LA VOCE DI KAYFA

TRUMP PRESIDENTE, SVELATI GLI ALTARINI DEL REFERENDUM?

All'indomani dell'incoronazione del repubblicano Dolnad Trump a 45° Presidente degli USA, che contro ogni previsione ha letteralmente stracciato la favoritissima candidata democratica Hillary Clinton, mi domando se e quali conseguenze potrà avere questa elezione sul referendum del 4 dicembre in Italia per affermare o bocciare la riforma costituzionale Boschi.

Dalle caute reazioni dei rappresentanti del Pd, a partire dal segretario/premier Renzi, tutti in evidente shock per quanto successo oltre oceano, c'è da presumere che forte sia il timore che la sconfitta della Clinton possa ripercuotersi negativamente per il Sì.

Si ricorderà che durante l'ultima visita di Renzi alla Casa Bianca il 18 ottobre scorso il Presidente Obama fece un pubblico endorsement per il Sì, suscitando sentite critiche da parte delle opposizioni italiane e dei sostenitori del NO che in quel gesto videro un'ingerenza americana nella politica interna italiana a favore di Renzi e dunque del PD.

Se ieri i sondaggi fossero stati confermati dalla vittoria della Clinton è ipotizzabile che Renzi avrebbe cavalcato l'onda del successo della candidata democratica per portare acqua alle ragioni del Sì, magari riuscendo a convincere i tanti indecisi a votare Sì., magari sostenendo che la sua elezione alla Casa Bianca garantiva continuità con le politiche di Obama. Di conseguenza, essendosi Obama esposto a favore del Sì, di riflesso l'approvazione della riforma costituzionale avrebbe ulteriormente avvicinato l'Italia all'America arrecando sicuri benefici al nostro paese.

L'imprevista vittoria di Trump sovvertirebbe in maniera preoccupante questi ipotetici scenari. Soprattutto perché Renzi, come aveva pubblicamente confessato, puntava a far breccia nell'elettorato di centrodestra per vincere il referendum.

Con la vittoria di Trump tale elettorato ha ritrovato improvvisamente entusiasmo, al pari dei propri leader – Salvini, Meloni, Toti, Berlusconi - per cui è molto probabile che il 4 dicembre voterà No; soprattutto per mandare a casa Renzi; o quanto meno per metterlo in evidente difficoltà, imponendogli di scendere a patti per quanto concerne le modifiche da apportare alla legge elettorale.

Se alla Leopolda Renzi s'era garantito l'appoggio al Sì di Cuperlo e di una stretta minoranza di dissidenti del PD, la vittoria di Trump potrebbe risolversi in uno tsunami senza precedenti sia per il Segretario che per il partito intero.

Forse non è un caso che, commentando l'elezione di Trump, il Presidente emerito Giorgio Napolitano l'abbia definita “uno tra gli eventi più sconvolgenti del suffragio universale”.

Si ricordi che all'indomani della brexit lo stesso Napolitano criticò l'allora Premier britannico Cameron per aver concesso alla volontà popolare di decidere su un argomento tanto complesso.

Lo stesso Napolitano è il primo sostenitore della riforma costituzionale per la cui approvazione o bocciatura voteremo il 4 dicembre.

Se a ciò aggiungiamo il tweet di ieri del renziano Fabrizio Rondolino, editorialista de L'Unità, che, commentando l'elezione di Trump, ha scritto “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”, e che la deputata PD Ileana Argetin ha definito l'elezione di Trump peggiore del terremoto, sorge il dubbio che, contrariamente a quanto si affannano a smentire i renziani, e come viceversa sostengono i comitati per il No, la riforma Boschi contempla davvero, se non la fine, una drastica riduzione delle democrazia nel nostro paese.

Le istintive reazioni piccate di alcuni renziani all'elezione di Trump avrebbero involontariamente svelato l'altarino!