, difficoltoso – ogni volta – come una salita, scalza, sulle pietraie del monte Cranio. Che palle! Alla fine, non sopportava neppure più se stessa, la sua fisicità e le ricorrenti pucundrìe isteriche, tra un’angina e l’altra.. Riprendere servizio in "seconda istanza" il 2 novembre , dopo l’infelice reinserimento agostano e dopo due mesi di rispolverato part-time, era il massimo della sfiga: quel mattino, non riuscì a trovare neppure più l’ingresso al condominio finanziario, infilando come un automa il vialetto d’ingresso sbarrato da un pannello di vetro, tanto che si chiese se avesse sbagliato la data di rientro; magari, a Milano, il 2 novembre gli uffici sono serrati perché è più utile farne una "festa commerciale"… no…no… l’ingresso e la portineria erano al varco successivo e … aperti! L’ufficio, una sorta di loft verticale depauperato del caro vecchio eternit, offriva una vista spettacolare dai suoi alti e larghi finestroni: di qua, le sepolture del Monumentale; di là, i binari tristi e solitari della Stazione Garibaldi… di sopra, neppure a dirlo, la solita cappa lattea sporca di smog e chemics trail; di sotto, alberelli asfittici piantati con l’ausilio di squadra e compasso in giardinetti costellati di lucettine fredde come fuochi fatui. Riprese confidenza con l’intranet ministeriale: molte cose erano cambiate, negli anni, nell’organizzazione degli Uffici Finanziari di Stato: da triangolo equilatero a gotico triangolo isoscele, lo schema… per via di una selva infinita di nuove cariche direttive gerarchiche, a scelta tra direttori, sottodirettori, capi-team, capi-sala e caporali di giornata… Una volta quell’ufficio ridondava di sindacalisti di mille diverse sigle; oggi, forse per accontentare i "ribelli" a suon di "carota e bastone" i sindacalisti erano stati tutti investiti di "autorità di rango" nell’ambito della Pubblica Amministrazione; anche quelli che manco sanno leggere e scrivere… I programmi informatici ministeriali anche erano cambiati, nel tempo, ma erano addirittura peggiorati – in buonsenso e logica – ed il compianto Steve Jobs, poverino, avrebbe schiumato eterica rabbia se costretto a "frequentare" i costosi informatici della monopolista SOGEI… Per il resto, il solito "piccolo mondo antico" di travet senza guizzi, calmierati psichicamente da un tendenzioso quanto fasullo brivido di carrierismo, dopato al Valium del virtuale riscoperto orgoglio di casta dell’art. 54 della Costituzione.. Un residuo di faziosità identitaria ancora covava sotto le ceneri fredde della coltre auto-punitiva che la janara s’era inflitta per tutto il tempo a venire di quel nuovo ergastolo e, nei primi giorni del nuovo esilio, memore delle lezioni di igiene e sanità in tema di "differenziata" impartite dai soloni nordisti ai coloni sudisti, trascorse pomeriggi e serate a spasso per cassonetti condominiali nelle zone non popolari e più "fashion" della "Milano da bere". Inorridì, fino al mal di fegato, armata di guanti sterili e fotocellulare, revisionando i celebrati, padani, sacchetti monnezzari biodegradabili del CARREFOUR ed ESSELUNGA, stipati di una miscellanea di "umido", pannolini pisciati e scagazzati di infanti, duracell esaurite, polistirolo, bicchieri di vetro infranti, cartoni di pizza e carte oleate, plastica e stampa, realizzando un fotoreportages di denuncia da pubblicare eventualmente su IL MATTINO di Napoli e LA PADANIA di Milano… se solo i vandeani meridionalisti che conosceva non avessero preferito, al solito, le chiacchiere borbottone all’azione rivendicativa necessaria. Tant’è, era qui, sola e dimenticata: chi cacchio glielo faceva fare di impegnarsi oltremodo nelle solite battaglie contro i denigratori… quando si percepiva ella stessa svanita, dissolta nell’oblio delle nebbie padane, senza punti di riferimento ne’ in "patria di Scipione" ne’ in esilio; trasparente come un fantasma anche agli occhi di quegli "autorevoli" che le avevano promesso capre e cavoli per risolverle l’impaccio di quella vergognosa nuova emigrazione. Si trascinò per giorni una valigia pesante, ospite di questa o di quell’altra amica pietosa, finchè trovò asilo presso una giovane coppia con simpatica bambina urlatrice di due anni, tanto intelligente e bella quanto viziata e capricciosa: una sorta di piccola "posseduta", con tanto di gadget, l’inseparabile bambola-testimone, come nel woodoo rituale, cui mancavano di corredo solo gli spilloni da infilzarle, per fare le fattucchierie. A quel punto, la janara non sapeva più scegliere tra il purgatorio dell’Ufficio e l’inferno del nuovo domicilio milanese. Con la piccola, famelica buongustaia condannata dalla nouvelle vague pediatrica e psicopedagoga padana agli insopportabili passati di verdura ed altre puzzolenti brodaglie, attecchì molto bene la "strategia" della lasagna napoletana, del polpettone farcito, della pizza di scarola e della parmigiana di melanzane, foriera di rari ma intensi momenti di PACE… molto apprezzati anche dall’unico essere senziente di casa, una volpina dal mantello rosso che ricusò i legittimi padroni per desinare (finalmente!) e dormire con quell’insolita bipede umanoide piovuta chissà come da qualche strana galassia in una benestante ma "morigeratissima" casa milanese. In quei giorni novembrini, l’invisibile "impiagata" statale fu adibita ai soliti lavori di concetto a creatività zero, funzione passacarte scalda-sedia "informatizzata … dei fatti" e sorvegliata speciale: Irpef, Bollo, Dogane, Verbali Guardia di Finanza, Registro, Successioni ed altre amenità, trullallero trullallà… Cultrice di scienze spirituali, in ambito Successioni si ritagliò il suo piccolo spazio riflessivo: ad ogni asettica pratica di apertura o rinuncia degli eredi alla successione di un "de cuius fiscalizzato" dell’ultimo semestre, meditava sui dati anagrafici del morto, sulla condizione sociale – spesso, d’emigrato dal Sud o dal Veneto– cercando di dargli un volto, un’identità animica, unitamente ad una rispettosa prece di "accompagno" verso le Alte Sfere degli Alti Cieli; il tutto per rendere più umano, sensato e sacro quel "lavoro" usurante dell’intelletto…. Del resto, si avvicinava la fatidica data dell’11.11.11 o dell’apertura dello stargate sul golfo di Aden; giorno fatidico per sperare di veder scendere gli Arcangeli Vigilanti dal Cielo, armate di Ufo e mistiche aurore boreali non-H.A.A.R.P... insomma, l’ultimo balzo per il Grande Salto Quantico, prima degli squilli di tromba del Giudizio del 21.12.2012, pronosticato dai Maya. Quell’11.11.11, la janara scelse di trascorrerlo fulltime in doppio turno in ufficio, isolata da stimoli e messaggi subliminali esterni della città dispersiva e alienata, in attesa dei grandi cambiamenti a verificarsi che già annusava animalescamente nell’aria. Alle ore 18,00 si accorse di essere rimasta da sola in ufficio: i freddi neon da sala mortuaria che allumavano l’edificio rendevano ancor più spettrale la linea di demarcazione con l’esterno buio e puntellato di lucine mortuarie del Monumentale inghirlandato di vaporosa nebbiolina. Colta da un brivido di ancestrale paura raccolse alla rinfusa i suoi effetti personali e corse all’ascensore, per fuggire via da quella replica di Halloween. Pigiò il pulsante del piano ammezzato, per guadagnare l’uscita ma – al solito – l’ascensore riprese la sua lenta corsa in salita, fermandosi ad ogni piano, fino al nono, spalancando le porte su ancor più spaventosi ballatoi deserti, come chiamato ai piani da esseri invisibili e perfidi… Quando riuscì a guadagnare il sentiero dei fuochi fatui nel giardino condominiale, salutata dalle ondeggianti sagome scheletriche dei neri arbusti residenziali, corse affranta ed a rotta di collo verso l’uscita dell’asettico parco finanziario. Attraversò la strada deserta ed attese sotto un lampione a luce fredda, aureolato di nebbia, l’arrivo del tram n. 7 "Monumentale"… insolitamente in ritardo. Sui lucenti binari, ai suoi piedi, giaceva stecchito un povero piccione, pancia all’aria e zampette prive di piedi tese al cielo… probabilmente assassinato, come da tradizione milanese, per mutilazione da colla per davanzali o da mollichelle al veleno… ne ebbe compassione e con il manico dell’ombrello spinse delicatamente quel corpicino al riparo sotto il cordolo del marciapiedi, per risparmiargli l’ultimo scempio. Non passava anima viva in quella via da almeno mezz’ora; finalmente si udì in lontananza un rumore di ferraglia, come il barrito di un elefante africano ferito… l’urlo di un grizzly fucilato a pallettoni… il ruggire di una tigre accoltellata; un rumore straziante e da brivido, come gli effetti speciali di un film dell’orrore: era il 7 che arrivava, procedendo lentamente, con i suoi cerulei fari accesi a fendere e a spartire strascichi di nebulosa condensa sui suoi possenti fianchi, come in quadro di Munk. La carrozza di testa era per tre quarti piena e la janara trovò confortante ritrovarsi tra i suoi simili; ciononostante, seduta, si strinse nel cappotto e abbracciò l’ombrello al petto, per dissimulare il gelo dei brividi che ancora le correvano sulla schiena e quel senso di fredda solitudine che l’aveva annientata del tutto, fino a farle desiderare di abbandonare questo mondo. L’11.11.11 era ormai al tramonto e lei non aveva avvistato ne’ un angelo ne’un’astronave ne’, almeno, un omino verde dall’aspetto familiare ovvero bruttarello come uno dei suoi innumerevoli "caporali" d’ufficio… Si sentiva presa in giro anche nell’Al di Là, oltreché nell’Al di Qua… Le facce anemiche dei compagni di tram avevano, al solito, l’imprimatur del pallore cadaverico e dell’incazzatura rigor mortis, tipica dei cittadini meneghini di ogni età, censo e provenienza. Fissò negli occhi l’attempata dirimpettaia, di un grigio polvere uniforme ma dai tratti magrebini da immigrata dal Sud e le lanciò un sorriso provocatorio. Inaspettatamente, quella prese a parlarle ma senza risponderle al sorriso : "Sono Rosalia Caruso, nata a Palermo nel ’53 e morta ad agosto, abbandonata dalla famiglia in un letto del "Niguarda" (atto di rinuncia alla successione n. 398/11) … ieri mi hai pensato e… ti ringrazio; anzi, visto che sei salita sul nostro tram, tutti qui ti ringraziano. Stiamo viaggiando verso lo stargate e finalmente, dopo settimane di terra di mezzo, potremo tutti ascendere all’altissima dimensione. Grazie, per averci accompagnati fino alla soglia, con l’energia del tuo pensiero e la pietas cristiana". A quelle parole, la janara si voltò di scatto, monitorando con lo sguardo la folla, dalla testa alla coda della lunga carrozza snodata; gente in piedi e seduta; tutti, con gli occhi riconoscenti puntati su di lei e le labbra serrate. "Mi state portando con voi?", chiese allarmata e volando col pensiero a Liternum, ai suoi tre cagnoloni, al pompelmo, al mandarino, al rosmarino e l’alloro, alle tortore, al micio Osvaldo ed alla gazza ladra… "Assolutamente! – la tranquillizzò la siciliana estinta - Abbiamo voluto ricambiarti la carineria; oggi, a Milano c’è lo sciopero dei mezzi pubblici ed abbiamo deciso di darti un passaggio fino al domicilio" . "Un altro sciopero? – urlò indignata la janara - … ma se Berlusconi è stato appena "dismesso" dal governo, ora che scusa hanno per manifestare, gli italioti?" . "Ah, cara! Ormai sono felicemente fuori da questi psicodramma collettivi, non essendo più di questo mondo. Sarà un po’ dura purificarsi, lassù, dell’argilla e dei veleni assorbiti in decenni di emigrazione al nord: le umiliazioni, la solitudine, la pucundria, la fatica del sopravvivere, il razzismo padano, l’ingratitudine dei parenti... ma già inizio a sentirmi più serena. La vedi, tutta ‘sta gente? Non ce n’è uno che abbia avuto sangue padano nelle vene, a parte rare eccezioni come la sciùra Ginetta, quella vecchina seduta lì in fondo: zitella benestante, mandata a morire sola come un cane in istituto (atto di successione n. 576/11) dal nipote, il più ricco commercialista di Milano, che non le faceva visita manco a Natale da ormai dieci anni, perché troppo impegnato…". "Prossima fermata: via Farini" gracchiò la voce metallica dall’altoparlante; salì qualche altro passeggero trapassato, proveniente dall'hinterland e dalla stazione MM linea verde Garibaldi: tra gli autoctoni, alcuni arricchiti formaggiat di Gorgonzola e dintorni, qualche operaio metalmeccanico, scapoli e zitellucce democristiani e "preti spogliati" ed ex seminaristi brufolosi, una schiera di piccoli imprenditori edìli nonché diversi meridionali ex bancari ed "impiagati statali". Data l'essenza eterica questo piccolo esercito riuscì a pigiarsi senza occupare spazio nel ventre metallico della carrozza: parevano incollati l'uno sull'altro e aureolati di diafano vapore, come fossero ritratti a grandezza naturale su pannelli di carta velina bagnata di pioggia... Labbra serrate e volti imperscrutabili; chi stringeva un ombrello, chi un bastone, chi una borsetta o un sacchetto di Mani Tese... chi un rosario... chi la tesserina dell'ASL e il codice fiscale... chi un badge aziendale; ognuno recava con se' un dettaglio tracciabile della propria individualità terrena. "Prossima fermata: piazzale Baiamonti" annunciò l'altoparlante e Rosalia Caruso accennò persino un sorriso, indicando con l'indice il bus fantasma 43 in impatto ortogonale col nostro veicolo dal quale scesero molti morti importanti provenienti dal centro città; erano, questi, di consistenza più corposa, rispetto ai "cafoni" dell'hinterland: sembravano essere stati dipinti sul cartone e ciò conferiva loro anche un aspetto più "sano" e "vitale", a causa dello spessore delle loro sagome. Quasi tutti avevano un valigino, una ventiquattrore o una borsa capiente pieni di... niente. Qualcuno, addirittura, sotto il braccio o nella tascona del pastrano esibiva la copia sciupata di un quotidiano. La janara, per deformazione mentale e professionale, lanciò un'occhiata al quarto di pagina leggibile di un "Corsera" infilato come un molle gioppino a riposo nella tasca esterna di un borsone da week-end e vi lesse la data impressa del 12 novembre; verificò che altri lettori-trapassati avevano copie di Repubblica o de Il Giornale dei giorni a venire e chiese a Rosalia di intercedere presso i suoi "simili" per poterne leggere i titoli ma questa sorrise beffarda e le disse che ormai, di quei giornali, le uniche notizie interessanti erano i necrologi, per stabilire motu proprio - una volta "lassù" - gli elenchi di precedenza ai nove cieli degli Arconti. Tuttavia, generosamente, un morto fresco del centro-città le srotolò sotto gli occhi il paginone di Repubblica di due o tre giorni dopo ed ella potè leggervi, incredula e sgomenta, che l'INFERNO era in terra e che in Italia, con un subdolo colpo di Stato il Potere era finito ai vampiri banchieri del Bilderberg, di BCE, della Trilateral e di Federal Reserve... Invidiò quei compagni di viaggio, ormai fuori dal gregge presepiale del Nuovo Ordine Mondiale e liberi dalle catene delle innumerevoli fattorie-modello per allevamenti intensivi, organizzate da Cupole e Logge europeiote e d'oltreoceano. In un foglio sgualcito dell'Osservatore Romano dell'8 dicembre - giorno dell'Immacolata Concezione - in prima di copertina scorse la familiare immagine della Vergine circondata dagli Ophanim (i più alti Elohim creatori) che schiacciava la testa al serpente; finalmente, riuscì ad interpretarla fuori da ogni ulcerante metabolizzazione cattocomunista indotta dal Vaticano: Maria santissima ed extraterrestre da duemila anni (ma, forse, di millenni ne aveva molti di più) ci indicava inutilmente il vero nemico; non il solito "povero diavolo" a corredo genetico di ogni misero umano abbandonato a se stesso su questa terra ma I RETTILIANI di stirpe massonica, bocconiana, Columbus and Yale University, rotschildesca, rockfelleriana, sionista ... risorgimentista e protestante... e... chi più ne ha più ne... "metta a quel servizio", inchiappettando a sangue l'umanità, a partire dalla Culla Mediterranea della Civiltà, per la quale, la janara e milioni di altri anonimi, nei secoli dei secoli, s'erano inutilmente immolati sull'altare dell'Orgoglio Identitario, rimettendoci le penne. La Vergine, da due millenni della Chiesa di Pietro, intingeva il suo piede sinistro nel veleno della serpe ma il solito censore di quella Chiesa che MAI Cristo s'era sognato di edificare in terra aveva ben provveduto, sin dai tempi dei primi protomartiri, a cancellare dalle prime raffigurazioni mariane la testa del maiale schiacciata dal piede destro di Nostra Signora, intinto nella più vischiosa SUGNA; sugna che ora, alla fine annunciata dei tempi, tracimava, invadendo come un blob, un'onda di tsunami collosa, tutto il pianeta. "Prossima fermata: piazzale del Cimitero Monumentale"... e qui il tram fantasma incrociò, proveniente dalla chinatown di via Bramante, il disarmato tram 14 Cimitero Maggiore... "Di un'allegria sfrenata, Milano!... Ecchecacchio!... L'urbanistica tramviaria suddivisa in cimiteri, nosocomi e metalmeccanica, vedi pure Precotto e Bullona, per fare un esempio... Magari, a breve, ad ogni annuncio di fermata, sull'intersecazione di ogni nodo viario e binario della megalopoli dell'EXPO, l'altoparlante gracchierà pure, a ripetizione, un minaccioso "Fratello, ricordati che devi morire!" pensò ad alta voce la procace napoletana, toccandosi come d'abitudine il gran corno di corallo che portava da anni appeso al collo, come una potente reliquia pagana... Sorrise Rosalìa Caruso: quante volte, in vita, aveva fatto le stesse considerazioni della janara, correndo trafelata sui tacchi a spillo su e giù da un autobus e da un tram, per circa otto volte al giorno, per tantissimi anni? Intanto, la carrozza fu letteralmente invasa da fiammelle e fuochi fatui tremolanti che andarono a spiaccicarsi disordinatamente, come aeree gelatine, sui sedili e sui finestrini. "Chi sarebbero, questi trapassati informi?". "Sono i morti anonimi" rispose la bruna signora Caruso. "Nooo, non dirmelo - aggiunse la napoletana - Sono tutti gli schiavi della Chinatown, vero?". "Eh, già! Poveretti!... Anche da morti non si sono resi conto d'essere individui... Risaliranno i nove cieli molto più lentamente di noialtri: il rendersi conto di essere stati "persone" prevede un addestramento spirituale e ancestrale molto lungo; una vera e propria catarsi animica ed un ciclo di incarnazioni vorticoso e doloroso attraverso i quattro regni, dal minerale al vegetale, all'animale, prima di godere ancora dello status umano. Pensa, venivano da una delle più antiche e sapienti Civiltà... e guarda come li ha ridotti il MERCATO, il POTERE... Dagli antichi saggi degli I'Ching, con tutte le loro celesti rivelazioni... finiti direttamente nelle fauci dell'Innominabile Rettiliano che li voracizzò e che confusero col mito del Dragone... Ah! Poveretti! Se solo gli italioti aprissero gli occhi, ora che stanno per fare la stessa fine!!!". "In effetti, sciùra Rosalìa, ho sempre riflettuto sul fatto che nella chinatown ti riproducono e ti vendono di tutto: dallo spillo all'elefante... ogni genere commerciale, anche nei "servizi", è offerto a mani basse, dalla ristorazione alle immobiliari... ma - cavolo! - non ho mai visto, in tutta la città, un servizio di onoranze funebri o cimiteriali di bandiera cinese... eppure, sono la comunità straniera più antica di Milano...". "Mah! - buttò lì, divertita, la siciliana estinta - o li clonano negli scantinati o li ficcano nei tortelli al vapore e negli involtini primavera!". La napoletana, seria e compassata, intanto rifletteva su altri titoli di giornale letti in anteprima: la cassa integrazione di quelli della "Bombardier per Trenitalia", della quale, in rete, solo sei mesi prima aveva letto dei grandi successi aziendali, delle corpose commesse che avrebbero assicurato lavoro e reddito a torme di metalmeccanici con prospettive di nuove assunzioni; addirittura aveva appreso della magnificazione della miracolosa nuova manager delle Risorse Umane, una romana in carriera... ed ora, dopo le vergogne nazionali di Termini Imerese, dopo Fincantieri e la gloriosa Alenia del Sud... dopo le Officine del Salento... cotanto strombazzamento di italiote eccellenze finiva miseramente in un flop istituzionale telecomandato che avrebbe tramutato eserciti di lavoratori italiani, soprattutto del Sud, in quelle orribili ed aeree gelatine cinesi che scivolavano come muco fluorescente sui finestrini del tram 7 Monumentale... e...lei, attempata, meridionale e disoccupata per quattro anni... ancora stava lì a menarsela per quel dispettoso reintegro in servizio a Milano che - a prescindere dai sacrifici personali, familiari e di salute, di sopravvivenza costosa nella megalopoli - le avrebbe comunque assicurato "pane e cipolla". Fu investita da immensi sensi di colpa, tali da farle dimenticare l'assurdo mobbing ed i "dispetti" subiti per decenni e arrossì di vergogna nel leggere su un numero "futurista" de La Padania che anche degli Indignados, come di tutti i lavoratori a rischio con famiglia, mutui e il Natale alle porte, non v'era più traccia. "Rosalia, secondo lei gli Indignados sono il braccio armato della dittatura occulta che s'è piazzata, oggi, sul trono d'Italia?... Non riesco a non accostarli ai ciarlatani Ribelli che han fatto fuori tutto il Mediterraneo del Petrolio e dell'Oro in un lampo... E' malefico il mio pensiero?". Rosalia, sempre più evanescente durante il tragitto che volgeva al termine, strizzò complice un occhio senza risponderle. "Gli italioti... che popolo di merda!.. Finito il berlusconismo, ora gli va bene tutto, pure le supposte di ferro?... Che imbecilli! Fanno come quel pirla che per fare dispetto alla moglie si tagliò l'uccello!". " A Napoli voi dite che TRE SO' I POTENTI: 'o papa, 'o rre e... chi nun tene niente... - commentò Rosalìa - TU SEI POTENTISSIMA!... non hai una mazza da perdere... e tieni pure un posto di lavoro... pure se, come butta, la pensione non la vedrai..." D'accordo - rispose la janara - Però, che senso ha vivere da schiavi, senza sogni, senza progetti, senza ideali, piegata a 90 gradi a dire SIGNORSI' al primo caporale di giornata che non sa manco leggere e scrivere?". "Prossima fermata: via Procaccini-via Messina" fine della corsa, capolinea per il deposito... "Sarò l'unica a scendere, vero?". "Sì! - annuì la trapassata - E' stato un piacere fare quest'ultimo tratto con te. Ci hai acquetati un po' con la tua calda presenza... In fondo, anche se siamo già in una dimensione superiore alla tua, questo salto nell'ignoto ci spaventa un po'". " Pensavo di vivere un 11.11.11 come me l'ero immaginato, in chiave fantastica e cosmica - disse la napoletana - ... mi aspettavo di vedere flotte di dischi volanti, ET amichevoli... aurore boreali e passaggi di comete, le renne di babbo Natale o la processione dei Santi con i miei sogni in mano, una breccia di stargate o un qualsiasi warmhole ... invece, mi avete fatto fottere di paura e di pucundrìa... al punto che proseguirei il viaggio con voi, dato che il mondo cui appartengo mi appare, da oggi... e dopo aver letto i giornali dei prossimi giorni, più insopportabile e grigio di quanto l'abbia sperimentato in questi anni, cara Rosalìa". "Eh già! I vivi invidieranno i morti, dicono le profezie fatimite.... E' vero!... Ti auguro buon viaggio su questa terra, bella napoletana: resisti e continua a combattere. Fallo per tutti noi che abbiamo avuto poca voce e che solo grazie a te abbiamo lasciato una traccia del nostro passaggio"... Le porte del tram fantasma n. 7 si aprirono e la janara si trovò sola sotto il cartello della fermata del bus 37. Levò una mano, a salutare quelle presenze lattiginose che tremolavano dietro i finestrini; in una luce nuova, quei volti sbiaditi riacquistarono colore e splendore: esseri bellissimi, persino la vecchia Ginetta che pareva, ora, la dea Aphrodite scolpita dal Canova e giovane e sensuale, come Diva Parthenia, appariva la smorta Rosalìa... Le mucose cinesi appiccicate sui vetri presero l'inaspettata brillantezza del diamante e scintillarono di mille colori come un allegro addobbo natalizio. Seguì con lo sguardo il lento sculettamento del 7 sui pochi metri di binario per il deposito di Via Messina, d'un tratto, un bagliore di lampo risucchiò il veicolo in uno squarcio di luce apertosi nel cielo caliginoso e subito richiusosi sulla strada deserta e buia. Il 37, ovviamente non passò: ricordò che i mezzi pubblici erano di nuovo in sciopero e malinconicamente lieta per aver finalmente potuto godere del premio della visione di un piccolo stargate su Milano... ma nell'impossibilità di poterlo raccontare, senza altri testimoni di quella sua esperienza... si mise in marcia verso la via Procaccini, contenta di riabbracciare la piccola "posseduta" e la volpina rossa. Stasera... pasta e patate con la provola, evvaiii!
Lungo la via si fermò in tabaccheria e giocò al lotto i numeri dei tram e dei bus: 7 - 14 - 37 e 43, quaterna su Napoli e Milano. Uscirono tutti, tranne il 37... che non passa mai!

 
 
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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DEDICATO AGLI EMIGRANTI

 

NOMEN OMEN

E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

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vuoi effettuare un tour virtuale e di grande suggestione tra le numerose bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche di quel Mezzogiorno sempre più obliato dalle cronache del presente?
per le foto:
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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

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