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« LA JUVE VUOLE IMPUGNARE ...ESCLUSIVA TJ - Conte vuo... »

Specchiata moralità: Petrucci e Abete ...

Post n°5669 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da nadir63l
 


Immagine IPB

Per Petrucci è diventata una questione di principio: i dirigenti federali condannati in primo grado dalla giustizia ordinaria (come Lotito) saranno dichiarati decaduti e quindi fuori dai consigli in base alla norma che il Coni impone di adottare alle singole federazioni alla prima riunione utile dei rispettivi consigli federali. Il tutto – leggete bene – per dare “compimento ai percorsi già intrapresi in materia di etica sportiva”.
Il parere contrario della Corte di Giustizia Federale dell’ex Presidente Coraggio è stato accantonato. Abete si accoda a Petrucci senza nessuna dichiarazione ufficiale che minerebbe un equilibrio fin troppo comodo e messo a richio dalla richiesta di interpretazione alla Corte Federale.
Ma vediamo in cosa consiste questo percorso etico da portare a compimento, richiamando qualche episodio che meglio di mille parole esplicita lo scenario in cui matura questa nuova realtà, dove c'e' spazio solo per persone di specchiata moralita.

Una moda tipicamente italiana è quella del cambio di regolamento a campionato in corso. Una sorta di interpretazione dell’etica sportiva che fa pendere la bilancia della giustizia laddove serve a chi ha il potere di indirizzarla. Il 20 dicembre 2011 veniva introdotta dal Coni presieduto da Petrucci una normativa etica (delibera 450 della Giunta Coni), in base alla quale devono essere sospesi dalle cariche di consiglieri tutti i dirigenti condannati per reati sportivi anche se solo in 1° grado. Chiaro il riferimento alle recenti condanne di calciopoli che coinvolgono direttamente i presidenti di Lazio (Lotito) e Fiorentina (Della Valle).
Ricordiamo anche la recente introduzione della norma ad hoc voluta da Abete per dipanare la questione radiazioni degli imputati di calciopoli. Norma che ha visto la riapertura di un procedimento (primo e secondo grado) con tanto di contraddittorio fra le parti (si fa per dire, il tempo era fermo al 2006) per la sola questione dell’inibizione a vita. Procedimento che ha interessato solo gli imputati di calciopoli. Tutti i casi pendenti sono stati chiusi con altre procedure; il caso Preziosi con tanto di segreto sul contenuto degli atti deciso da un accordo tra le parti. Un procedura di garanzia...

Nessuna certezza sull’applicazione dei regolamenti, ma anche la volontà di valutare ad personam i comportamenti dei tesserati. Perché se Carraro (oggi presidente Fisi) si raccomandava di non aiutare la Juventus con Bergamo ("Mi raccomando, che non ci siano errori a favore della Juventus") e Facchetti grigliava con i designatori, parlava degli assistenti con Mazzei e intratteneva rapporti con arbitri in attività, solo Moggi (e la Juventus) ha finito per pagare un comportamento tenuto da tutti. Forse questo era solo l’inizio del cammino etico.
Perché oggi come allora, Petrucci, Abete e Carraro rimangono a capo delle strutture più importanti dello sport italiano spalleggiandosi a vicenda. Basta ricordare la recente intromissione di Carraro sulle rivendicazioni juventine: “la Juventus non può, e lo dico chiaro, dire che ha vinto 29 scudetti, e mettere quel numero nel proprio stadio”, appoggiando Petrucci sui contenuti del tavolo della pace: “Sono molto contento di questa iniziativa da parte del Coni. C'è bisogno di riappacificarsi. Sarebbe ingiusto togliere all'Inter lo scudetto 2006 anche se quello fu un errore di politica sportiva”.

Nel leggere l’enfasi ritrovata di Petrucci, mi è tornata alla mente una vecchia intervista a Uckman (del 2008 rilasciata al Guerin Sportivo). Ne ripropongo un passaggio che conferma – come leggerete – la vecchia prassi per mano delle stesse persone. Afferma l’ex membro della Covisoc: “Le società pretesero e ottennero che fosse cancellato l’obbligo di certificare i bilanci. Nel 1999 si decise che la Covisoc aveva semplicemente l’obbligo di verificare l’equilibrio finanziario necessario per terminare i campionati. Sulla parola “campionati”, concepita dunque in proiezione futura , Lega, Federcalcio, applicarono un’interpretazione restrittiva : “ campionati cioè divenne il “campionato in corso. Carraro era Presidente della Lega calcio, mentre Petrucci era commissario straordinario della FIGC. Uno dei punti dibattuti era che i regolamenti venivano cambiati a campionati in corso, aggiustandoli a favore di qualche squadra” .

Ricordiamo anche che questo nuovo percorso etico da portare a compimento, prevede l’astensione dal giudizio con dichiarazione di non competenza delle Istituzioni che regolano la giustizia sportiva a fronte di conseguenze scomode. E’ così che Abete, la Figc ed il Coni hanno evitato di pronunciarsi sull’esposto della Juventus sullo scudetto dell’onestà (interista) senza entrare nel merito.

E sempre etica è lasciare il tricolore del 2006 ad una squadra specchio della moralità calcistica italiana come l’internazionale che, pur vedendosi addebitati illeciti sportivi (art.6) - certificati e prescritti dal procuratore Palazzi con stessa etica con cui la Figc impone questo nuovo percorso - è ancora oggi elevata a simbolo dell’onestà.

Non è etico ma è comodo un “accordo della pace”. Il tavolo che presto sarà nuovamente apparecchiato e che prevede un nuovo percorso di degustazione etica che - possiamo scommetterci - ricalcherà il passato laddove si riterrà utile (magari sarà sempre possibile adeguare qualche altra norma), lanciando contemporaneamente uno sguardo al futuro, fingendo che il passaggio è obbligatorio per il bene del calcio…

Alla fine, dopo il cammino etico che si accinge a completare Petrucci, la responsabilità oggettiva per le società sarà sempre più oggetto della volontà di qualcuno che magari interpreterà anziché applicare.



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