LA VOCE DI KAYFA

USA-ITALIA, democrazie distanti anni luce

È con ammirazione e un pizzico d’invidia frammisto a nostalgia che sto seguendo l’evolversi di quanto sta accadendo in America dall’immediato istante successivo all’elezione di Barak Obama a 44° Presidente degli USA, primo afroamericano a ricoprire questa carica, ad oggi: i complimenti dello sconfitto McCain al Presidente eletto la sera stessa dell’elezione; le parole di stima di Obama verso l'avversario e l’invito a collaborare insieme per risolvere i problemi dell’America cui è seguito un incontro alcuni giorni fa tra i due leader per concordare insieme quali riforme attuare con urgenza per il rilancio del paese. Non solo, Obama ha proposto a Hillary Clinton, sua avversaria alle primarie democratiche per la corsa alla presidenza, l’incarico di Segretario di Stato e pare intenzionato a riservare incarichi istituzionali anche ai repubblicani, suoi avversari politici, ricalcando le orme di Lincoln, anch’egli democratico, che durante il proprio mandato presidenziale fece altrettanto, perché è più costruttivo lavorare con chi è critico, testuali parole di Obama riferite ieri dal GR delle 8. 

Confrontando quanto sta accadendo in America con quel che in queste ore sta avvenendo da noi c’è da farsi cadere le braccia: totale chiusura da parte della maggioranza nei confronti dell’opposizione; incapacità (apparente) di dialogo tra i due schieramenti; un Ministro della Repubblica, Bossi, che in passato col tricolore ci si voleva pulire il culo e oggi leva al cielo il medio della mano chiusa a pugno quando ascolta l’inno nazionale (alla faccia del patriottismo!!!); lotte intestine nel centrosinistra per fare le scarpe a Di Pietro e, forse, a Veltroni con l’elezioni del senatore del PD Villari a Presidente della Vigilanza RAI, il quale non ne vuole sapere di dimettersi dall’incarico malgrado Veltroni e altri esponenti del partito glielo impongono (se l’ottantacinquenne senatore del centrosinistra Zavoli, in passato già Presidente della RAI, accetterà di subentrare a Villari, tutti saranno felici e contenti tranne Di Pietro e, forse, lo stesso Villari); il capo del governo che etichetta con termini non certo da statista i rappresentati dell’opposizione e telefona in una trasmissione televisiva (clicca qui per guardare il video), per spiegare il suo punto di vista su alcune dichiarazioni di Epifani e Bersani presenti in studio, interrompendo bruscamente la telefonata senza lasciare agli interlocutori il diritto di replica; una commissione parlamentare che in sordina sta studiando in maniera bipartisan un modo per limitare l’apertura dei blog in rete, mentre Obama da senatore chattò con i suoi sostenitori infuriati verso di lui perché aveva votato a favore di un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche contraddicendo quanto sostenuto in campagna elettorale, e ha allestito un sito web su cui aggiornare costantemente la nazione sull’evolversi della fase di transizione dalla vecchia alla nuova amministrazione. 

Guardo a tutto ciò e mi chiedo se l’Italia sia davvero una democrazia, come lo è l’America, o piuttosto una Repubblica delle banane!