LA VOCE DI KAYFA

RENZI SCIVOLA SULLA QUESTIONE MERIDIONALE

Sarebbe forse il caso che qualcuno spiegasse al Premier come sono andate realmente le cose all'epoca in cui fu fatta l'Italia unita, quel periodo storico denominato risorgimento di cui, secondo la storia uffciale, dovremmo sentirci orgogliosi come italiani. Ossia che, contrariamente a quanto raccontano i libri di scuola, il sud non fu affatto liberato dal giogo borbonico per mano dei piemontesi. Bensì fu invaso, depredato, raso al suolo da un esercito guidato da un manipoli di criminali ai comandi dei Savoia i quali, per rimpinguare le casse del proprio regno all'epoca tra i più poveri d'Europa, con il sostegno inglese, ritenne indispensabile invadere il Regno delle Due Sicilie economicamente tra i più forti in quel momento.

Sarebbe forse il caso che qualcuno facesse leggere al Premier qualche testo di storia che affronta la questione risorgimentale dal punto di vista dei vinti anziché dei vincitori; magari qualche saggio di Pino Aprile in cui si evidenzia, con l'ausilio di dati statistici, come il sud non fu liberato bensì invaso dai piemontesi; come personaggi quali Cavour, Garibaldi, il generale Cialdini e altri nomi famosi dell'epoca cui sono stati edificati monumenti, intestate vie e piazze perché riconosciuti eroi dello stato unitario, in realtà furono dei veri e propri criminali di guerra avendo perpetrato genocidi laddove entravano con le truppe solo per il gusto di sterminare o di punire la morte di un proprio soldato caduto in un agguato, uccidendo per rappresaglia un alto numero di civili, anticipando di circa un secolo gli stermini tedeschi della seconda guerra mondiale.

Sarebbe forse il caso che qualcuno illuminasse il Premier sulla reale figura dei briganti, tutt'altro che criminali ma veri e propri partigiani che combatterono fino alla morte in difesa del Regno di Napoli non riconoscendo l'autorità del Re d'Italia. Molti di questi non erano affatto ladri o farabutti ma ex soldati o ufficiali borbonici che si diedero alla macchia pur di non giurare fedeltà a un Re di cui non riconoscevano nessuna autorità.

Sarebbe il caso che qualcuno ricordasse al Premier che fu il suo Ministro delle infrastrutture Delrio, non uno qualunque, a rispondere “al sud ci sono le rocce” a chi gli faceva osservare l'enorme ritardo di sviluppo ferroviario del sud rispetto al nord!

È inutile che anche Renzi, come tanti suoi illustri predecessori, taccia di infingardaggine i meridionali, nascondendo attraverso questo poco nobile sostantivo le tante magagne e lacune dello stato centrale rispetto al sud.

Forse Renzi non sa, e in tal caso sarebbe il caso che qualcuno glielo spiegasse, che quando fu studiata a tavolino l'invasione del Regno delle Due Sicilie i piemontesi non si fecero scrupoli di assoldare uomini della criminalità organizzata per pianificare l'invasione in cambio di incarichi di prestigio nell'amministrazione unitaria all'indomani della caduta del Regno di Napoli. Se oggi le mafie sono pressoché invincibile lo si deve proprio al potere che fu dato loro dagli invasori all'epoca dell'unità di Italia.

È inutile che Renzi definisca piagnisteo la lettera scrittagli da Saviano su Repubblica sabato scorso in cui lo scrittore lo invita a darsi una mossa per il rilancio del sud dopo il poco edificante rapporto Svimez sull'economia del mezzogiorno: “oggi apprendiamo che il Sud Italia negli ultimi quindici anni ha avuto un tasso di crescita dimezzato rispetto a quello greco. La crisi è ben peggiore: ed è nel cuore dell'Italia. Il lavoro come nel 1977, nascite come nel 1860”.

Forse il Premier non sa che in Italia esiste un'autostrada in costruzione da oltre 50 anni di cui non si sa quando finiranno i lavori. Stiamo parlando della Salerno- Reggio Calabria, una vergogna tutta italiana che è la sintesi di quanto il sud sia una miniera senza fondo per le grandi aziende che ci lavorano e quelle comprimarie cui vengono subappaltati i lavoro, molte delle quali in odore di mafia!

Il piagnisteo non è la lettera di Saviano, né questo mio sfogo, né qualcosa di simile. Il vero piagnisteo è quello che fanno le istituzioni tutte le volte che sono costrette a confrontarsi con la questione meridionale: cercano di arginarla servendosi di luoghi comuni unti e bisunti di cui nemmeno più Salvini o il più becero dei leghisti si serve più! Guarda caso oggi la Lega non vuole asfaltare il sud, come pretendeva un tempo, per farne un grande parcheggio bensì va in questi luoghi in cerca di voti promettendo in cambio mari e monti. Dando la sensazione una volta di più che per i politici la funzione del sud è proprio quella di bacino da cui poter attingere voti o quant'altro al momento opportuno.

Guai se questo bacino si prosciugasse con la risoluzione dei suoi problemi. I voti e gli appalti per lavori infiniti e spesso inutili i politici e i nostri imprenditori da dove li prenderebbero? Probabilmente si vedrebbero costretti a inventarsi un nuovo sud da sfruttrare in termini di risorse economiche, naturali e umane!