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BLOCCO DI SISTEMA

Post n°861 pubblicato il 23 Agosto 2012 da kiwai
 

 

Le vacanze per me sono tempo libero, tempo da dedicare a visitare e conoscere luoghi di una memoria letteraria, di una natura da cartolina, di un’architettura dimenticata, ma anche tempo da dedicare a letture accantonate per impegni più pressanti … tra queste ho riscoperto vecchi appunti di un giovane professore  di Sociologia politica e dell’educazione: Alessandro Orsini.

 

Mi aveva colpito la sua definizione di “terrorista” (lui si riferisce ai brigatisti, ma io credo che possa applicarsi a una larga fascia di “rivoluzionari” di ogni colore):

 

«La mentalità è elementare, istintiva, brutale nella sua immediatezza»

«Una setta nella tradizione dello gnosticismo rivoluzionario, di cui possiedono tutte le caratteristiche: l’ossessione per la purezza personale; un catastrofismo radicale, secondo cui il mondo sarebbe immerso nel dolore e nella sofferenza; di conseguenza la concezione salvifica della rivoluzione come un’apocalisse che squarcia le tenebre e instaura una “società perfetta”; l’identificazione del nemico come il maligno, un mostro responsabile dell’infelicità umana e dunque da sterminare; infine la mentalità “a codice binario” che riduce tutti gli aspetti della realtà alla contrapposizione tra forze del Bene e forze del Male».

 

Sulla genesi del terrorismo esiste una teoria, la “teoria del blocco di sistema” elaborata da intellettuali organici al Pci, secondo la quale la nascita del terrorismo in Italia fu, principalmente, una conseguenza dell’esclusione del Pci dall’area di governo.

La teoria afferma che i giovani ricorrono alla violenza quando non possono cambiare la società attraverso il voto democratico. Non avendo altre possibilità per determinare il mutamento sociale, si ribellano e picchiano duro.

 

L’evidenza empirica dimostra che il terrorismo non attecchisce nei regimi totalitari − in cui il sistema è bloccato per davvero − mentre si sviluppa più facilmente nelle democrazie, dove il livello delle libertà individuali e di benessere è relativamente elevato.

 

L’evidenza storica ha dimostrato, con il ritorno delle Brigate rosse, l’uccisione di Massimo D’Antona nel 1999 e di Marco Biagi nel 2002, la totale infondatezza della teoria del blocco di sistema.

Le Brigate rosse tornavano a uccidere dopo che la Dc, il Pci e l’Urss avevano cessato di esistere da anni.

Per di più, D’Antona veniva ucciso quando il governo era guidato dall’ex comunista Massimo D’Alema, mentre il comunista Oliviero Diliberto era il Ministro di Grazia e Giustizia.

 

Uno sguardo non ideologico avrebbe colto facilmente che l’Italia degli anni Sessanta-Settanta non era affatto una società “bloccata”, bensì una società in continua trasformazione, con un elevato livello di benessere e una crescita progressiva delle libertà individuali.

Ma questo non poteva essere detto perché, nell’ideologia che dominava la scienza di molti storici, l’esclusione del Pci dal governo del Paese creava una società autoritaria, secondo l’idea riassunta da Pier Paolo Pasolini:

“il Pci è ..un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante”

 

Bene, questa teoria la ritroviamo identica nell’estrema sinistra contemporanea:

“Loro, (il Pd no, perché è troppo sputtanato) sono l’Italia pulita in un’Italia mafiosa, l’Italia onesta in un’Italia corrotta, l’Italia intelligente in un’Italia di teledipendenti, l’Italia informata (colta proprio non ce la faccio a scriverlo) in un’Italia di beoti”

Insomma, secondo loro, l’Italia di Berlusconi non è così diversa dall’Italia degli anni di piombo sotto il profilo della cultura, della società e della giustizia democratica ... una società fondamentalmente “bloccata”.

 

E allora ecco che in questi piccoli gruppi – chiamati da Orsini “sette rivoluzionarie” -  rinasce un tipo di ideologia basata sulla disumanizzazione del nemico politico che viene trasformato in un “non-uomo”, nel principale responsabile della catastrofe mondiale imminente (vera o presunta) … combatterne con ogni mezzo i demoniaci scopi e la complicità dei suoi decerebrati sostenitori, diventa una ineluttabile necessità ... l’ideologia si ammanta di pseudo-scienza.

 

In contrapposizione a tutto questo, Orsini, propone la “pedagogia della tolleranza”:

“Soltanto una società di uomini liberi, basata sul principo della sacralità della vita umana, in cui le idee eretiche godono del massimo rispetto, può dotarsi degli anticorpi per accorgersi se l’ideologia si sta ammantando di scienza. Nella mia concezione libertaria dell’etica scientifica, la vita non è sacra perché è un dono di Dio – un’idea che non tutti potrebbero condividere − ma perché è il presupposto necessario, ancorché insufficiente, affinché la libertà dell’uomo trovi forma e si esprima.”

 

Condivido, ma spesso mi chiedo se possa bastare …

 

" … quella «nobiltà umana» che è il retaggio della cultura e dell'ideologia borghese-umanistica. (...) questa ideologia si fonda sull'affermazione che l'uomo, e la vita dell'uomo, è il valore essenziale, anteponendo questa concezione alla distinzione fra le classi.

Ebbene, il limite di fondo di questo umanesimo che lo rende moralistico e strumentale invece che morale, è proprio nel suo riferirsi a un «uomo» che non esiste e che, come umanità emancipata e capace di realizzarsi, esisterà solo in una società senza classi.

Prima di allora (...) l'amore per la vita, il rispetto per la libertà e la dignità individuale, il desiderio di felicità, di sanità, di identificazione con gli altri e con la natura, hanno un senso solo se si riferiscono alla condizione di una classe - il proletariato".

Da «Lotta Continua», 20 maggio 1972.

 

Queste cose le scrivevano signori che si chiamano:

Sofri, Lerner, Deaglio, Mughini, Liguori, Ravera, Claudio Rinaldi, Erri de Luca, Boato, Manconi …

le scrive ancora qualche potenziale assassino nella nostra Community.

 

P.S.

I soliti idioti osserveranno che questa è la mia ennesima tirata anticomunista, NON E’ COSI’… è solo la constatazione e documentazione di due alternative e inconciliabili visioni della vita.

 

 
 
 
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CUBA LIBRE

QUANTO COSTA
LA LIBERTA'???




La morte di un prigioniero di
coscienza, una persona in
carcere per le sue idee, senza
aver commesso alcun reato.
Orlando Zapata Tamayo,
42 anni, fù arrestato durante
la primavera del 2003 e condannato
a tre anni di carcere.
Durante la prigionia a causa della
sua attività di dissidenza nel
carcere, gli furono aggiunti altri
anni di detenzione fino a un totale
di 30 anni di reclusione.
BASTA YA!

 


 

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani  
ARTICOLO 19  
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