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E DOPO BREXIT A OTTOBRE SARA' ITALEXIT?

Post n°1714 pubblicato il 24 Giugno 2016 da kayfakayfa

Da questa notte la Gran Bretagna ufficialmente non fa più parte dell’Unione Europea.

I britannici si sono espressi in maniera referendaria: il 51,9% ha detto sì all’uscita del Regno Unito dall’UE, il 48%  voleva restarci.

Dunque a nulla sono valsi i moniti dei vertici di Bruxelles, vere e proprie minacce e ricatti, ai britannici affinché desistessero dal votare a favore dell’uscita dall’UE, evidenziando le ripercussioni economiche che un Sì avrebbe avuto per Londra e l’intero UK; né l’omicidio della parlamentare laburista pro-UE Jo Coxe da parte di un fanatico nazionalista ha influito emotivamente sulla scelta degli elettori inducendoli a votare No, come invece in tanti erano pronti a scommettere.

Il voto britannico è una vera e propria mazzata per tutti gli europeisti convinti, pronti a negare i tanti aspetti negativi che l’Ue impone ai membri dell’unione sotto forma di quote latte, ortofrutticole, ittiche e quant’altro. Costringendo molti produttori locali a distruggere i propri raccolti o a limitare la propria pesca, seppure in possesso di allevamenti, terre e mari fertili, al fine di attenersi ai paramatri unionisti, per favorire l’importazione in determinate percentuali di quegli stessi prodotti da altri Stati membri. Oppure autorizzare la produzione di formaggi tipicamente italiani in altre nazioni senza il caratteristico latte che ne determina la bontà.

Non solo. L’Europa Unita, così com’è oggi concepita, è un coacervo di nazioni con tradizioni e culture completamente diverse le une dalle altre, (seppure in molti paesi si leggono e si studiano gli stessi libri), dalle anime distinte, tenute insieme solo dalla moneta unica, l’euro, al momento adottata da 19 dei 28 Stati membri. Uno di quelli che non adottavano l’euro era proprio il Regno Unito che mai avrebbe rinunciato alla gloriosa sterlina.

Quella stessa sterlina che, dopo l’esito del referendum di ieri, è crollata a picco sui mercati.

Mentre a Londra l’esito del voto ha partorito un terremoto politico con le dimissioni annunciate del Premier Cameron, promotore del referendum, in Italia il voto britannico potrebbe influenzare negativamente per Renzi e i suoi quello di ottobre sull’approvazione della riforma costituzionale.

Già in crisi per la disfatta del Pd di domenica scorsa ai ballottaggi delle comunali, dove l’affermazione dei candidati a sindaco del  M5S a Roma e, soprattutto a Torino, lo ha messo con le spalle al muro nei confronti del proprio partito, Renzi deve ora augurarsi che il voto britannico non sia un ulteriore incentivo perché gli italiani votino No alla riforma costituzionale targata Boschi, vanificando i suoi sforzi di riformare la Costituzione a colpi di voti di fiducia, anziché di discussione parlamentare come invece prevede la Costituzione, contando sull’appoggio esterno di Verdini e i suoi che con il centrosinistra non hanno nulla a che vedere e con la benedizione del Presidente Emerito Giorgio Napolitano.

È probabile che se i ballottaggi per le amministrative si fossero svolti dopo il referendum britannico, producendo l’identico risultato negativo per il Premier e il Pd, Renzi avrebbe avuto l’attenuante che l’esito dei ballottaggi era conseguenza dell’onda emotiva suscitata in Italia dalla spallata all’UE proveniente da oltre manica, visto che il M5S da sempre critica l’UE così com’è strutturata e la stessa Ue è invisa a molti italiani, e avrebbe avuto tutto il tempo, anche in virtù delle inevitabili conseguenze negative che l’uscita dall’unione avranno su Londra esull’intero UK, per studiare una strategia adeguata al fine di convincere gli italiani a sostenere la riforma costituzionale.

Poiché il referendum britannico è successivo ai ballottaggi delle comunali italiane, non solo è evidente che la vittoria alle comunali del M5S a scapito del PD è una sonora bocciatura per Renzi,niente affatto drogata da altri fattori esterni. Ma ora che la Gran Bretagna ha detto no all’UE, l’esito del voto di oltre Manica sarà sicuramente uno strumento in più di cui indirettamente si avvantaggeranno gli antagonisti alla riforma costituzionale per dimostrare quanto sia poco credibile una riforma varata da un leader politico che si dichiara europeista convinto come Renzi. Anche in virtù del particolare non trascurabile che in Italia sia l’euro che l’UE con le sue leggi assurde che danno l’impressione di danneggiare l'Italia, non sono mai state viste di buon occhio dalla stragrande maggioranza degli italiani i quali, da che l’Italia fa parte dell’Ue, da sempre si chiedono perché le politiche di adeguamento nazionale rispetto a quelle transnazionali degli altri paesi membri dell’UE riguardano solo quelle che tendono  a danneggiarli e non anche quelle che potrebbero portare dei benefici reali alle famiglie e ai lavoratori come potrebbe essere un adeguamento degli stipendi italiani rispetto a quelli dei tedeschi e di altri paesi dove i lavoratori guadagnano di più!

In quest’Europa dei banchieri e della grande finanza, che obbliga un paese sovrano a partorire una riforma pensionistica, leggi Legge Fornero, che di fatto ha distrutto il futuro di migliaia di lavoratori che avevano anticipato la pensione o erano prossimi a lasciare il lavoro, non c’è nemmeno l’ombra dello spirito del Manifesto di  Ventotene, isola su cui nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, gli esuli Altiero Spinelli Ernesto Rossi stilarono l’idea di  Europa Unita al fine di evitare nuovi conflitti sul vecchio continente.

Nell’Europa attuale di quello spirito non vi è alcuna traccia. A comandare sono unicamente gli interessi economici che spesso strozzano i paesi più deboli a favore di quelli economicamente più forti come è il caso della Grecia ridotta al lastrico dalle imposizioni economiche di Bruxelles perché tenesse fede agli impegni economici assunti nei confronti di quanti l’avevano sostenuta economicamente durante la crisi.

A queste condizioni, forse sarebbe opportuno promuovere un referendum anche in Italia per vedere se gli italiani sono pro o contro la permanenza nell’UE.

Non è improbabile che il referendum costituzionale di ottobre sarà l’anticamera di questa eventualità.

Se a ottobre la riforma costituzionale venisse bocciata, a essere bocciati non saranno solo Renzi e la Boschi che questa riforma l’hanno fortemente voluta, ma anche l’Unione Europea se è vero, come sostengono il premier e il Ministro delle riforme, che questa riforma ce la chiede l’Europa!

Chi a ottobre voterà No, non dirà solo No a Renzi ma all’UE!

 
 
 
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