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PER FAVORE NON SPECULATE SULL'ALZAIMER

Post n°1529 pubblicato il 02 Maggio 2014 da kayfakayfa

 

Ammalatosi di alzaimer nel 2003, dopo un un calvario durato 8 anni, di cui gli ultimi quattro trascorsi immobilizzato nel letto, papà spirò il 3 maggio del 2011. Diversamente da mia madre e mia sorella, per me la sua scomparsa rappresentò una sorta di liberazione: il dolore per la sua dipartita fu mitigato dalla consapevolezza che finalmente le sue sofferenze fisiche erano terminate. Con loro anche le mie, non avendo mai accettato quello che consideravo a tutti gli effetti un assurdo accanimento terapeutico rappresentato dalle cure, soprattutto quelle dell'ultimo anno, necessarie per tenere sotto controllo l'evolversi del male. E nello stesso tempo i periodici prelievi di sangue cui si sottoponeva controvoglia, e la continua somministrazioni di nuovi farmaci cui era obbligato in quanto eravamo riusciti a iscriverlo in un programma di sperimentazione che ci consentiva di avere i medicinali gratuitamente. Diversamente avremmo dovuto spendere un capitale di cui non disponevamo.

Fino a quando non si allettò, alla sua assistenza provvedeva, nonostante la veneranda età, mia madre che lo curava come se fosse un bambino, coadiuvata da mia sorella la quale non passava giorno che non le facesse mancare il proprio sostegno pratico.

Per quanto mi riguardava, facevo fugaci apparizione a casa di mamma. Ma appena mi trovavo al cospetto di papà inebetito dal male, e avvolto nei pannoloni avendo del tutto perso il controllo della minzione e del defecare, scappavo via perché ritenevo incomprensibile e ingiusto che un uomo che aveva sacrificato la propria vita alla famiglia e al lavoro, coltivando passioni quali la pittura e lo sport, dovesse fare quella fine ingloriosa.

Conoscendomi, mia madre e mia sorella non mi hanno mai fatto pesare quelle visite lampo, coscienti che il mio dissolvermi era un fuggire via dalla realtà che non accettavo.

Quelle fughe furono drasticamente interrotte dal rompersi del femore di mamma che obbligò mia sorella ad alternarsi tra ospedale e casa da papà, imponendomi di stare vicino a papà ventiquattr'ore su ventiquattro.

Pur riprendendosi mamma dall'intervento al femore, l'essere rimasta claudicante ci obbligò a recarci a turno tutte le mattine da lei per accudire papà: lavarlo, vestirlo, nutrirlo. Consapevoli che per starle vicino avremmo avuto difficoltà con il lavoro, decidemmo di affiancarle una badante. Esperienza pessima: ne cambiammo quattro nel corso di pochi mesi, due polacche, un'ucraina e un'italiana. Alla fine, optammo per una figura maschile che si recasse da mamma nel pomeriggio. Anche lì non fummo tanto fortunati. Ma l'esigenza ti obbliga a chiudere un occhio, spesso entrambi, pur di garantire un minimo di sostegno a chi ne ha bisogno.

Questa scelta mi obbligò a passare tutte le mattine da papà, per quattro anni, prima di recarmi a lavoro, per accudirlo.

Infilarmi i guanti di lattice per svolgere funzioni che mai avrei immaginato dover compiere e scoprire con mia grande sorpresa di essere in grado di effettuarle senza alcun disgusto né particolari patemi servì a farmi conoscere un aspetto di me stesso che diversamente mai avrei scoperto. Così come radicò ulteriormente in me la convinzione sulla futilità della vita. Pulire le ferite infette prodotte dalla piaghe da decubito, lavare intimamente papà senza provare alcuna vergogna. Guardare il suo corpo, un tempo atletico e vigoroso, ridursi giorno dopo giorno a un ammasso di ossa e pelle incartapecorita servì affinché apprezzasi tutto ciò che la vita mi aveva fin lì dato. Perfino le noie quotidiane, verso le quali iniziai a avere un atteggiamento di superficialità rispetto a quello drammatico con cui ero solito fronteggiarle. Al cospetto della vera tragedia di papà, e nostra, tutto il resto rientrava nella banalità.

Apprendere che Silvio Berlusconi dovrà assistere per quattro ore a settimana, per circa un anno, gli ammalati di alzaimer in una casa di cura milanese come alternativa ai quattro anni carcere, di cui tre abbonati dall'indulto, per aver frodato il fisco, con lo scopo di redimersi mi suscita perplessità. Non perché non credo che un'esperienza del genere non possa cambiare il modo di pensare di una persona non avvezza alla sofferenza come potrebbe esserlo Berlusconi, (uso il condizionale perché sono convinto che ognuno di noi ha le proprie sofferenze interiori, anche un uomo ricco e potente come Berlusconi, per cui non escludo che un'esperienza del genere non possa davvero cambiarlo). Ma avendo vissuto sulla mia pelle un'esperienza ben più drammatica, credo che la temporalità della pena (quattro ore a settimana), più le mansioni che Berlusconi dovrà svolgere (pare sarà esentato dal lavare e cambiare il pannolone agli ammalati e altre mansioni di questo genere), considerando che il soggetto sarà mentalmente impegnato nello studio della strategia politica da adottare per la campagna elettorale per le imminenti elezioni europee e, successivamente, sul come regolarsi politicamente nei confronti di Renzi e del suo governo di cui può dirsi padre/padrone avendo imposto al premier le condizioni per portare avanti le riforme istituzionali, francamente non credo, ma spero di sbagliarmi, che l'assistenza agli ammalati di alzaimer, nei termini in cui è contemplata, possa aiutare Berlusconi a ravvedersi.
Del resto lo stesso ex cavaliere ha definito la decisione del tribunale di affidarlo ai servizi sociali “ridicola” non avendo, a suo dire, nulla di cui ravvedersi non avendo commesso il reato per il quale è stato condannato in definitiva.
Essendo un abile comunicatore, nonché capace di ribaltare la realtà a proprio uso e consumo, Berlusconi si è detto onorato di svolgere volontariato presso una struttura sanitaria.

Purtroppo per lui l'assistenza agli ammalati di cui sarà protagonista non è affatto volontariato, come ha giustamente evidenziato il direttore della casa di cura presso cui dal 9 maggio inizierà a “scontare” la pena, ma un'imposizione del tribunale quale alternativa al carcere. Il volontariato, come dice la parola stessa, prevede che il soggetto si sottoponga di propria volontà ad assistere gli ammalati anziché esservi obbligato dal tribunale. In quest'ultimo caso, com'è appunto il caso di Berlusconi, non si tratta di volontariato bensì di costrizione giudiziaria quale alternativa alla pena da scontare per il reato commesso.

Fatta questa necessaria precisazione, non escludo che trovarsi al cospetto della sofferenza derivante dall'alzaimer non possa effettivamente suscitare nell'animo di Berlsuconi un sincero sentimento di pietà nei confronti degli ammalati e dei loro familiari e indurlo ad adoperarsi politicamente perché lo Stato prenda finalmente in seria considerazione l'assistenza per gli ammalati, non solo di alzaimer, e per i loro familiari quasi sempre abbandonati a se stessi per quanto concerne simili drammi. Soprattutto se non hanno la forza economica per potersi concedere almeno il “lusso” di assoldare una badante che li coadiuvi nell'assistenza, correndo tutti i rischi scaturenti dal mettersi in casa un'estranea o un estraneo.

Il problema purtroppo è che, una volta scontata la pena nella casa di cura, seppure Berlusconi si impegnasse nella soluzione politica di questo problema facendosene paladino, in molti sorgerebbe il dubbio che lo faccia unicamente per garantirsi voti alle elezioni politiche.

Per cui sorge il sospetto che con la loro decisione, i giudici inconsapevolmente hanno offerto un'arma a doppio taglio a un uomo che sa gestire la comunicazione come pochi al mondo; che in più di un'occasione ha rigirato la frittata, convertendo a proprio beneficio quello che apparentemente doveva risolversi per lui in un handicap.

In tal senso, era il caso che gli ammalati di alzaimer e i loro familiari fungessero da cavie? Era necessario aumentarne la sofferenza con il dubbio che il pregiudicato Berlusconi possa servirsi del loro dramma per ricavarne benefici allo scopo di accrescere il proprio potere politico?

L'alzaimer è una cosa tragicamente seria, rischiare che qualcuno possa specularvi a livello politico è un azzardo ingiustificato che offende la dignità degli ammalati e dei loro cari!

 

 
 
 
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