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ARRIVA UN NUOVO ANNO MA SE NON CAMBIAMO DENTRO SARà VECCHIO

Post n°1188 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da kayfakayfa

Dunque, ci siamo quasi! Dopo un cammino circolare di 365 gradi, o giorni, fate voi, anche il 2011 si avvia mestamente a concludersi tra botti, schiamazzi, canti, balli e, perché no?, orgasmi (anche questi servono per rendere meno amara la vita…)   per lasciare spazio a quello che, secondo una profezia maya, dovrebbe essere l’ultimo anno dell’umanità visto che, stando al calendario di quest’antico popolo, il 23 dicembre del 2012 il mondo dovrebbe scomparire! Nell’attesa di appurare se i maya, e soprattutto chi ne ha interpretato la profezia , avessero ragione, in gran spolvero, chi più chi meno, tutti ci prepariamo a salutare l’arrivo dell’anno nuovo proponendoci di essere migliori e di fare meglio per non rimpiangere quello che se ne va. A tale scopo ognuno, in cuor suo, tira le somme per valutare personalmente la qualità dell’anno che volge al tramonto; se nel corso dei giorni che ne scandivano l’invecchiamento è riuscito, del tutto o solo in parte, a realizzare gli obiettivi che si era prefissato poco prima iniziasse proprio come sta facendo ora con l’approssimarsi del 2012.
Tutti, nessuno escluso, giustamente vorremmo che l’anno nuovo fosse migliore di quello vecchio. Pochi però capiscono che, perché ciò accada davvero, dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi e il nostro modo di approcciarci con la vita. Solo così potremmo sperare in un anno migliore, al di là degli imperscrutabili disegni del destino contro cui nulla possiamo fare. Eppure il destino non serba solo sgradite sorprese, spesso ha nel carniere cose belle da regalarci. Purtroppo l’essere umano è talmente strano che il più delle volte reagisce con astio e accanimento ai momenti belli che la vita gli offre, nemmeno fossero una condanna inviata dal cielo, respingendoli con determinazione. Accettando passivamente quelli brutti, cercando di affrontarli con tutte le proprie forze pur sapendo che c’è poco da fare per cambiare le cose. Nemmeno per un istante all’uomo - ovviamente sto generalizzando, qualche caso straordinario per fortuna c’è – passa per la mente che quel momento di piacere offertogli dal vita e che lui rifiuta con sdegno possa essere lo zuccherino che la vita gli sta donando per lenire le sofferenze patite o quelle che patirà. L’impronta lasciata da secoli di cristianesimo nella nostra cultura, secondo cui il piacere è figlio del demonio e dunque bisogna rifuggirlo mentre il dolore e la sofferenza sopportati stoicamente rappresenterebbero la chiave d’accesso al Paradiso, tutt’oggi continua a influenzare il modo di vita di molte persone le quali sono propense a rinunciare al piacere anziché al dolore perché lo avrebbe detto Gesù…

In natura tutte le cose hanno un duplice aspetto, positivo e negativo. Dolore e piacere sono le opposte facce di quella medaglia chiamata vita. Negarsi l’una propendendo verso l’altra è un gesto sconsiderato che snatura il senso della vita e del creato in quanto tutto ciò che in equilibrio è a un passo dalla verità.
Così come in molti casi accettiamo passivamente il dolore perché consci di non poter far nulla per poter cambiare il corso degli eventi - e tuttavia ci affanniamo con tutte le nostre forze (fisiche, economiche e mentali) per fronteggiarlo per compiere il nostro dovere di uomini e sentirci a posto con la coscienza-  altrettanto dovremmo indulgere verso il piacere quando ci si presenta l’opportunità di vivere un bel momento, soprattutto se lo abbiamo desiderato da sempre, perché nessuno può escludere che esso sia un regalo della vita anziché una tentazione del demonio da respingere con forza per dimostrarci degni di Dio! Acquisire la consapevolezza che essendo, il piacere soggettivo – non a caso si dice NON È BELLO CIO CHE È BELLO MA È BELLO Ciò CHE PIACE -, ognuno di noi ha un modo diverse di intenderlo, e di conseguenza è ovvio che la nostra scelta di godere un piacere può suscitare le critiche degli altri perché in contrasto con ciò che loro intendono per piacere.
Spero sia chiaro che il mio discorso rientra nei canoni delle della “normalità”. Estremizzarlo, prendendo in esame quei tanti casi in cui il piacere deriva dal dolore, personale e degli altri, non fa testo esistendo un abisso tra la cosiddetta normalità, la perversione, l’egoismo e l’alienazione mentale. Seppure è indiscutibile che in un contesto di normalità il peccato è negli occhi di chi guarda, per cui, nel caso di adulti consenzienti, certe esperienza di dolore finalizzate al piacere vanno comprese anche se non condivise proprio perché il piacere è qualcosa di personale e ognuno lo vive a modo suo. Sono invece da condannare e da combattere tutte quelle azioni finalizzate al piacere dove è previsto l’abuso degli altri, adulti o bambini che siano.
Man mano che l’anno vecchio si approssima all’epilogo, crescono dentro di noi i proposito per un anno nuovo migliore. Ma finché nel nostro animo resteremmo quelli che eravamo un anno fa, i propositi di miglioramento resteranno tali e la realtà del nuovo anno non cambierà di molto da quella appena trascorsa, trascendendo dal destino che cu aspetta nel 2012. Se davvero vogliamo migliorare la nostra vita dobbiamo iniziare a modificare il nostro modo di pensare e di approcciarci alla vita. Essere propensi non solo a accettare e patire il dolore e la sofferenza  ma anche a cercare il piacere e viverlo senza tanti patemi, soprattutto se a offrircelo è la vita stessa perché un bel momento rende meno amara la vita!
Buon anno a tutti!

 

 
 
 
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