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DISLESSIA: UN MALE IGNOTO

Post n°226 pubblicato il 14 Marzo 2007 da kayfakayfa

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La prima volta che sentii parlare di dislessia fu quando il responsabile del centro medico cui ci aveva indirizzati un’amica psicopedagogista, dopo aver sfogliato i quaderni di L., il mio primogenito che all’epoca frequentava la terza elementare, affermò che nella scrittura del bambino si evincono tratti dislessici. Notando lo stupore di mia moglie e mio, ascoltando quello strano termine, in sintesi il dottore ci spiegò che la dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Leggere e scrivere sono atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico. Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi almeno 1.500.000 persone. la dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici. il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. Perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attività mentali. tuttavia questi bambini sono intelligenti e - di solito - vivaci e creativi. (definizione tratta dal sito ufficiale dell’ A.I.D. Associazione Italiana Dislessia www.dislessia.it).

Per convincerci ulteriormente che il problema di L. non era affatto irrisolvibile, il medico citò casi di dislessici famosi tipo Einstein e Tolstoy in modo che i nostri animi si rasserenassero.  Tuttavia, per ovviare al problema, ci consigliò di fargli fare delle sedute di logopedia in un centro specializzato.  Fu così che per quasi due anni L. un paio di volte a settimana, accompagnato da me o dalla madre, seguì un trattamento logopedistico in un centro di riabilitazione psicomotoria dove ho visti casi di bambini della sua stessa età costretti dalla natura a vivere una “vita non vita”, accompagnati da genitori che portavano segnati sui visi la rassegnazione e la sofferenza, ma anche l’amore, per quel figlio eternamente condannato! Ogniqualvolta io o mia moglie lasciavamo il centro, in cuor nostro, ringraziavamo Dio, chiunque Egli fosse, per il problema che affliggeva L.. A ripensarci, solo ora mi rendo conto di quanto fossimo egoisti ma il male e il dolore che per due anni ho visto in quel centro erano tali che, tranquillamente, posso affermare che, a confronto, il problema di mio figlio era una sciocchezza!

Come spesso accade in questi casi, la prima a notare che qualcosa non andava in L. fu la madre. Osservando i quaderni di seconda elementare di L. e quelli d’inizio terza notò che quando scriveva a volte il bambino troncava le parole o lasciava le frasi a metà. Quando fece presenti le sue perplessità alle maestre, queste risposero che non c’era nulla dì cui preoccuparsi ché era normale per un bambino a quella età scrivesse in quel modo. A pochi mesi dalla conclusione del terzo anno, quelle stesse maestre ci convocarono perché avevano notato delle anomalie nella scrittura di L., invitandoci a farlo vistare da uno specialista. Ascoltandole, mia moglie si infuriò facendo loro presente che la prima ad aver notato delle irregolarità e a segnalarle era stata proprio lei. Le maestre si giustificarono, dichiarando che le problematiche nella scrittura di L. erano tipiche di molti bambini della sua età per cui non vi avevano dato peso, ma visto che il problema negli ultimi tempi si era acuito, gli era sembrato giusto segnalarcelo.

Dopo quasi due anni di logopedia, il responsabile del centro ci convocò, dichiarando che per quanto riguardava loro L. era guarito. Aggiungendo che comunque i tratti dislessici si sarebbero manifestati a vita, ma che questo non avrebbe in alcun modo pregiudicato l’esistenza Di mio figlio!

Quando L. iniziò le scuole medie, dal primo incontro con i professori, in particolare con quella di matematica la quale si lamentava della scarsa capacità di apprendimento di L., io e mia moglie facemmo presente delle difficoltà di L.. E quando pronunciammo la parola dislessia, lo stupore apparve sui loro volti, così come successe a noi anni addietro la prima volta che ascoltammo quel vocabolo strano. Quando nei successivi incontri i professori rimarcavano le difficoltà di apprendimento di L., io e mia moglie, pur non volendo giustificare il ragazzo, ripetutamente facevamo loro presente di quello che L. aveva vissuto in passato. Fu durante uno dei primi incontri del terzo anno che la professoressa di matematica, d’accordo con gli altri professori, ci suggerì di far visitare nuovamente L. da uno specialista perché, secondo lei, il problema si stava ripresentando. Fu così che mia moglie, attraverso un amico, contattò una specialista la quale da subito prese a cuore la situazione. Dopo aver incontrato L., la specialista si propose di incontrarne i professori per spiegare loro esattamente cosa fosse la dislessia e come andava affrontata, anche perché dava per certo che, oltre a L., a scuola c’erano altri ragazzi affetti da questo disturbo i cui genitori, vuoi per ignoranza, vuoi per superficialità, vuoi per vergogna, non avevano avuto il nostro stesso coraggio di affrontarlo a viso aperto parlandone con chi di dovere.

Dopo aver incontrato, insieme alle colleghe di italiano e matematica, la specialista che segue L., il professore di informatica ha fatto tutta una serie di fotocopie di documenti scaricati da internet inerenti la dislessia e li ha distribuiti a tutti i suoi colleghi di scuola perché a loro volta iniziassero a conoscere il problema, capire come va affrontato. Da lì ha distribuito le fotocopie e subito si è scoperto che a scuola ci sono altri casi di ragazzi dislessici, fino a ieri ritenuti degli incapaci solo perché i genitori avevano tenuto nascosto il problema o perché, non avendo gli opportuni mezzi, i professori non erano in grado di distinguere un dislessico da uno scansafatiche!

Se i genitori di questi ragazzi avessero occultato il problema dei loro figli per vergogna, li capisco perfettamente perché anch’io, all’inizio, ascoltando cosa fosse la dislessia, in cuor mio nutrivo una sorta di imbarazzo, quel tipico imbarazzo che ci coglie quando  la natura si mostra irriguardosa nei nostri confronti, dando l’impressione di volerci punire con una sciagura per chissà quale peccato avessimo commesso! Dopo l’iniziale, comprensibile turbamento, io e mia moglie abbiamo iniziato a parlare senza alcuna difficoltà del problema di L. perché ci rendevamo conto che il problema più grave non era l’affezione in sé ma l’ignoranza che la circondava. Per affrontare tanti mali, la medicina da sola non basta. Occorre un valido supporto informativo. E spesso tale sostegno possiamo darlo prima di tutto noi genitori che viviamo in prima persona determinate problematiche, parlandone liberamente a voce alta. Facendo capire alla gente, in questo caso ai professori, che le nostre parole non vogliono giustificare l’incapacità di nostro figlio nello studio, bensì aiutare loro a fare al meglio il proprio mestiere, fornendogli le adeguate conoscenze per individuare in una classe chi va a scuola solo per scaldare il banco da chi, pur impegnandosi, non riesce a rendere più di tanto perché a monte vi è problema che, se individuato e adeguatamente affrontato, non sarà più un problema.

L’unico vero male è l’ignoranza, tutti quanti gli altri mali sono solo mali provvisori la cui medicina si chiama conoscenza e prevenzione!

Commenti al Post:
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 14/03/07 alle 09:47 via WEB
molto interessante quello che scrivi. pensa che parlavo della dislessia con mia sorella proprio domenica scorsa (lei è un'insegnante). mi raccontava che nella scuola (media) dove insegna hanno fatto per gli insegnanti un corso di aggiornamento proprio sulla dislessia. per imparare a riconoscerla nei propri allievi. tra le molte cose hanno spiegatro loro che un ragazzino dislessico ha bisogno, oltre un certo livello, di imparare le nozioni per associazioni di idee e non per memorizzazione semplice. lo abbiamo trovato molto interessante e ci chiedevamo se a volte molti di noi non abbiano in sé dei tratti dislessici magari molto lievi, cui hanno imparato col tempo a sopperire come startegia di "sopravvivenza" scolastica. <br< sospetto qualcosa del genere per me in campo matematico. credo di essermi fermata alla tabellina del 5!:))
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:44 via WEB
Quando la specialista che segue mio figlio ha incontrato i prof. ha spiegato loro che L. non è un incapace bensì, rispetto agli altri ragazzi, una volta appreso la lezione, la sua difficoltà consiste nel trovare il linguaggio appropriato per tradurla in parole, nonché, qualunque cosa faccia, normale per un ragazzino della sua età, per lui diventa una vera e propria sfida con se stesso... Anch'io spesso mi domando se in ognuno di noi non siano presenti dei tratti dislessici, come te penso che qualcuno ce l'abbia anch'io. Ciao
 
costellazione68
costellazione68 il 14/03/07 alle 11:17 via WEB
..il messaggio che vuoi dare è molto chiaro...l'unico vero male è l'ignoranza...e con questo vorrei riferirmi anche ad un altro problema, in Italia è stato approvato il Ritalin che è un farmaco stupefacente usato sui bambini per il deficit di attenzione o iperattività, impulsività...per far stare tranquilli i genitori e i maestri...ma quale genitore darebbe un farmaco derivato dall'anfetamina e che può avere doisturbi maggiori della cocaina...? eppure in america è largamente utilizzato!sembra che molte persone della storia tipo Leonardo da Vinci,che sono stai dei geni... mostravano questo tipo di fenomeno...un caro saluto*
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:47 via WEB
Quando si parla di americani, io spesso mi turo le orecchie e il naso! E quello che mi disgusta è che noi, qualunque cosa ci impongano, l'accettiamo serviziovolmente malgrado si tratti di qualcosa che possa nuocere alla salute finanche dei nostri figli. Sì molti grandi geni erano dislessici, ma certo questo non mi consola1 Ciao
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 14/03/07 alle 11:23 via WEB
Tu lo sai, ne ho fatto un post poco tempo fa e ne abbiamo parlato diverse volte, già dal primo giorno che ci siamo incontrati. Anche mia figlia M. probabilmente è dislessica. Dico probabilmente perché è ancora troppo piccola per stabilirlo con esattezza, anche se presenta l'80% dei sintomi di riconoscimento della malattia. In un certo senso lei è stata fortunata, avendo avuto un grave ritardo del linguaggio, ci siamo rivolti ad un centro di logopedia quando aveva quasi 4 anni. Ogni tanto dai discorsi degli operatori il termine "dislessia" veniva fuori, per cui ho avuto modo d'informarmi e non sentirmi impreparata. M. non è andata a scuola elementare a 6 anni, come tutti i bambini, la psicologa che la segue trovò che fosse immatura per l'ingresso nella scuola dell'obbligo. Ha cominciato l'anno dopo, e nonostante questo è indietro rispetto agli altri. Nelle ultime settimane ha fatto degli ulteriori test e le sono state assegnate altre due ore di terapia a settimana (sono quasi 4 anni che frequento quel centro regolarmente). In queste due ore le viene insegnato a leggere grazie all'ausilio del computer, abbiamo cominciato da poco ma M. comincia già a leggere qualche parola. C'è una cosa che volevo aggiungere al tuo bel post, molto spesso negli ultimi tempi si parla di una scuola malata, che va a scatafascio. Ma io vedo le insegnanti di mia figlia, sia quelle di quest'anno che quelle della materna, che s'incontrano con gli specialisti anche al di fuori degli orari di lezione. Che cercano d'imparare per poter meglio aiutare questi bambini. Ed è giusto riconoscere che quando c'è la collaborazione tra insegnanti e genitori la scuola funziona.
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:50 via WEB
E' vero, spesso tutti i mali non vengono per nuocere! Vedrai che quanto prima tua figlia risolverà il suo problema! Sì, ci sono insegnanti che hanno una sensibilità particolare per cui considerano il loro lavoro non un semplice mestiere ma una vera e propria missione! Ciao
 
biancorossoeg
biancorossoeg il 15/03/07 alle 00:35 via WEB
Riconoscere la dislessia precocemente è importantissimo: prima si diagnostica, prima si interviene e migliori sono i risultati a cui si perviene. Ho visto dislessici riconosciuti solo alle scuole medie che, oltre a non avere più grandi margini di recupero, erano stati convinti dalle maestre di essere degli incapaci: ti lascio immaginare i danni esistenziali.
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:54 via WEB
Forse puoi immaginarti il mio stato d'animo al pensiero di ciò. Spesso osservo di sfuggita L. per analizzarne i comportamenti, è un ragazzo normale, lo sport, (il rugby), lo ha molto aiuotato ad acquisire sicurezza in sé e fronteggiare il suo problema. Alcune settimane fa ne ho parlato col suo allenatore il quale mi disse che se ne era accorto già tre anni fa quando iniziò, e non si sorprende degli enormi progressi che ha fatto e sta facendo perché lo sport aiuta. Lui per aumentare ulterirmente l'autostima di L. spesso ne elogia la serietà e l'impegno con cui pratica il rugby davanti a tutta la squadra! Ci sono persone che sanno vivere! Ciao
 
annmari
annmari il 15/03/07 alle 10:50 via WEB
Si anche ad un bimbo di mia nipote...hanno impiegato tanti anni e ricordo lo sguardo di quel bimbo splendidi occhi azzurri che si riempivano di lacrime quando seduto davanti a me doveva leggere ..e mi chiedeva "zia leggi tu io ascolto" e poi me lo ripeteva facendo finta di leggere, ma lo conosceva a memoria a furia di ascoltarlo, quale arguzia con quel ditino portava pure il segno...povera stella quante lacrime ha versato.
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:57 via WEB
Quando era piccolo mi sarebbe piaciuto che L. facesse della lettura una sua passione. Quante volte mi incavolavo mentre lo ascoltava spezzare le parole. Ora che so... Ciao
 
Isotta02
Isotta02 il 15/03/07 alle 22:47 via WEB
hai detto bene, l'ignoranza è un male quasi incurabile, parlare lo renderà curabile, ma non mi illudo sui tempi, sarà una cosa lunga ma vale sempre la pena fare ognuno la propria parte.notte
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 17/03/07 alle 06:58 via WEB
Il dialogo è alla base di qualunque conquista! Ciao
 
fioredicactus6
fioredicactus6 il 19/03/07 alle 21:44 via WEB
Hai toccato un argomento che interessa un po' tutti, quasi in ogni famiglia ci sono dei ragazzi che hanno questo problema.... spero sia vero che le scuole fanno dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti! Questi bambini hanno bisogno di persone che sappiano comprenderli e con molto affetto li seguano.
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 21/03/07 alle 06:19 via WEB
La comprensione scaturisce dalla conoscenza del problema, ecco perché è necessario discuterne, parlarne senza vergona!
 
alba_chiara5
alba_chiara5 il 19/03/07 alle 21:54 via WEB
ho letto tutto....ti ringrazio ora ne so qualcosa di piu...grazie....:)
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 21/03/07 alle 06:20 via WEB
Grazie a te per avermi letto! Ciao
 
morphamind
morphamind il 20/03/07 alle 22:00 via WEB
i problemi vanno affrontati senza giri di parole o nascondendosi dietro un dito. per risolvere un problema la prima cosa da fare è ammetterlo, altrimenti non verrà mai neanche affrontato.
ciao enzo! paolo ^_^
 
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 21/03/07 alle 06:21 via WEB
Il dialogo è fondamentale! Ciao
 
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