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« Calciopoli, i giorni deg...Calciomercato Juventus, ... »

CALCIOPOLI - Colpo di scena: tutto rinviato al 23 marzo

Post n°7588 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

12:00 - Niente di fatto, dunque, tutto rinviato al 23, la sensazione è che quella potrà essere una data importante.

11:30 - I motivi del rinvio: il presidente Aldo Fiale avrebbe deciso, dopo aver visto l'alta mole di materiale di dedicare al processo un'udienza speciale. La vicenda, quindi, richiede grandissima attenzione e i temi sono delicati.

11:20- La data del 23 marzo è importante perchè cade di lunedì in cui in genere non ci sono audizioni e dovrebbe essere totalmente dedicata al Processo in corso.

11:10 - Il Pg al momento sta leggendo le relazioni

11:05 - Come abbiamo riportato precedentemente Luciano Moggi è presente in aula.

10:55 - Nella giornata odierna ci sarà solo la relazione introduttiva della vicenda giudiziaria, mentre in data  23 marzo ci sarà la relazione del Pg Mazzotta e delle difese.

10:50 - Il colpo di scena era nell'aria ed è arrivato, tutto rinviato, quindi. Aldo Fiale presidente della Terza sezione penale ha deciso per il rinvio. Tra gli imputati ci sono Luciano Moggi, Giraudo, De Santis, Bertini, Rocchi, Lanese e Dondarini. 

10:40 - La cassazione allunga i tempi, tutto rinviato al 23 marzo.

La redazione di tuttojuve.com, vi aggiornerà in tempo reale su quanto succede a Roma.

10:10 - Luciano Moggi è arrivato nella sede della Corta di Cassazione, a Roma.

Giornata importante oggi per il processo di Calcipoli, la storia potrebbe essere riscritta. La Juventus aspetta la giornata di oggi per capire se potrà richiedere l'annullamento del Processo Sportivo.

Ecco cosa riportano stamattina i giornali.

Giornata importante, forse fondamentale sul fronte Calciopoli. Oggi in Cassazione comincia il terzo grado del processo intorno a cui ruota il più devastante (e discusso) scandalo nella storia del calcio italiano. L'avvocato dell'ex arbitro Massimo De Santis, Paolo Gallinelli, ha rilasciato un'intervista a"Il Tempo":  "Perché tanta speranza nonostante la Cassazione sia giudice di legittimità e non di merito? Quella di Napoli è stata una giustizia che definirei domestica, la Cassazione ha lenti più distaccate, più competenti e obiettive, in grado di valutare le contraddizioni di cui sono piene le due sentenze di merito, ciascuna al proprio interno e tra di loro. Io ho grande fiducia in questo passaggio, è pensando a questo momento che abbiamo rinunciato alla prescrizione. Su cosa punteremo? Sulle troppe illogicità presenti nelle sentenze. Su episodi gravi di travisamento della prova. Come nel caso dell’intercettazione telefonica tra uno dei designatori dell’epoca, cioè Bergamo, e l’allora vicepresidente della Federcalcio Innocenzo Mazzini che dice a Bergamo di dare un “colpetto di telefono” a “quello di Firenze”. La sentenza d’appello accoglie senza battere ciglio la tesi che quella telefonata dovesse essere indirizzata a De Santis, semplicemente perché le ultime quattro parole non vennero riportate nella trascrizione dell’intercettazione. Solo una delle forzature. Altri esempi? La stessa sentenza di primo grado definisce l’ipotesi di alterazione dei sorteggi arbitrali “un mal riuscito espediente per generalizzare l’ipotesi accusatoria”. In pratica accusa i pm di aver puntato su quella carta strumentalmente, per poter contestare un reato di associazione. E io mi domando: ma se c’era una cupola che controllava tutto, perché non è riuscita a far modificare il regolamento delle designazioni ottenendo che fossero dirette, come peraltro avviene oggi? È solo un esempio. E poi c’è un aspetto finora mai sottolineato. Quale? La sentenza d’appello ha negato il risarcimento danni alle società costituitesi parte civile. Alcune hanno ricorso in Cassazione, e almeno una di loro versa in pessime acque finanziarie. C’è anche chi specula su carriere distrutte da accuse inesistenti solo per cercare di sistemare le proprie finanze dissestate".

Guido Vaciago su Tuttosport, riassume in maniera impeccabile la situazione: A Napoli, per mesi, vennero fatte a pezzi le teorie accusatorie: superficiali e raffazzonate. E, soprattutto, in quell'aula, Maurilio Prioreschi, legale di Luciano Moggi, rivelò l'esistenza di intercettazioni, scoperte dal consulente Nicola Penta, che coinvolgevano altre società (a partire dall'Inter). La sentenza sportiva partiva proprio da lì. Dall'esistenza di un «rapporto esclusivo» fra i designatori e Luciano Moggi. E proprio su questo rapporto si fondava la teoria dell'associazione o della cupola. Il problema è che quel rapporto era tutt'altro che esclusivo: ai designatori telefonavano tutti, da Facchetti a Meani, da Capello e Sacchi, da Cellino a Campedelli... Chiunque, in Serie A, dava un colpo di telefono a Bergamo o Pairetto. E tutti chiedevano la stessa cosa: più attenzione e la designazione di un tale arbitro piuttosto che un tal'altro. Per scoprirlo è bastato l'ascolto più attento di una piccola parte delle 175.000 intercettazioni registrate dai Carabinieri, ma poi attentamente "selezionate" in fase di indagine in modo da ascoltare solo quelle di Moggi. Le altre, adesso, sono disponibili sul Web e resta sempre istruttivo ascoltarle. Un altro solidissimo caposaldo dell'accusa sportiva era le cosiddette ammonizioni preventive con cui gli arbitri della cupola avrebbero decimato le avversarie della Juventus con cartellini gialli ai diffidati. Meccanismo ingegnoso, ma fasullo. La Juventus non godette affatto di questo vantaggio: lo dimostrano i numeri (che vedono la Juventus a metà della particolare classifica) e soprattutto alcuni strafalcioni in fase di indagine, nella quale si parla di giocatori squalificati (quando questi erano regolarmente in campo, come quelli dell'Udinese) o di fuoriclasse squalificati dopo l'ammonizione a comando che in realtà erano modesti gregari (Petruzzi e Nastase del Bologna, per esempio). Le ammonizioni mirate, lo dice anche il giudice Casoria nella sua sentenza, non sono mai esistite e la Juventus ne ha goduto. Colpi di tosse e palline ammaccate hanno tenuto banco a lungo: sarebbero stati gli abilissimi trucchi di Pairetto e Bergamo per truccare il sorteggio a favore della Juventus e di Moggi. Ma le prove nessuno le ha mai prodotte (anzi è addirittura sparito il video registrato di nascosto dagli inquirenti e che doveva essere la prova principe). Tant'è che la sentenza di primo grado mette nero su bianco anche questo concetto: i sorteggi non erano truccati. E non si riesce a dimostrare che la composizione delle griglie, altro piatto forte dell'accusa, fosse pilotata da Moggi, considerando i tantissimi vincoli che rendevano quasi automatico la formazione delle griglie (che dire allora di Meani, l'addetto agli arbitri del Milan, che minacciando l'ira di Galliani fece cambiare una designazione di un guardalinee per una partita del Milan?). Altra teoria: Moggi controllava le carriere degli arbitri: a quelli amici promozioni, a quelli nemici sospensioni e carriera bloccata. In tribunale, i legali di Moggi hanno raso al suolo questa teoria, snocciolando le designazione e dimostrando l'esatto contrario, ovvero che veniva fermato prevalentemente chi sbagliava a favore della Juventus. La più diffusa leggenda metropolitana di Calciopoli: Paparesta chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria da Moggi, arrabbiato per la direzione di gara. Ebbene c'è un'archiviazione del tribunale di Reggio Calabria che certifica che il fatto non sussiste. Come, per altro, lo stesso Paparesta ha sempre dichiarato.Basterebbe la sentenza di primo grado della Casoria e la famosa relazione Palazzi (quella in cui il pm della Figc reputa l'Inter passibile di illecito sportivo alla luce delle nuove intercettazioni) per presentarsi davanti alla Figc e riaprire i faldoni del 2006. Non servono le sentenze di Cassazione per riscrivere la storia, basta leggere bene quella di primo grado e riascoltare il dibattimento che l'ha prodotta. E del processo sportivo non rimane più niente.

 

 
 
 
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