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GIORNALE WOLF NR 24°

Post n°191 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da kayfakayfa

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E' in rete il numero 24 del quindicinale online GIORNALE WOLF . Tra i tanti articoli interessanti che compongono questo numero, vi segnalo l'editoriale del direttore Clementina Gily, I PROBLEMI DELLA COMUNICAZIONE. INTERVISTA A LORENZO ZOPPI, ordinario di Diritto del Lavoro alla Federico II di Napoli, collaboratore di Repubblica, Presidente dell'associazione Etica Pubblica; LA CAMPANIA E LA LEGGE PER L'ACQUA PUBBLICA, di Salvatore Carnavale socio di Etica Pubblica, attivamente impegnato sul fronte per la liberalizzazione dell'acqua; PRESEPI IN CARROZZA, un'interessante, simpatica, lodevole iniziativa del Consorzio CIRCUMVESUVIANA di Napoli per chi ama i presepi; I MISTERI DELLA CASA, un racconto di Adriana Manzoni, una ragazzina di soli 10 anni che da tre costantemente partecipa al LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA PER RAGAZZI da me presieduto presso la libreria per ragazzi CION CION BLU a Pozzuoli; ATTUALITà DEL DIBATTITO SUL MERIDIONALISMO , il resoconto firmato da Giovanna Annunziata del convegno tenutosi il 1/2 dicembre ad Avellino presso la Sala Rosa dell'Hotel de la Ville, promosso dal CENTRO DI RICERCA GUIDO D'ORSO, di cui di seguito propongo la parte iniziale. Buona Lettura a tutti!

Ricco di contributi, variegato per la molteplicità delle direzioni di studio, interessante per gli spunti proposti il Convegno sul tema Il pensiero politico meridionale, che si è tenuto nei giorni 1 e 2 dicembre ad Avellino (Sala Rosa dell’Hotel de la Ville), promosso dal Centro di Ricerca Guido Dorso. L’articolazione delle giornate ha alternato due sessioni "Il Problema", il primo incontro di venerdì, "Le Storie", nel resto degli incontri, per la costruzione di un dibattito sulla "questione meridionale" oggi: partire dal problema teorico, radicandolo nel presente, per poi ripercorrere, attraverso le figure principali che hanno contribuito alla costituzione del pensiero politico meridionale, "le storie", anche oltre la tradizione otto-novecentesca del meridionalismo; per ricostruire il senso complessivo di un percorso che, affrontato frammentariamente, risulta svuotato della forza necessaria a tradurre il pensiero in azione.
Alla luce di questa impostazione, il Presidente del Centro Dorso Antonio Maccanico ha aperto i lavori. A quasi centocinquant’anni dalla nascita del pensiero meridionalista, ancora è mancato l’obiettivo dell’unificazione economica, e civile dell’Italia. I politici intervenuti per salutare i lavori, Alberta De Simone, Giuseppe Galasso, Enzo De Luca, Luigi Anzalone hanno mostrato la volontà di riprendere il discorso, cui contribuiscono con gli sforzi della loro azione quotidiana: teorie e la pratica marciano insieme. L’inseparabilità di sviluppo economico, socio-politico e culturale, tanto dibattuto dai media nei giorni presenti della "disfatta" di Napoli, è affrontato da Giuliano Minichiello, che con Guido Dorso ripropone il problema dell’autonomia, anche senza pensare ad una identità meridionale – altrimenti, diventa impossibile la pratica della libertà, che si centra in una realtà pensata con serenità e fantasia dal punto di vista economico, in modo angolato sulla specifica particolarità del Mezzogiorno: proprio come ha fatto a suo tempo Manlio Rossi Doria e la sua scuola di Portici (L. Costabile). Questa, come altre, legate in un tessuto di cultura che è una vera e propria istituzione culturale, serie di teorie d’azione politica legate da un filo di continuità ripercorribile attraverso le storie che lo raccontano: quella oche ha proprio lo stesso titolo del Convegno è del 1922, scritta da Guido de Ruggiero - comincia da quella di Giannone, che a sua volta parte dall’Impero Romano, ed arriva all’Unità d’Italia, con una movenza che oggi fa stringere il cuore: leggere questa storia è oggi una via maestra per seguirne le mosse, dal passato al futuro (C.Gily). Il presidente della Svimez, Nino Novacco, ha analizzato nel suo intervento come il problema del meridione d’Italia sia imprescindibilmente collegato allo sviluppo del paese intero: "L’Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà", scriveva Giustino Fortunato dimostrando di aver compreso, più di un secolo fa, l’intima connessione delle problematiche del meridione con quelle del sistema-Italia. Per Adriano Giannola, presidente dell’Istituto Banco di Napoli, il Mezzogiorno potrebbe costituire oggi il centro propulsivo della crescita economica in quanto "esso rappresenta l’elemento più dinamico del bacino mediterraneo". Perché il Sud possa rappresentare un fattore di sviluppo piuttosto che una "palla al piede" è tuttavia necessario che "vengano soddisfatte alcune condizioni quali il federalismo fiscale, la fiscalità di vantaggio, la realizzazione di un coordinamento tra le regioni meridionali in grado di temperarne i localismi, un più equilibrato rapporto con lo stato centrale e la formulazione di una politica industriale che punti sulle basi di eccellenza presenti al sud". Occorre però risolvere i problemi di legalità, riscontro della poca efficacia del sistema giudiziario nel suo complesso a costituire uno stato temperato dalla giustizia, e che affligge in special modo le regioni del Sud – a questo dedica la sua riflessione amara Giuseppe Acocella, Vicepresidente del Cnel, servendosi di studi interni all’istituzione che rappresenta. La criminalità è frutto "della disgregazione sociale, dell’improduttività delle popolazioni meridionali, insomma dell’avvento di quel neofeudalesimo di cui già parlavano cent’anni or sono Pasquale Turiello, il Villari e Giustino Fortunato". (per leggere l'articolo intero clicca
qui )

 
 
 
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