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La Juve è nostra, solo per amore

Post n°7439 pubblicato il 13 Marzo 2014 da nadir63l
 

 

 

di G. Fiorito

 

Mariella Scirea vuol negare il nome di suo marito alla Curva Scirea. Provocatoriamente ha lanciato l’idea di chiudere le curve di tutti gli stadi agli ospiti, per togliere a tutti lo spasso di insultarsi reciprocamente. Perché, la signora l’ha sottolineato, il problema riguarda tutte le tifoserie e invece a essere monitorata è solo quella juventina.

Quella che va allo stadio. Per molti di questi signori che reputano intelligente, culturalmente adeguato e normale lo sfottò all’avversario di turno in forma di invettive e discriminazioni che non sfuggono a caratterizzazioni razziali, territoriali, sessiste e di carattere, per così dire, necrologico, con particolare attenzione ai morti ignari di Superga e dell’Heysel che nulla possono più fare né per difendere le loro ragioni né la loro memoria, il resto dell’umanità consiste di pinguini. Di occasionali. Di tifosi che la Juve non sono loro.

 

Sia chiaro che quelli come me, che secondo la logica di qualche minoranza, non siamo la Juve perché non ci imbarchiamo anche due volte a settimana in un autobus per andare a vedere le partite, ma ce le vediamo pagando una qualunque delle tv private che ci spellano e dicono male della nostra squadra, nemmeno per sogno si sarebbero aspettati che a mettere pressione alla società per calciopoli fossero quelli della curva. Né hanno mai considerato l’idea che ad esempio fosse normale che i tifosi romanisti avessero fermato una partita raccontando alla polizia la balla che era stato investito un bambino. Allo stesso modo e anzi di più mai mi era passato per la mente che evitare che la Juve andasse in serie B potesse essere di competenza della curva, perché in grado di esercitare pressioni nei confronti della società Juventus, quella che ha incaricato alla fine dei conti nel 2006 l’avvocato Zaccone di far finta di trovare quegli illeciti che i pm non hanno potuto scovare e tuttavia i giudici hanno potuto condannare dentro i tribunali.

 

C’è, è inutile negarlo, un’aria strana, che rimanda a calciopoli. Si sta diffondendo un nuovo diffuso sentimento popolare che racconta, lo sta facendo in prima pagina il Corriere dello Sport, come altre testate, facendone risuonare l’eco in televisione, che gli Juventini sono razzisti, odiano gli ebrei e i neri e costituiscono il peggio quanto a esaltazione dei valori negativi della società. Naturalmente non è vero. Tutte le tifoserie si assomigliano per certi versi. Esse comprendono ovviamente gente di tutte le categorie sociali e culturali. La tifoseria juventina ha il solo torto di essere la più cospicua e di essere maggiormente rappresentata in ogni circostanza. Arriverei persino a dire che oltre che utopistica è insensata la richiesta fatta alla Curva Scirea di dare il buon esempio, perché appunto bianconera e depositaria di uno stile che i giornalisti fanno attualmente a gara per negarci a tutti i livelli. A partire da Andrea Agnelli, che è naturalmente obbligato a raccoglierne l’eredità, seppur espressa con accenti diversi dal padre e dallo zio, rispettivamente il Dottore e l’Avvocato.

 

I tifosi juventini che hanno esposto lo striscione sulla tragedia di Superga non sono migliori né peggiori di quelli viola che hanno viaggiato su un autobus contrassegnato dal numero -39 per recarsi allo JS a vedere Juventus Fiorentina. La differenza consiste nel fatto che i primi sono stati individuati dalle forze dell’ordine e sono andati incontro alle legittime sanzioni previste che hanno meritato. I secondi forse subiranno le stesse conseguenze.

 

Sicché ancora una volta ci ritroviamo ad assistere a una campagna mediatica, degli inquirenti e dei vertici sportivi finalizzata a prendere la Juve ad esempio per far capire agli altri che certe cose non si devono fare e di conseguenza a danneggiarla. Quei veleni sbattuti in prima pagina che servono a rianimare un campionato ammazzato dai troppi punti di vantaggio della Juventus ne sono la prova. Tanto più che quello che viene non a caso deriso come il Corriere di Trigoria si presta al gioco per evitare di scrivere che 92 milioni di euro di passivo sono un problema per la Roma che la sconfitta patita con il Napoli ha aggravato mettendo a rischio anche la qualificazione in CL, quand’anche le sanzioni per aver sforato i parametri imposti dal fair play finanziario fossero osservati nel corso del prossimo campionato.

 

Il punto rimane però solo e sempre uno. La responsabilità di ciascuno di noi nel momento in cui compie un’azione. La sua capacità di discernimento. Il voler o no piegarsi alle decisioni della massa o del capo. La presa di coscienza che un tifoso è, non dico prima di tutto, né soprattutto, ma semplicemente un uomo. E che come tale non è svincolato dalle norme della coesistenza che sotto l’ombrello della legalità e dell’etica fanno di lui un individuo degno di vivere in una società civile.

E’ per questi motivi che io personalmente rifiuto l’autoghettizzazione che il tifoso si impone accettando che lo stadio diventi zona franca, dove non valgono le regole. Poiché sono convinta che non è e non può essere una donna diversa da me quella che va a sedersi in uno stadio non per supportare la Juventus, ma per far valere le ragioni del tifo, che altro significato non dovrebbero avere che il sostegno tributato alla squadra del cuore.

 

Quella Juve che dicevo mia e da calciopoli ho imparato a dire nostra, di tutti coloro che per difenderla non hanno esitato a mettersi in gioco, dapprima con un nickname, poi col nome e la faccia propria, con la stessa foga e lo stesso entusiasmo dentro un forum oppure al bar, sul luogo di lavoro o su una spiaggia. Solo per amore.

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=3514

 
 
 
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